OPERE & OMISSIONI

Grandi opere, la metà in ritardo

Delle 72 monitorate da Confindustria e Unioncamere Piemonte solo 23 sono in linea con il cronoprogramma. Entro il 2026 dovranno essere spesi 4 miliardi di Pnrr, ma per alcuni progetti mancano ancora delle risorse. Gay: "Sveltire le procedure"

Il valore complessivo delle opere che dovrebbero essere concluse in Piemonte entro il 2032 ammonta a oltre 23 miliardi, pari a quasi due punti di Pil regionale per i prossimi dieci anni, ma molte di queste registrano ritardi o finanziamenti ancora insufficienti. Di questi 23 miliardi, infatti, al momento solo 13,2 risultano finanziati: ne mancano ancora 10. A fare il punto sullo stato dell’arte delle principali infrastrutture – 72 di cui 22 ritenute fondamentali dalle imprese – è il Rapporto 2022 dell’Osservatorio Oti di Confindustria e Unioncamere, realizzato in collaborazione con la Regione Piemonte.

Delle 72 opere monitorate l’anno scorso, 23 risultano in linea con il programma, 20 hanno subito un ritardo nell’ultimo anno, 9 sono in grave ritardo, 17 sono ancora allo stadio di proposta e 3 sono infine concluse. Entro quest’anno l’Osservatorio Oti stima che saranno ultimati quattro cantieri: il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus; la seconda canna del tunnel del colle di Tenda; il potenziamento dell’interporto Domo 2 di Beura-Cardezza nel Verbano-Cusio-Ossola; la riapertura del collegamento tra il passante ferroviario del capoluogo e la linea Torino-Ceres. A queste infrastrutture si aggiunge l’avvio dei lavori di adeguamento della linea ferroviaria tra Bussoleno ed Avigliana, che fanno parte dei lavori della parte italiana della Torino-Lione, per cui sarà lanciato un bando di avvio lavori sempre quest’anno.

Entro il 2026 dovranno essere spesi tutti i 4,05 miliardi di euro destinati alle 16 infrastrutture piemontesi dal Pnrr. Nel 2030 se ne aggiungeranno altre otto, mentre nel 2032 verrà tagliato il nastro per quattro opere, portando il totale in dieci anni a 33 infrastrutture ultimate.

Leggi qui il Rapporto Oti

“Le opere più importanti – spiega Marco Gabusi, assessore ai Traporti e Infrastrutture della Regione Piemonte – sono ripartite. Parliamo della Pedemontana Biellese, dell’avanzamento della Tav e della Asti-Cuneo, ma anche di opere apparentemente minori. Dal Governo stiamo avendo un ottimo supporto e il dialogo è continuo e costante. Da un punto di vista delle infrastrutture siamo in momento favorevole per la nostra regione, con una ricaduta positiva soprattutto per il lavoro e la viabilità”. Competenze e innovazione, accompagnate da infrastrutture materiali e immateriali finalmente al passo con i tempi, sono le condizioni indispensabili per rafforzare il percorso di crescita che questo territorio ha avviato subito dopo il lockdown. “Diventa, quindi, necessario accelerare le procedure per reperire i 10 miliardi che al momento non sono ancora stati erogati su queste opere essenziali per il Piemonte”, ha sottolineato Marco Gay, presidente di regionale Confindustria, in occasione della presentazione del rapporto, a Novara. “Quella che serve – gli fa eco Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere – è una nuova idea di territorio: un luogo di flussi e connessioni fatto di turisti, studenti, investitori, imprese e famiglie. In quest’ottica, puntando su digitalizzazione, nascita e rigenerazione d’impresa, sostenibilità ecologica, logistica e infrastrutture si potrà davvero contribuire allo sviluppo del territorio piemontese”. La presidente dei costruttori di Ance Piemonte Paola Malabaila ha ricordato che “dopo i divieti introdotti dal dl 11/2023 sugli interventi legati ai bonus edilizi che potrebbero trasformarsi in un notevole rischio economico per migliaia di imprese, lo sblocco di opere infrastrutturali strategiche per il territorio, che nei prossimi dieci anni saranno numerose, rappresenta una boccata di ossigeno per il comparto edile e non solo”.

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