OPERE & OMISSIONI

"Senza valichi addio Pil. Il futuro? Crescere con il porto di Genova"

Per l'ex sottosegretario Giachino il Piemonte sconta oggi la lunga storia di errori su trasporti, Tav in testa, e infrastrutture. Sulla tangenziale est di Torino bacchetta Lo Russo "Quanto ci mette?". E lo scalo ligure può essere una grande opportunità

Un Piemonte isolato in un Paese che rischia vedersi privato «dell’unico fattore che ha tenuto il Pil in positivo negli ultimi dieci anni, le esportazioni». È preoccupato ma anche arrabbiato Mino Giachino. Il responsabile regionale Trasporti di Fratelli d’Italia, da sempre alfiere dello sviluppo economico, tra i protagonisti della battaglia Sì Tav, lancia l’allarme per la progressiva emarginazione che la regione subalpina rischia in virtù del combinato disposto della chiusura di due valichi fondamentali. Al Frejus, chiuso ai mezzi pesanti a causa di una frana nella tratta francese, si somma l’inizio dei lavori al traforo del Monte Bianco, programmati salvo slittamenti dal 4 settembre al 18 dicembre. Una lunga interruzione che sarà la regola nei prossimi anni e, secondo le elaborazioni degli industriali, provocherà un calo del Pil del 9,8% nella sola Valle d’Aosta, mentre il Nord-Ovest dovrà assorbire una flessione negativa del 5,4%. «Penalizzare una zona così strategica per la produzione e per l’export vuol dire penalizzare l’Italia intera», si è lamentato il presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay. In attesa della riapertura del Frejus (che a gennaio 2024 dovrebbe inaugurare il secondo tunnel) le merci dovranno passare dal Gran San Bernardo, da Ventimiglia o dal Monginevro. In ogni caso perdendo tempo e quindi rendendo più svantaggiosi i traffici.

Secondo Giachino, il ritardo sulle infrastrutture in Italia arriva da lontano. E ricorda come il Pci «a Torino nel '75 vinse dicendo “no alle grandi opere”. Molti dei No Tav arrivano dalla sinistra storica del partito comunista. Anche gli eredi del Pd hanno le loro colpe, come quando durante il Governo gialloverde De Micheli (allora ministro delle Infrastrutture, ndr) ha tenuto ferma la Tav due anni». La stessa nuova segretaria Elly Schlein «in Europa ha votato coi No Tav». Neanche il partito piemontese sfugge alle critiche dell’ex sottosegretario del Berlusconi IV: «Il Pd regionale appoggia la Tav ma ha la colpa di non aver sconfessato i suoi sindaci contrari all’opera». Giachino ne nomina uno su tutti, il sindaco di Caselette Pacifico Banchieri, fino a poco fa presidente dell’Unione montana Valsusa.

Ma non ci sono solo comunisti, piddini e (ovviamente) 5 Stelle tra i bersagli di Giachino. Ne ha pure per «alcuni cattolici»contrari alla Tav, «che non hanno capito la lezione di Paolo VI che diceva “Oggi dire pace vuol dire anche sviluppo”».  La colpa però non è solo italiana. E sulla Torino-Lione Giachino chiede che il presidente francese Macron riaffermi l’importanza dell’opera, visto che le parole del ministro dei Trasporti francese Clément Beaune per lui non sono abbastanza.

Giachino riserva i suoi strali pure al sindaco di Torino Stefano Lo Russo per l’approccio sulla tangenziale est, una delle priorità di Paolo Damilano (che nella sfida alle ultime Comunali Giachino appoggiava) nella sua corsa poi finita male per Palazzo civico. Lo Russo a fine 2022 ha annunciato di voler riaggiornare il progetto della bretella, ormai vecchio di dieci anni. Per Giachino, in realtà, non sa che pesci prendere: «Ma a che punto è? Quanto ci mettono? Questi avrebbero già dovuto sapere in campagna elettorale cosa fare». E intanto, prosegue amaro, «gli abitanti di cintura e periferia si fanno ogni giorno ore di coda, come i figli di un Dio minore».

Uno sprazzo di ottimismo emerge solo quando parla del Porto di Genova, realtà vhe conosce direttamente da presidente di Saimare, uno dei più importanti player a livello nazionale ed europeo nel settore logistico: «L'opera più importante del Pnrr è la nuova diga del Porto di Genova, che consentirà di aumentare i traffici del porto dal 50% all’80%. Il Piemonte sarebbe vocato a essere retroporto logistico dei porti liguri, ma bisogna completare la Tav e collegarla al Terzo valico». Cose ancora da fare, «che la prossima legislatura regionale deve mettere in programma».

Insomma, per Giachino le infrastrutture sono la leva indispensabile per sostenere lo sviluppo del territorio e bisogna fare presto. E a chi non vuole nuovo asfalto in una città che decresce demograficamente come Torino, o agli ambientalisti preoccupati che nuove strade aumentino la propensione all’uso dell’auto, lui ribatte: «Con loro il Paese non è mai andato avanti. L’Italia è andata avanti con le ferrovie di Cavour e con le autostrade nel Dopoguerra».

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