POLITICA & SANITÀ

Regina Margherita al countdown, tra guerra di cifre e disinformatija

A gennaio la separazione dalla Città della Salute. Che piace poco alla sinistra. Scontro su costi a attrattività. Valle: "Mancano dati certi". Fagioli: "Piemonte avanti sui ricoveri appropriati all'età". Il ruolo di hub per la sanità regionale

Cento milioni all’anno. È questa, indicativamente, la cifra che servirà per far funzionare la futura azienda ospedaliera del Regina Margherita, che vedrà la sua costituzione formale con il distacco da Città della Salute, all’inizio del 2024. Cifre che non hanno il crisma dell’ufficialità ma che la fase di studio e analisi preparatoria alla “separazione” dell’ospedale pediatrico dal moloch di corso Bramante avrebbe evidenziato con un buon margine di certezza. Però è proprio sui numeri che si sta giocando, con crescente fervore, una partita sempre più politica attorno a un’operazione che inevitabilmente entrerà con tutto il suo peso nella campagna elettorale per le regionali del giugno prossimo. 

“I numeri illustrati in IV Commissione segnalano che c’è l’ambizione di crescere, ma che al momento non supportano la proposta. Anzi, direi che non hanno proprio idea dei maggiori costi di questa operazione”, questa l’aspra critica arrivata dal Pd, con il vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle, a commento dell’audizione degli esperti chiamati dalla Regione a elaborare il progetto di scorporo, ovvero il direttore dell’Oncoematologia pediatrica del Regina Margherita, Franca Fagioli, il direttore generale dell’Aso di Alessandria, Valter Alpe, (in predicato di assumere il ruolo di commissario della nuova azienda) e Silvana Barbaro, direttore sanitario.

Per il Pd non solo “dalla documentazione prodotta emerge chiaramente la difficoltà di definire con precisione i costi dell’operazione”, ma viene rimarcata pure la “grande distanza che separa oggi il Regina Margherita dagli altri grandi ospedali pediatrici d’Italia. Il Gaslini di Genova con 27.000 pazienti, ne attrae il 43% da fuori regione, il Meyer di Firenze 26%. Il Regina Margherita, invece, il 6% su 13000 pazienti”. Una posizione, apertamente critica e densa di scetticismo, quella dell’opposizione cui si unisce pure quella dell’Ordine dei Medici di Torino che osservando “l’indeterminatezza nella previsione delle spese”, esprime lo stupore per la mancata presenza della direzione generale di Città della Salute nel collegio incaricato di predisporre il progetto di separazione. Una “rimostranza” di cui non si ha traccia per quanto riguarda il diretto interessato, ovvero il direttore generale Giovanni La Valle, ma che curiosamente seppur del tutto legittimamente viene mossa dall’Ordine dei Medici. Ma anche questo forse, va visto nel dibattito non avulso dalla imminente campagna elettorale (e nei giochi di potere) che si sta animando sul futuro dell’ospedale pediatrico.

Un futuro che, in realtà, poggia le basi su un quadro regionale in cui un deciso sviluppo dell’eccellenza pediatrica torinese può rivestire un ruolo cruciale. Basti pensare come ricorda la professoressa Fagioli che nel Paese vi è una profonda disomogeneità rispetto all’età in cui si viene curati nelle strutture pediatriche. Se in SiciliaSardegnaMolise, dopo i 14 anni gli adolescenti finiscono nei reparti degli adulti, in Lombardia e Trentino-Alto Adige ciò avviene dopo i 15 anni, in Toscana come in Liguria dopo 16 anni si va nei reparti per adulti. “In Piemonte con una recente delibera della Regione viene fissato a 18 anni l’età fino alla quale si deve essere curati nelle strutture pediatriche. E questo – osserva Fagioli – è un grande risultato raggiunto, anche nel quadro della rete pediatrica piemontese”. 

Per comprendere il rilievo di questo cambiamento basta guardare ai dati del 2019 da cui emerge come in tutte le strutture del Piemonte i ricoveri pediatrici risultano essere stati circa 45mila, con 13 al Regina Margherita, ma che nello stesso periodo ben 9mila bambini o comunque in età al di sotto dei 18 anni siano stati ricoverati nei reparti per adulti. E proprio della nuova rete pediatrica, la futura azienda ospedaliera sarà il fulcro, “senza alcuna intenzione di annettere altre struttura al Regina Margherita, ma lavorando appunto in sinergia”, aggiunge la professoressa quasi a sottindendere un’indiretta risposta a un’altra sortita dem, quella del consigliere regionale Domenico Ravetti in una difesa preventiva dell’autonomia dell’ospedale infantile di Alessandria.

Critiche, scetticismi e accenni di polemica, sul fronte politico, per quanto riguarda sia i costi, sia la stessa attrattività rispetto ad altre regioni dell’ospedale governato in autonomia aziendale. Sul primo punto, come spiegato da Alpe nel corso dell’audizione le stime del possibile fardello che graverebbe sulla nuova Aso sono ovviamente ancora da definire con esattezza e lo stesso sbilancio di 15 milioni “è un’indicazione di massima, ma va presa con cautela” visto che il bilancio è quello di Città della Salute cui spetta, dopo il consuntivo 2023, la redazione di un bilancio straordinario di scissione. “Lì avremo i numeri esatti – spiega Alpe – con conto economico e stato patrimoniale, con quest’ultimo che dà il vero stato di salute di un’azienda”.

Anche per quanto concerne l’attrattività, quindi l’aumento delle prestazioni che l’autonomia dovrà portare alla nuova azienda insieme a una mobilità attiva da altre regioni, l’assunto del Pd trova una visione diversa, se non opposta. Gli autori del progetto sottolineano come proprio la nuova natura del Regina Margherita e la sua autonomia, insieme al varo della rete pediatrica,  saranno uno dei fattori per incrementare l’attività, riducendo quel divario che ancora oggi c’è con altri ospedali e che, per la sinistra, sarebbe invece una delle ragioni a sfavore della separazione dalla Città della Salute.

print_icon