Lo Russo, il sindaco che sussurra cavilli

“Datemi un regolamento e vi solleverò il mondo”. Magari non proprio il mondo, ma almeno da qualche imbarazzo. Ebbene sì, alla fine non ci sarà alcun cineforum sulle mirabolanti imprese dei russi in Ucraina, è stata annullata l’iniziativa prevista il prossimo 10 febbraio nella sala data in concessione dal Comune di Torino all’associazione Sant’Efisio. Il gruppetto di fanatici che aveva promosso l’incontro si troverà un altro posto per spacciare la sua propaganda filo Putin. Tutti contenti? Più o meno.

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La precisazione è toccata al presidente della Sant’Efisio, che riunisce una parte della comunità sarda trapiantata a Torino, Mario Sechi (peraltro, ex dirigente del Pd) che ieri ha scritto di suo pugno una lettera al vice direttore generale di Palazzo Civico per informarlo che c’era stato un equivoco. Nessuna proiezione, anche perché “l’ingresso ai locali è riservato ai soli soci”, guarda caso la stessa spiegazione che ha provocato l’annullamento di un’altra iniziativa, la presentazione del libro del generale Roberto Vannacci al Cral dei dipendenti comunali. Ma è davvero così che il sindaco Stefano Lo Russo (troppo facile sarebbe ironizzare sul cognome) può cavarsela? Su una iniziativa analoga il collega di Bologna Matteo Lepore ha cacciato dalla sua maggioranza un consigliere dei Verdi che nel capoluogo emiliano aveva difeso i sostenitori del dittatore russo e il loro diritto a incontrarsi in locali pubblici. A Modena il primo cittadino Gian Carlo Muzzarelli è intervenuto in prima persona per revocare la concessione della sala. Perché ci sono dei valori irrinunciabili che il capo politico di una comunità non deve mai perdere occasione per riconoscere. Perché è proprio su quei valori condivisi che una comunità si cementa.

Dopotutto, chissenefrega se un gruppetto di smandrappati ostalgici dell’imperialismo sovietico e fan di un dittatore si ritrovano per guardare un film di bassa lega nei sobborghi di una città. Più importante di questo sarebbe stato che la prima capitale d’Italia avesse sfruttato l’occasione per ribadire, viepiù in questo momento, la sua vicinanza al popolo ucraino, che il sindaco avesse rivendicato ancora una volta i valori della democrazia, della pace e della libertà propri di una città che è medaglia d’oro della Resistenza. Perché alla fine quel paradossale cineforum si svolgerà lo stesso, in una sala privata come promesso dagli organizzatori, che giustamente non rinunciano a dire quello che pensano. Il sindaco, che è uomo di valore e valori, invece sì. Lui si limita a sussurrare cavilli.