Cisl, il valore delle persone

Il libro curato da Carlo Degiacomi – Il Sindacato (la Cisl) e il territorio intorno – con le interviste a Bruno Manghi, Tom Dealessandri e Nanni Tosco, gli ultimi tre segretari dell’Unione Cisl, è anche uno spaccato della storia dell’evoluzione/involuzione del Torinese. Nonostante non sia più molto di moda da raccontare la nostra storia, storie di cislini, la pubblicazione è un’operazione culturale ma soprattutto formativa per le nuove generazioni, per cui ne consiglio la lettura in particolare ai giovani che si avvicinano al sindacato.

La storia della Cisl parla di un sindacato della prassi, del pragmatismo poi evoluto in partecipazione, pertanto una storia in cui l’azione sindacale, la cosiddetta “linea” nasce dai fatti concreti, dalla pratica quotidiana della contrattazione mai da fattori ideologici. Pertanto, la storia delle persone, dei loro dirigenti sindacali, quelli veri che lasciano una traccia (perché molti occupano solo un posto), i loro percorsi umani e sociali diventano anche la strada della Cisl, formano il nostro indirizzo e agire.

Peccato che la prefazione di Domenico Lo Bianco, anziché evidenziare i valori culturali, storici e pedagogici delle testimonianze, sia un excursus di avvenimenti accaduti durante il suo mandato, quasi in una sorta di necessità narrativa di elencare cose fatte per auto accreditarsi. Il risultato è svilire il libro, non preparando il lettore a un approccio empatico verso le pagine successive. Oltretutto quando ricorda i fatti accaduti nella sua gestione, ormai al termine entro brevissimo, dimentica, credo, il fattore più importante di visibilità per la Cisl e cioè la presenza alle due manifestazioni più partecipate e diffuse socialmente degli ultimi decenni a Torino: quelle sul Sì alla Tav del novembre 2018 e gennaio 2019. Al comitato organizzatore partecipò dapprima la Fim torinese e poi la Cisl che rimase l’unica sigla confederale presente e protagonista. Tale dimenticanza mi auguro non faccia parte di quel contesto unitario in cui la Cisl tarpa le ali alle sue idee in nome di un’unità sindacale, che se così fosse così sarebbe subordinata.

La vertenza Torino, ricordata enfaticamente, non si capisce come sia finita; ogni tanto viene rievocata ma da sindacalista ricordo che quando una vertenza si tiene troppo tempo aperta è solitamente una vertenza persa o inconcludente se non si ha la capacità di governarla. A parte alcuni importanti risultati sul piano della sicurezza sui posti di lavoro ottenuti al tavolo della Prefettura mi pare che nei confronti degli Enti Locali e le imprese non si sia visti risultati. Rammento che anche sul Covid la Cisl a Torino non fu così ferma e decisa sui vaccini quando durante la pandemia sul problema dei lavoratori non vaccinati che volevano recarsi ugualmente in mensa la Fim torinese assunse una posizione a sostegno di questi, con risonanze nazionali e mettendo in imbarazzo la Cisl nazionale.

Come non mi pare una grande operazione di successo il questionario con Ismel perché il numero raccolto rispetto alla forte presenza sindacale nelle aziende e al numero di addetti nell’area metropolitana non può certo rappresentare un successo. E poi perché penso che quando un sindacato ha bisogno di un questionario per capire cosa pensano i lavoratori significa che quel sindacato ha perso i contatti con la realtà del lavoro.

Ma rivolgiamo la nostra attenzione e lettura ai nostri tre protagonisti perché è un libro che va letto, soprattutto, suggerirei, nei corsi di formazione sindacale. Questo libro con le sue testimonianze è un indispensabile patrimonio di cultura per le nuove generazioni di sindacalisti essendo una memoria storica preziosa. Scorrendone le pagine mi sovviene questa visione di Bruno Manghi con una vastità immensa, sì immensa, di reti e relazioni di persone delle più svariate appartenenze sociali, politiche, imprenditoriali nazionali e locali con cui lui trasforma il suo vissuto in sapere che condivide con noi. Questa è la sua grande capacità e il dono che ci fa narrandoci le sue esperienze: ci comunica del sapere, è un formatore perenne. Ma nello stesso tempo è una persona amichevole e umile perché parla allo stesso modo con Prodi e i maggiori imprenditori nazionali ma anche con il pensionato o il delegato che gli pone una domanda e anche dalla domanda più stramba trae una risposta utile. La disponibilità e franchezza sono le sue armi vincenti.

Tom Dealessandri è sicuramente più burbero e chiuso, all’apparenza sembra scostante ma è come i vecchi trattori a testa calda, deve scaldare il motore e entrato in confidenza diventa socializzante e come mole di lavoro è paragonabile all’Oriali in campo, cantato da Ligabue. La sua esperienza sindacale e poi da vicesindaco sono un tutt’uno, a partire dal suo legame e ruolo da sindacalista nelle vicende Fiat alla trasformazione dell’area di Mirafiori con Tne. Se Manghi è anche nazionale e a volte internazionale, Tom è locale ma con una rete di relazioni che travalica il territorio. Una volta pronunciò una frase emblematica: “Lo sai quanta gente, imprenditori e anche purtroppo affaristi, passano dal mio ufficio?”. In questa affermazione si riassume il lavoro fatto da vicesindaco ma si diventa vicesindaci se hai costruito un retroterra di rapporti e conoscenza sul territorio e Tom, così legato nell’esperienza sindacale alla Fiat ha saputo costruire una visione non Fiatcentrica. Soprattutto Tom è un profondo conoscitore di quello che è il dna del sindacalista, oggi spesso dimenticato anche nella formazione sindacale: l’organizzazione del lavoro in fabbrica. Sa qual è la differenza tra una puleggia e una ruota dentata e forse conosce anche la stozzatrice e, a parte la mia ironia, è un sindacalista concreto sempre sul nocciolo della questione mai sugli aspetti secondari. Discutere con lui è sempre una sfida in cui si impara qualcosa di nuovo.

Nanni Tosco ha avuto la fortuna di ereditare una Cisl cresciuta e formata su queste due figure di sindacalisti, che se uno è affetto da narcisismo sindacale potrebbe dire ingombranti. Per me sono maestri perché intorno a loro, ispirati da loro, sono cresciute generazioni di cislini e di fimmini. Tosco nel suo narrare trasvola su un fatto importante come il corteo del Primo Maggio 2011, dopo l’accordo di Mirafiori. Siccome la Fim torinese e nazionale fu protagonista di quell’accordo i centri sociali e molto sindacalismo autonomo radicale voleva colpire esattamente la Fim con un atto simbolico. Fu così che all’altezza di via Po angolo piazza Castello con una mossa repentina ma liberi di agire (chissà perché) bloccarono il corteo inserendosi davanti allo striscione della Fim di Torino; altrettanto prontamente una doppia fila di poliziotti si inserì tra noi e loro non evitando però il lancio di qualche bullone. Tutto avvenne così velocemente che ebbi la netta sensazione che tutto fosse preparato e concordato, compreso il dileguarsi di Tosco verso il palco con il suo telefono rimasto irraggiungibile per tutto il tempo. Non fu un atto di coraggio, come dissi poi nella successiva riunione in Cisl, anzi dissi che la Fim era stata abbandonata dalla Cisl e questa continua a essere la sensazione rimasta tra il gruppo dirigente fimmino e i militanti presenti di allora.

Il coraggio non può dartelo nessuno se non ce l’hai dentro di te, insieme a un po’ di audacia e voglia di buttarsi oltre l’ostacolo. Si può, invece, fare i sindacalisti per gli altri o per fare vedere quanto si è bravi: il narcisismo sindacale è quando ci si vanta delle conoscenze altolocate, degli stakeholder che si conoscono, dell’autocitarsi. Queste testimonianze ci insegnano anche questo e per questo il libro va letto per imparare anche a discernere.

Il libro ci insegna anche un valore fondamentale per la Cisl e cioè il riconoscimento del carisma personale che si trasforma in carisma sindacale. Puoi stare una vita in un ruolo apicale ma essere riconosciuto solo per il ruolo che svolgi in quel momento e poi dimenticato. Ovvero puoi essere della Cisl perché sei un segretario ma non sarai mai un cislino. Oppure puoi svolgere il tuo ruolo ed essere riconosciuto durante e dopo per quello che hai fatto durante il tuo ruolo che ti porterai sempre appresso perché riconosciuto dagli altri. L’ultimo insegnamento del bel libro edito da Edizioni Lavoro e curato da Carlo Degiacomi con la Fondazione Nocentini è il valore della persona perché sono le persone che la Cisl mette al centro del suo agire e fanno la storia della Cisl. Buona lettura!

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