In lode della cassa integrazione

Ogni volta che si riparla di cassa integrazione a Mirafiori mi accorgo che la lotta all’analfabetismo funzionale da tastiera è una battaglia persa perché accompagnata al qualunquismo, alla disinformazione, al populismo demagogico. Se poi i percussionisti da tastiera ci aggiungono la solita tiritera sui soldi dati alla Fiat, sulla Fiat che non c’è più, la Fiat francese e avanti Savoia non ne usciamo vivi.

Faccio una domanda: chi c’è dietro ogni ora di cassa integrazione? Una persona, lo sapevate? Donna o uomo che sia e che per ogni ora di cassa integrazione perde una quota di salario ma non perde il posto di lavoro. Sapete anche questo, analfabeti da tastiera? Tra l’altro calano le richieste nel 2023: secondo l'Osservatorio sulla cassa integrazione, sono state autorizzate alle aziende 422,3 milioni di ore di fermo complessivo con una riduzione del 29% rispetto al 2022 e di circa il 90% rispetto al periodo più buio della pandemia, nel 2020, quando anche grazie agli interventi sulla cassa Covid, furono autorizzate 4,3 miliardi di ore alle aziende.

Poi bisogna ricordare questo aspetto: la differenza tra ore autorizzate ed effettivo utilizzo. E infatti cala anche il tiraggio nei primi 10 mesi del 2023 in cui sono state utilizzate appena il 25,23% di quelle autorizzate; nell’intero 2021 il tiraggio era del 39,74% mentre nel 2022 era sceso al 31,59%.

Se le ore di cassa integrazione ordinaria (quella rivolta alle aziende industriali che sospendono o riducono l’attività aziendale a causa di eventi temporanei e transitori come per esempio le avversità atmosferiche) sono diminuite lievemente (quasi 229,5 milioni con un calo del 3,55%) quelle di cassa straordinaria (per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale e per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale) sono state 177,92 milioni con un calo del 12%. Questo calo può essere interpretato in modo positivo con l’azienda che riprende l’attività ma purtroppo anche in senso opposto con nessuna soluzione e la relativa chiusura. Andrebbe analizzato il dato della Naspi per approfondire.

Stante questo quadro riprendo la domanda precedente: abbiamo chiaro a questo punto  quante persone e famiglie ci sono dietro lo strumento dell’ammortizzatore sociale che evita il licenziamento del lavoratore con effetti negativi sul Paese, sulla sua economia, sui consumi ma soprattutto sulla possibilità di crescere i figli, di dargli una prospettiva, di investire sul proprio futuro?

Se le ore teoriche lavorabili in un anno sono 1.763 provate voi a calcolare quanti lavoratori hanno evitato un licenziamento grazie alla cassa integrazione. Varrebbe anche la pena analizzare cosa hanno per tutelare i lavoratori gli altri Paesi evitando di citarmi la Spagna di Sanchez la cui riforma del lavoro non è certamente meglio dei nostri strumenti ma ne ho già parlato. Cassa integrazione che non è uno strumento diabolico del padrone ma una possibilità che chiede il sindacato per evitare i licenziamenti. Siamo noi sindacalisti i maggiori richiedenti di cassa integrazione per tutelare i lavoratori aspettando che l’impresa si riprenda con un piano industriale.

Certo ci sono anche casi di cattivo utilizzo ma negli ultimi anno sono state modificate le possibilità di accesso alla cassa ordinaria, inasprendo anche i costi per le imprese, pertanto il fenomeno per cui verso fine anno qualche imprenditore richiedeva qualche settimana di cig ordinaria per aggiustare il bilancio è una stagione tramontata.

Altra domanda per l’analfabetismo da tastiera: chi paga la cassa integrazione? Per la cassa integrazione ordinaria vi è, appunto, un contributo ordinario nella misura dello 0,9% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, di cui lo 0,3% a carico del lavoratore e lo 0,6% a carico del datore di lavoro che può subire variazioni a seconda dei casi. Esiste poi il FIS (Fondo Integrazione Salariale) e gli Enti Bilaterali che prevedono versamenti tra impresa e lavoratore. Quindi i costi a carico della collettività sono parziali ma anche giusti perché ogni posto di lavoro perso è un problema per la collettività ed essa deve anche contribuire a evitarlo e la cassa integrazione straordinaria evita questo.

Perché questo elogio della cassa integrazione? Perché i soldi dati dallo Stato, dall’Inps in realtà, per pagare le varie tipologie di cig sono finanziate dai contributi sociali a carico delle imprese e dei lavoratori, che affluiscono direttamente al bilancio dell’Ente, nonché dalla fiscalità generale, mediante trasferimenti dal bilancio dello Stato. Quindi imprese e lavoratori sostengono l’Inps insieme alla fiscalità generale la cui stragrande maggioranza è a carico di lavoratori dipendenti e pensionati.

Allora quando si parla di Fiat e poi di Fca e ora di Stellantis dobbiamo ricordarci alcune cose: in 5 anni, dal 2004 al 2009, Marchionne compie un’impresa titanica: salva la Fiat, si fa dare 2 miliardi di dollari da GM per non comprarsi il gruppo torinese e acquista Chrysler che era fallita, fornendogli tecnologie ma non soldi. Molti dimenticano che dal 2009 con la crisi dei subprime  e poi il covid ogni piano industriale  e previsione economica è saltata per cui anche l’auto è andata in crisi anche se c’è chi vende e chi rallenta e questo è il vero elemento su cui riflettere.

Per cui l’elogio della cassa integrazione, compreso l’uso massiccio che se ne fa ora a Mirafiori è per ricordare che d fronte alle crisi occupazionali, rammento ancora sino alla noia che significa lasciare a casa persone in carne e ossa, ben venga l’uso di uno strumento utile, voluto fortissimamente dal Sindacato sin dal 1991 con la famosa Legge 223 e pagata prevalentemente da aziende e lavoratori. Tutto il resto è fuffa da tastiera o ciarpame digitale.

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