Su Stellantis il populismo non serve

La dichiarazione di guerra è stata consegnata dal Federale Barbagli/Urso a nome del Mimit a Tavares peccato che il rischio sia di perdere anche quello che abbiamo, altroché secondo produttore!

Intano sarebbe curioso sapere se nel Piano Mattei della presidente del Consiglio sono anche contemplati sostegni all’insediamento di aziende italiane dell’indotto Stellantis nei Paesi dell’Africa Mediterranea laddove la stessa si è già insediata. Già perché nel Paese del populismo l’analisi macroeconomica sembra non esistere più ma basterebbe vedere qualche documentario su Rai Storia per sapere che la Francia ha una storia coloniale forte su quell’area geografica e bene o male un legame è restato con un occhio rivolto ai flussi migratori attuali per cui se si investe in quei Paesi si possono rallentare. Stellantis pratica ciò che il Governo predica e il Governo attacca Stellantis che non produce in Italia un milione di auto.

Quando sento dichiarare dal segretario generale della Fiom che Mirafiori e Pomigliano non si toccano da sindacalista cislino mi percorre un brivido. Quando partono le dichiarazioni basate sul “non si tocca” significa che siamo già alla frutta e si preannunciano scontri frontali tra le parti e non soluzioni. Temo che ci siano molte parti sociali e politiche che vogliano, essendoci un governo di destra, lo scontro frontale perché in Italia siamo ancorati a una salottiera retorica di sinistra risorgimentale con la bella morte alias sconfitta piuttosto che un pareggio, cioè lavorare per accodi soddisfacenti per tutti.

Non sento un dibattito sul perché in Italia, come si vede dall’andamento dei bonus e dai risultati di mercato, non si vendano auto elettriche nella media dei Paesi europei. Anche i dati di gennaio ci dicono che il 2024 potrebbe segnare un lieve incremento di immatricolazioni, un +2,1%, ma anche qui le Bev rimangono al palo con un -2,1% rispetto al gennaio ’23; mentre continuano a dominare le ibride.

Siccome l’Italia non ha 6 miliardi per acquisire una quota azionaria di Stellantis pari al governo francese (prescindendo dal fatto che Tavares non è succube dei francesi) è inutile pensare che partecipando all’azionariato delle imprese si risolvano i problemi del proprio Paese indipendentemente da ogni variabile. Oltretutto un minuto dopo il governo dovrebbe, di fatto, nazionalizzare anche Ilva mentre si privatizzano Poste e altre aziende in cui lo Stato è azionista. C’è qualche contraddizione e isterismo in questo modo di agire del governo. Quindi accantonata l’idea di entrare nell’azionariato Stellantis, il governo dovrebbe porsi il problema di come sostenere il mercato automotive nostrano orientandolo verso l’elettrico.

Purtroppo a molti politici il populismo fa dimenticare le regole del capitalismo che sono ancora le regole che muovono le nostre economie, con domanda e offerta, per cui strillare che Stellantis deve produrre in Italia le auto elettriche da vendere agli italiani perché la maggior parte dei bonus sono andati ad auto prodotte fuori Italia mi sembra un’impostazione neanche da libro Cuore.

Allora il problema è creare le condizioni affinché il mercato dell’auto in Italia possa essere rilanciato attraverso la domanda che sia supportata da una offerta conveniente. Per supportare la domanda non bastano gli incentivi ma serve una politica salariale forte basata su due scambi tra parti sociali: salario e produttività e salario con occupazione stabile. Il ruolo del Governo è fondamentale per sostenere un dialogo tra le parti sociali efficace, invece la propaganda alla “fascisti su Marte” ci inonda di dati sulla crescita occupazionale.

L’obiettivo del milione di auto prodotte in Italia, tra l’altro, se il ministro Urso guardasse al di là dei confini nazionali scoprirebbe che stravolgerebbe, a scapito di altri stabilimenti europei, l’equilibrio produttivo di Stellantis. Allora il problema è incrementare le vendite che significa non legarsi al solo mercato interno e non rispondere solo con gli incentivi che poi sull’elettrico non si utilizzano da parte del consumatore italiano. Legare la produzione in Italia a modelli che si vendano in Italia è miopia politica, la questione vera che dovrebbe impegnare il governo è creare le condizioni affinché le immatricolazioni, a partire dal Bev, in Italia crescano. Ma alla nostra economia e cioè alle nostre famiglie per realizzare tale obiettivo occorre dare salario, salute, stabilità occupazionale e non i “telegiornale Luce”.

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