VERSO IL VOTO

Cirio sceglie il medico di famiglia. 
In lista Venesia, capo di Fimmg 

Il sindacalista dei camici bianchi candidato di punta, a Torino, nella formazione civica del governatore. In corsa anche l'attuale consigliere Magliano, l'ex parlamentare Giacometto e Delmirani, uomo di Damilano. Da sciogliere il nodo su Vignale

Alberto Cirio ha messo la sanità in cima all’agenda della sua campagna elettorale. E a ulteriore conferma arriva la decisione di puntare su una figura come quella di Roberto Venesia, segretario regionale della Fimmg, il più rappresentativo tra i sindacati dei medici di famiglia. Sarà proprio lui, a quanto trapela dall’inner circle del governatore, il candidato forte della lista civica del presidente.

Settant’anni, ginecologo al Sant’Anna negli anni Ottanta, poi una lunga carriera come medico di base che prosegue tutt’ora unita all’impegno nella categoria, Venesia ha ricoperto vari incarichi anche a livello nazionale come componente della commissione per il piano della cronicità presso il ministero della Salute, consulente di Aifa, presidente della scuola piemontese di formazione di medicina generale.

Oltre al nome di Venesia quasi certamente ci sarà quello di Silvio Magliano, consigliere uscente dei Moderati, attualmente seduto tra i banchi dell’opposizione ma piuttosto avvezzo ai cambi più o meno repentini di campo. Espressione di una parte del mondo di Comunione e liberazione, è passato dalle insegne di Forza Italia, all’epoca del Pdl, a quelle dell’alfaniano Ncd prima di accasarsi da Mimmo Portas finendo nella coalizione di centrosinistra a sostenere prima Piero Fassino e poi Stefano Lo Russo. Scampato al veto di Enrico Costa, nei fatti superato dopo il fallimento dell’asse Moratti-Renzi, ora Magliano corre forse per la prima volta senza padrini né appoggi di peso.

A competere per uno scranno nella futura assemblea di Palazzo Lascaris dovrebbe esserci anche l’ex parlamentare azzurro Carlo Giacometto, un decennio da consigliere provinciale e deputato dal 2018 al 2022 per Forza Italia, partito a cui non è più iscritto da un paio d’anni. E mentre l’ex candidato sindaco Paolo Damilano ha abbandonato le velleità di proiettare sulla scena regionale il format di Torino Bellissima, preferendo concentrare gli sforzi sul fido Enrico Dalmirani, manager di Valmora e assessore a Luserna San Giovanni, comune dove ha sede lo stabilimento del gruppo, ancora da definire è la partecipazione alla contesa elettorale di Gian Luca Vignale.

Dopo aver tentato nel 2019 il ritorno in via Alfieri con la lista Sì Tav Piemonte nel cuore, dove è stato seduto per un paio di legislature espressione della destra sociale post missina, all’attuale capo di gabinetto di Cirio non spiacerebbe misurarsi con le urne e tornare così alla politica attiva. Proprio il suo ruolo istituzionale al quarantesimo piano del grattacielo, per di più assegnato con una forzatura delle procedure (è stata cambiata la legge per consentirgli di rivestire l’incarico pur essendo privo di laurea), potrebbe indurre il presidente a un supplemento di riflessione sull’opportunità di una sua discesa in campo. Se da un lato c’è l’apprezzamento per l’attività svolta, con la prospettiva della sua riconferma nel caso di vittoria del centrodestra, dall’altro la candidatura di Vignale potrebbe risultare in qualche modo indigesta (proprio per il doppio ruolo) agli avversari, ma anche per gli stessi alleati. Per non dire poi del rischio che un eventuale insuccesso possa riflettersi sullo stesso Cirio e intaccare la sua immagine di Re Mida elettorale. Si vedrà.

Che della lista del presidente ci si occupi all’interno del grattacielo magari non è uno scandalo, ma di certo si tratta di una sgrammaticatura e non può far andare in brodo di giuggiole chi ne teme il risultato, su un fronte come sull’altro. Peraltro sempre allo stesso piano del grattacielo c’è anche chi prepara la sua campagna elettorale in Fratelli d’Italia, ovvero Roberto Ravello, altro ex missino, più volte consigliere in Sala Rossa e assessore nella giunta di Roberto Cota, oggi consulente del presidente ma con i manifesti già sui muri di mezza città.

Intanto, i tempi stringono e da più parti giungono al governatore sollecitazioni per presentare il simbolo in modo da farlo conoscere e, soprattutto, per dare alla lista una fisionomia politica che vada al di là della sommatoria delle varie candidature. Un terreno minato, questo, per Cirio diventato recentemente uno dei vicesegretari di Antonio Tajani: a questo punto dovrà barcamenarsi tra la fedeltà al partito di cui è tra i massimi dirigenti e l’esigenza di incassare un risultato a doppia cifra per la sua lista. Impresa difficile, anche per un fuoriclasse del surf, avvezzo a cavalcare le onde e domare i marosi con le sue ben note doti di opossum langhetto. Qualche indicazione arriverà dal sondaggio che subito dopo Pasqua misurerà le tendenze elettorali in Piemonte e in cui è stato previsto un focus sul presidente uscente e la sua lista. 

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