GIUSTIZIA

'Ndrangheta, affari e politica: Fantini respinge le accuse, richiesto l'arresto di Gallo

Al Palagiustizia gli interrogatori di garanzia. Al centro delle contestazioni gli intrecci tra criminalità, cantieri e favori. Sotto la lente il ruolo della Sitaf. La direzione distrettuale antimafia ricorre contro la decisione del gip che ha respinto i domiciliari per il politico

La Dda di Torino ha presentato un ricorso contro il diniego opposto dal gip agli arresti domiciliari per Salvatore Gallo, 84 anni, l’ex manager di Sitaf indagato un filone di Echidna, l’operazione dei carabinieri del Ros contro le infiltrazioni della ’ndrangheta in Piemonte. Gallo non è chiamato in causa per vicende di criminalità organizzata: a suo carico si ipotizza il peculato. Ora a pronunciarsi sarà il tribunale del riesame. Gli atti dell’indagine si soffermano su episodi in cui Gallo dispensa o promette favori in cambio di voti per alcuni candidati del Pd alle amministrative del 2021.

Una dichiarazione spontanea con cui ha respinto tutte le accuse: così oggi a Palazzo di Giustizia di Torino si è svolto l’interrogatorio con il gip di Roberto Fantini, 58 anni, l’ex amministratore delegato di Sitalfa (carica che ha ricoperto fino al 2021) messo agli arresti domiciliari venerdì scorso dai carabinieri dell’inchiesta Echidna sulle infiltrazioni della 'ndrangheta negli appalti per manutenzione di strade e autostrade. L’operato di Fantini all’Orecol, l’osservatorio della Regione sulla trasparenza e legalità degli appalti, da cui si è dimesso stamani, non è oggetto d’interesse da parte degli inquirenti.

“Dal nostro punto di vista le accuse non sono soltanto infondate, ma sono anche molto deboli. Noi siamo fiduciosi. E Fantini è sereno, perché sa di non aver fatto nulla di quanto gli viene contestato”, commenta l’avvocato difensore, Roberto Capra, al termine dell’interrogatorio di garanzia. In merito ai rapporti di Sitalfa (società che si occupa della manutenzione dell'autostrada Torino-Bardonecchia) con una ditta di Brandizzo riconducibile a una famiglia secondo gli inquirenti legata alla criminalità organizzata calabrese, Capra ha sottolineato che si trattava “di normali rapporti di lavoro con una società che poteva regolarmente lavorare sul territorio piemontese in quanto non è mai stata estromessa dalla white list”. Si è appreso, infatti, che subito dopo avere ricevuto un’interdittiva antimafia la ditta fece ricorso alla particolare procedura che permette, con la supervisione di un commissario nominato dal tribunale, di continuare l’attività. Lo stesso tribunale, poi, revocò il commissario e nel febbraio del 2023 reintegrò l’azienda a pieno titolo fra quelle “pulite”.

Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere al gip i due componenti della famiglia Pasqua, Claudio e Giuseppe di Brandizzo (Torino), arrestati venerdì scorso dai carabinieri. “Non è mia abitudine – è la dichiarazione del loro legale, Cosimo Palumbo – commentare i processi sui media. E anche in questo caso non intendo venir meno alla mia regola. Posso dire che i miei assistiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, riservandosi di rendere dichiarazioni quando avremo esaminato gli atti depositati di cui solo sabato abbiamo avuto copia: e di tratta di migliaia di pagine”.

Secondo quanto contestato dagli investigatori Fantini avrebbe garantito lavori e risorse economiche a un’azienda (Autotrasporti Claudio) riconducibile a soggetti residenti a Brandizzo e legati alla criminalità organizzata calabrese, emanazione delle ‘ndrine Nirta e Pelle, di San Luca. Le indagini degli organi inquirenti avrebbero dimostrato le presunte ingerenze della famiglia Pasqua nelle scelte aziendali delle società Cogefa e Sitalfa, i vantaggi patrimoniali derivanti dal rapporto intrattenuto con Fantini, nonché l’aiuto fornito da Fantini all’associazione criminosa.

La Sitalfa si occupa dell’attività di manutenzione dell’infrastruttura autostradale per conto della controllante Sitaf, società quest’ultima a capitale parzialmente pubblico e concessionaria dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, tra i cui soci di minoranza figura Roberto Fantini. Gli accertamenti dell’Antimafia avrebbero permesso di contestare le modalità attraverso le quali i Pasqua, sfruttando il rapporto instaurato con Roberto Fantini, all’epoca delle indagini amministratore delegato di Sitalfa, avrebbero sovrafatturato le prestazioni di lavoro fornite dalla società Autotrasporti Claudio.

Roberto Fantini è figura chiave anche per far luce sull’altro filone dell’indagine, quella che chiama in causa Salvatore Gallo, figura storica della politica piemontese, ex manager della Sitaf, nonché padre di Raffaele Gallo, consigliere regionale del Partito Democratico che ha ritirato la propria candidatura alle regionali. È accusato di corruzione elettorale, estorsione e peculato. Tra le contestazioni la distribuzione, benché terminato il proprio ruolo operativo in Sitaf, di tessere autostradali per il passaggio gratuito ai varchi “da omaggiare a piacimento a terze persone” e “nell’ottica di coltivare rapporti di interesse in cambio di utilità”. Un modus operandi, quello di Gallo senior, documentato in una serie di episodi: l’interessamento nell’autorizzazione di un centro fisioterapico, le presunte minacce di ripercussioni sul lavoro per un dipendente, una visita medica e l’operazione in clinica per un amico con la promessa di 50 voti, l’aiuto per ottenere la gestione di una bocciofila. Ma anche l’intercessione in una serie di nomine e incarichi. Come quella ottenuta dallo stesso Roberto Fantini all’Orecol. Una rete clientelare di cui oggi spetta alla magistratura vagliare il reale rilievo penale, che però è servita a Gallo a diventare in pochi anni uno degli azionisti di peso del Pd torinese, con il suo consistente pacchetto di tessere. Un “patrimonio” di cui si sono giovani in tanti per le loro carriere nelle varie assemblee elettive – dalle Circoscrizioni fino al parlamento – e nel sottogoverno cittadino.

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