POLITICA & GIUSTIZIA

Caso Gallo, silenzio in Sala Rossa  

A Torino Consiglio comunale tra accuse e imbarazzi. Comunicazioni negate al Movimento 5 stelle, mentre al sindaco Lo Russo torna giusto oggi la voglia di parlare di Stellantis. Sinistra ecologista chiede una riflessione su Greco in Città metropolitana

Le opposizioni lo chiedevano da tempo, ma al sindaco di Torino Stefano Lo Russo è venuta proprio oggi la voglia di parlare di Stellantis. Prima venti minuti per ricostruire la storia dei tavoli sull’auto e degli ultimi anni, poi un dibattito in cui sono in molti della maggioranza a intervenire.

I 5 Stelle invece sono già usciti. Loro volevano parlare del caso di questi giorni, le accuse di corruzione elettorale (oltreché di estorsione e peculato) a Salvatore Gallo, gran sponsor di Lo Russo sin dalla sua candidatura a sindaco nel 2021. Sono tutti e tre in aula i consiglieri iscritti all’associazione IdeaTo, costituita proprio da Gallo per la sua attività politica: si tratta di Caterina Greco, Antonio Ledda e Anna Maria Borasi. Restano impassibili mentre finiscono sotto una raffica di flash dei fotografi. Greco ha un ruolo da consigliere delegato in Città metropolitana, su cui pone l’attenzione la capogruppo di Sinistra ecologista Alice Ravinale.C’è una certa fibrillazione anche perché Gallo non ha mai negato il suo sodalizio con Lo Russo, anzi. Nelle carte delle indagini ci sono le sue richieste di voti per le primarie in cui il futuro sindaco riuscì a prevalere per un pugno di preferenze su Francesco Tresso. E poi la lunga trattativa per la giunta: Gallo voleva un assessore per sé, si parlava del Bilancio, ma Lo Russo non era intenzionato a concederlo. Circolarono molti nomi, quello di Pietro Garibaldi, poi sfumato, mentre Gioacchino Cuntrò, braccio operativo di Gallo, venne successivamente ripescato in una nomina del sottogoverno cittadino.

Solo una volta Gallo dovette voltargli le spalle per ordini superiori: era il 2013 e alle parlamentarie del Pd era candidato proprio Lo Russo, allora capogruppo in Sala Rossa. Piero Fassino era il sindaco di Torino e chiese proprio all'amico Sasà di dirottare i suoi voti su Cesare Damiano, sodale storico del Lungo, anche lui allora candidato, per consentirgli di tornare in Parlamento. Gallo obbedì, l'ex ministro del Lavoro ottenne la candidatura blindata a furor di popolo e Lo Russo rimase fuori. Di lì a poche settimane Fassino l'avrebbe ripescato nel suo rimpasto di giunta, affidandoglie la delega strategica dell'Urbanistica.

In Consiglio il centrodestra si attiene al garantismo e dello scandalo scoppiato nel Pd non parla, anche per differenziarsi dall’approccio forcaiolo dei pentastellati che hanno chiesto una comunicazione del sindaco sulle “ipotesi di corruzione elettorale” nelle elezioni del 2021. Richiesta negata. Fatto insolito: al capogruppo grillino Andrea Russi viene anche negato il minuto d’intervento per illustrare la richiesta. “Non c’è neanche un assessore coinvolto”, gli hanno spiegato in capigruppo. La verità è che l’argomento è tabù e il primo cittadino non vuole regalare passerelle agli avversari. Loro per protesta lasciano l’aula. Parlano di “amarezza e preoccupazione” alludendo anche alla presunta contiguità di alcuni grand commis della macchina burocratica con Gallo, a partire dal vicedirettore generale Antonino Calvano o all'ex direttore finanziario Paolo Lubbia.

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