VERSO IL VOTO

Cirio, brand che si "vende" da solo. Pentenero a rimorchio dei partiti

Mentre il governatore si prepara a lanciare una campagna in grande stile, la sua sfidante fatica a emergere: mancano idee forti, l'agenda è vuota e così anche i big del partito restano alla larga da una sconfitta annunciata. Cepernich: "I sindaci non si stanno mobilitando"

Lo conoscono e lo riconoscono. Nel bene e nel male per un politico è già un valore. E al netto del vento nazionale che gli soffia alle spalle, Alberto Cirio sa che potrà sfruttare questa notorietà per ampliare il perimetro del suo elettorato e per consolidare la sua egemonia sul centrodestra piemontese. Allargare al centro è il suo chiodo fisso in questo inizio di campagna elettorale: pragmatismo e moderazione, attenzione e cura. C’è chi dice che ha fatto campagna elettorale per cinque anni, chi semplicemente che “stare vicino alle persone è l’unico modo che conosce di fare politica”. Sia come sia, quello di Cirio è un brand che funziona, lo dimostra la sua lista, pressoché clandestina, a un mese abbondante dalle urne è già accreditata di un lusinghiero 5,8% secondo il sondaggio realizzato da BiDiMedia in esclusiva per lo Spiffero.

Ci ha messo la faccia, in tutti i sensi, sulla civica che porta il suo nome. È la chiave per entrare nelle grazie degli elettori più moderati, o la foglia di fico per nascondere l’estremismo di Lega e Fratelli d’Italia. Soprattutto può diventare il punto di equilibrio di una coalizione che il presidente spera di spostare verso il centro, riducendo la forza dei due principali azionisti del centrodestra. Se la lista Cirio e Forza Italia ottenessero insieme un risultato superiore al 15% allora anche il prossimo Consiglio regionale non sarebbe così sbilanciato verso il partito di Giorgia Meloni, evitando al governatore di finire sotto lo schiaffo di una forza egemone.

Nel centrodestra è Cirio che traina. È lui che si sta occupando del programma, della comunicazione, di un’agenda fittissima che lo porterà a chiudere il suo mandato avendo visitato almeno una volta tutti i comuni del Piemonte. Il contrario di quel che accade in un centrosinistra allo sbaraglio, dove la candidata presidente Gianna Pentenero è a rimorchio delle sue liste (in particolare il Pd) e soprattutto dei candidati più forti. E d'altronde non potrebbe essere altrimenti se si pensa anche alla genesi delle due candidature: quella di Cirio frutto di una leadership costruita in questi cinque anni e che gli viene riconosciuta in modo trasversale, quella di Pentenero nata in uno stanzino dell’hotel Fortino di Torino, un compromesso fatto per evitare che l’assemblea regionale del Pd si dividesse e tra Daniele Valle e Chiara Gribaudo e soprattutto che la vicepresidente del Pd nazionale e referente di Elly Schlein in Piemonte ci rimettesse le penne (e pure la faccia) di fronte a una probabile sconfitta. È passato un mese e mezzo da quella designazione, ma la sua campagna non è ancora decollata.

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Pentenero fa fatica a dare una connotazione chiara alla sua candidatura, un messaggio forte da recapitare agli elettori, un’immagine. Ha provato a scopiazzare l’idea della sedia dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che l’aveva utilizzata nella sua campagna elettorale per parlare con i cittadini, ma finora non se n’è fatto nulla. Anche Lo Russo aveva ottenuto l'incoronazione a poco più di tre mesi dalle urne (e con agosto di mezzo) ma la sua campagna era partita subito a spron battuto.

Mentre Cirio ha già messo al lavoro una task force sulla sanità (personalità di alto profilo come la primaria dell’ospedale Regina Margherita, Franca Fagioli, il segretario regionale dei medici di famiglia Roberto Venesia, l’oncologa Paola Varese, il numero uno dei pediatri Giuseppe Palena; e poi in rappresentanza dei partiti Valter Galante di FdI e Alessandro Stecco della Lega) Pentenero si limita a un anonimo giro tra gli ospedali, scortata da chi la sanità la conosce come Mauro Salizzoni o Giulio Fornero, entrambi candidati del Pd. “La Sanità sarà l’argomento centrale di questa campagna elettorale e su cui il centrosinistra proverà a incalzare Cirio” spiega  Cristopher Cepernich, sociologo della politica e della comunicazione, docente ordinario all’Università di Torino. Il governatore però sembra abbastanza attrezzato per respingere gli attacchi e anzi imporre la propria narrazione.

A destra già si spartiscono i posti, a sinistra si teme una Caporetto senza precedenti. Secondo l’ultima rilevazione pubblicata dallo Spiffero, Cirio veleggia attorno al 56%, con oltre venti punti di distacco da Pentenero. “Numeri in linea con i dati reali, che tornano perfettamente se sovrapponiamo i risultati delle scorse regionali con quelli delle ultime politiche” prosegue Cepernich, secondo il quale la concomitanza con le europee renderà “meno determinanti i fattori locali rispetto al dibattito nazionale”. Cinque anni fa il centrosinistra guidato da Sergio Chiamparino si fermò al 35,8%, con Cirio appena sotto il 50, questa volta il distacco potrebbe essere decisamente più ampio.

“Pentenero sta conducendo una campagna da candidata consigliera: piccoli eventi, nessun guizzo, spesso a rimorchio dei candidati dei partiti. E si ritrova a parlare davanti a poche persone che già ci votano” dice chi osserva da vicino le sue mosse. Non c’è una squadra attorno a lei, manca un vero coordinatore della campagna elettorale, e pure i big del partito latitano. La sensazione è che non ci creda nessuno “e anche i sindaci delle grandi città che i dem amministrano – conclude Cepernich – sono poco propensi a mettere la faccia su una battaglia che è considerata persa”.   

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