CLIMA & AMBIENTE

G7, stop al carbone entro dieci anni

L'accordo "tecnico" alla Reggia di Venaria. Sono quattro le centrali da spegnere o convertire in Italia. Il ministro Pichetto: "Noi siamo pronti". In discussione anche la proposta del Belgio di bloccare il Gnl dalla Russia

È l’addio al carbone nella produzione di energia tra il 2030 e il 2035 l’accordo da siglare alla chiusura del G7 Ambiente, Energia e Clima, in corso a Venaria Reale alle porte di Torino. “Abbiamo una grande responsabilità. La comunità internazionale attende un nostro messaggio” ha detto il ministro Gilberto Pichetto aprendo la riunione dei ministri. I risultati si peseranno con la dichiarazione finale, alla fine della seconda giornata di lavori. Il messaggio politico più atteso è una data: il termine ultimo per lo stop al carbone. La prima conferma arriva dal ministro inglese delle rinnovabili e del nucleare Andrew Bowie: “Sì, abbiamo un accordo per abbandonare il carbone nella prima metà degli anni 2030. È un accordo storico che non siamo riusciti a raggiungere alla Cop 28”, anticipa mentre il confronto è ancora in corso: “Il fatto che i Paesi del G7, seduti a un tavolo, abbiano dato un segnale al mondo, che noi economie avanzate siamo pronte ad abbandonare il carbone nella prima metà del 2030, è incredibile”. Concetto ribadito, seppur con maggior cautela anche da Pichetto: “C’è un accordo tecnico, lavoriamo per l’accordo politico”.

Il via liberà definitivo arriverà quindi, salvo sorprese, con la dichiarazione finale alla chiusura del vertice, probabilmente - è l’auspicio – con una data precisa nella forchetta 2030-2035. È un accordo che pesa in particolare per la Germania. Mentre, ribadisce il ministro, “l’Italia è pronta”. Lungo lo Stivale ci sono sei le centrali a carbone. Quattro sono dell’Enel (Brindisi, Civitavecchia, Fusina, in provincia di Venezia, e Portovesme, provincia di Carbonia-Iglesias). Una è di A2a a Monfalcone (Gorizia), l’altra di EP Produzione a Fiume Santo (Sassari).

Secondo la Banca Mondiale, la transizione energetica e la lotta contro il riscaldamento globale richiedono trilioni di dollari. Il report Scaling up the phase down spiega che “la gestione degli impatti sociali della chiusura delle centrali e delle miniere di carbone nei Paesi in via di sviluppo costerà, secondo le stime, 50 miliardi di dollari all'anno da qui al 2040”.

L’obiettivo dichiarato della riunione ministeriale di Venaria Reale è quello di dare continuità alla Cop 28, che ha previsto per la prima volta un percorso di riduzione dalle fonti fossili nel settore energetico, cercando di fare “un passo avanti” come raccordo verso la Cop 29 del 2024 a Baku. Sul tavolo del G7 di Venaria arriva anche la richiesta del Belgio di bloccare le importazioni di Gnl dalla Russia: “La questione è all’ordine del giorno sia dal punto di vista tecnico che politico. Dopo la notte vedremo quale sarà il risultato” dice Pichetto.

Anche per la tappa torinese delle riunioni ministeriali del G7 è centrale il tema del rapporto con le nazioni in via di sviluppo e le economie emergenti. Pichetto sottolinea “tre priorità: concretezza, cooperazione in particolare con l’Africa, un approccio pragmatico e non ideologico secondo il principio di neutralità tecnologica”. Sull’Africa, il ministro dell’Ambiente sottolinea “la necessità di partenariati di tipo non predatorio”. L’invito ai grandi della Terra del segretario generale dell’Unfccc, l'agenzia dell'Onu per il clima, Simon Stiell, è ad “aprire la strada su azioni climatiche più coraggiose”, a “collaborare per fare progressi più audaci”.

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