VIA DEL CAMPO (LARGO)

Azione benedetta da Schlein. Barosini prenota la segreteria

Il vicesindaco di Alessandria scalda i muscoli per il congresso del partito piemontese. Pioniere dell'alleanza con Pd e Cinquestelle incontra "casualmente" la leader dem al Giffoni Film Festival: "Ottimo il vostro esperimento". Stima, ma freddezza verso Costa

Ciak, Azione. Diavolo d’un Barosini (al secolo Giovanni, per amici e avversari Gianni), solo a lui poteva venire in mente quella sequenza mescolandola fra cinema e politica, far su armi e bagagli partire per il festival di Giffoni e, ma guarda un po’, incontrare “per caso” Elly Schlein e presentarsi come quello “di Alessandria”, ovvero il seminatore del campo largo partito prima di tutti dalla fattoria calendiana. “Conosco bene l’ottimo esperimento di Alessandria”, dice lei jeans e camicia bianca incespugliata come manco al tempo dei cespugli centristi che il fresco vicesindaco mandrogno ha conosciuto e praticato, Udc in primis, prima di aderire al progetto di Carlo Calenda.

Apprezzamento e viatico, quello della segretaria dem, da incorniciare, ma va bene anche la foto su facebook. Perché, poi, il navigato politico piemontese, naso al vento e occhio alla rotta da modificare prima degli scogli, ha ben altre mire rispetto alla pur assai gradita benedizione laica di Elly. Al Giffuni Film Festival lui avrebbe potuto partecipare con uno dei suoi tanti copioni, quasi sempre poi messi in scena con incasso al botteghino. Entra in Azione, ne diventerà presto vicesegretario regionale, corre in solitaria da civico come candidato sindaco con la benedizione, quella volta, di Calenda arrivato apposta in città, fa un più che buon risultato che mette subito a frutto. Scrive la trama come fosse quella di un film di Hitchocock, negando l’accordo non formale con il futuro sindaco del Pd Giorgio Abonante, ma il finale è scontato come quello di una puntata della Signora in giallo. Diventa presidente del consiglio comunale, ma due anni dopo il rimpastone che stupisce molti, lo vede diventare numero due di Abonante nella giunta giallorossa.

“Il campo largo noi lo abbiamo fatto prima di altri” ricorda parlando con lo Spiffero. “A me piacciono le sfide, anche quand’ero nell’Udc fui in qualche modo sacrilego”. Allora, in Comune con il centrodestra, si spostò sul versante opposto in Provincia, due Palazzi distanti un centinaio di metro l’uno dall’altro. Adesso, mentre il suo leader sembra ormai deciso a seguire il modello alessandrino, schierandosi con Pd e Cinquestelle in Emilia-Romagna, Umbria e Liguria, chi ha precorso quella strada già si prepara a imboccarne un’altra. “Se sono pronto a fare il segretario regionale di Azione? Beh, sì. Certo, ovviamente col supporto necessario e con una bella squadra”. 

All’autunno, quando si dovrebbe tenere il congresso piemontese, manca poco. L’attuale commissario Enrico Costa, dopo essersi dimesso da vicesegretario nazionale e marcando ogni giorno che passa le sue differenze con la linea del leader, di candidarsi non ci pensa proprio, addirittura c’è chi dice che da qui ad allora chissà se sarà ancora nel partito. “Costa? Mi sono avvicinato ad Azione proprio per la stima nei suoi confronti. Lui ha fatto un ragionamento molto pragmatico per le regionali. Come la penso su quella scelta? Io non vi ho partecipato, mi pare una risposta chiara. Io voglio continuare a credere alla validità dell’esperimento alessandrino, quello che conosce bene anche la Schlein”. 

E per il congresso, scaldandosi a bordo campo (ovviamente largo), Barosini non nega che in Piemonte il partito “ha vissuto vicissitudini anche non comprese dai cittadini e dunque c’è bisogno rimettere una barra dritta e perseguire una condizione più politica e meno dettata da contingenze”. Non lo dice, ma è sulla scelta di Costa (e non solo sua) di sostenere Alberto Cirio con candidati nella sua lista civica che torna a marcare la sua estraneità, non difficile da leggere come forte perplessità se non aperta contrarietà. “Io ho imboccato un percorso con le comunali del 2022 e l’ho rafforzato adesso” con quella nomina a vicesindaco che, sempre nella trama facilmente prevedibile, era il finale già scritto al momento del patto negato a dispetto dei santi. 

Sarà, dunque, Barosini con la sua medaglia da pioniere del campo largo a guidare, tra un po’ di mesi, il partito di Calenda in Piemonte? La linea, o se vogliamo la trama, su come muoverlo in vista di future alleanze ce l’ha ben chiara, perché in fondo non sarebbe che un remake di quella scritta con successo (il suo) ad Alessandria. La recensione della Schlein è da cinquestelle. basta aspettare il ciak, Azione c'è.

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