ECONOMIA DOMESTICA

Iren e le banche varano la nuova Egea. Nel board Lapucci, Feira e Cirio (Giuliana)

Perfezionato il "closing" dell'operazione. Iniezione di 84 milioni. La multiutility potrà prendersi tutta l'azienda o aumentare le sue quote. L'ex segretario generale della Crt alla presidenza. E rispunta il commercialista dell'era Cota (e dell'Auxilium Basket)

L’annunciato “closing” è arrivato. Iren ha perfezionato oggi l’acquisizione della partecipazione pari al 50% del capitale sociale di Egea Holding, in cui sono stati previamente trasferiti i rami operativi di Egea Spa, Egea Commerciale Srl ed Egea Produzioni e Teleriscaldamento Srl, parte del piccolo impero della multiutility albese salvata a un passo dal burrone. L’operazione è stata chiusa, in linea con quanto comunicato il 30 marzo, a seguito del verificarsi delle condizioni sospensive previste nell’accordo di investimento, per un valore complessivo di 85 milioni di euro, composto da un aumento di capitale di euro 25.000 e da un sovrapprezzo di 84.975.000 euro. Il restante 50% di Egea Holding Spa è detenuto da MidCo 2024 Srl, veicolo delle banche titolari di crediti garantiti per circa 180 milioni di euro. Iren avrà un'opzione call della durata di quattro anni, esercitabile dal 31 marzo 2025, per acquisire la quota di partecipazione detenuta da MidCo, sia della facoltà, a partire dal primo gennaio 2025, di sottoscrivere un aumento di capitale riservato pari a 42,5 milioni di euro, che porterebbe la quota di Iren in Egea Holding SpA al 60%, per dare seguito a ulteriori investimenti di sviluppo, in via prevalente nel teleriscaldamento e nel servizio idrico integrato.

Secondo la “due diligence” effettuata da Iren nei mesi scorsi il valore delle attività di Egea si attesta poco oltre i 500 milioni di euro, a fronte però di debiti valutati in 879 milioni. Un fardello notevolmente ridotto grazie alle intese di saldo e stralcio raggiunte con le varie categorie di creditori. I fornitori vantavano nei confronti dell’azienda crediti non pagati per 212 milioni di euro: ne riceveranno un quarto. Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane hanno accettato di ricevere il 30% dei 240 milioni di euro non pagati loro dall’azienda albese, e di averli nel corso di dieci annualità.

Con la boccata d’ossigeno dovuta all’iniezione di liquidità e le prospettive industriali, per la società albese si apre un nuovo capitolo. A scriverlo sarà un vertice in cui compaiono a sorpresa nomi piuttosto noti che hanno rivestito in passato cariche di un certo peso. È il caso dell’appena eletto presidente Massimo Lapucci che per oltre dieci anni è stato segretario generale della Fondazione Crt. Gran collezionista di poltrone al punto che per contenere la sua bulimia il Mef lo costrinse a dimettersi da Banca Generali. Ufficialmente a volerlo alla guida di Egea sono state le banche ma è noto anche ai sassi il link diretto con Luca Del Fabbro, presidente factotum di Iren, col quale condivide tra l’altro l’impegno diretto in “Scuola Politica” della Fondazione Nuovo Millennio, emanazione del banchiere Pellegrino Capaldo, già presidente del Banco di Roma, ex parlamentare della Democrazia cristiana con velleità da intellettuale della Magna Grecia (come il compianto suo sodale Ciriaco De Mita) in ultimo uno dei “quattro gatti” su cui diceva di poter contare Francesco Cossiga. A Palazzo Lancellotti, nella prestigiosa sede della “scuola di civil servant” Lapucci ha l’incarico di vicepresidente del supervisory board, in compagnia dei soliti alti papaveri da Francesco Profumo a Marta Cartabia da Bernardo Mattarella a tanti grand commis delle partecipate di Stato (Luigi Ferraris di Ferrovie, Dario Scannapieco ad di Cdp, Silvia Rovere di Poste italiane). Del Fabbro siede nel board esecutivo.

Ma Lapucci non è l’unico “rieccolo” a guadagnarsi uno strapuntino in Egea. Sempre in “quota banche” entra in consiglio Massimo Feira, commercialista torinese, che durante la sconclusionata giunta regionale di Roberto Cota fu costretto a dimettersi dalla presidenza di Finpiemonte dopo soli due anni a seguito di un’inchiesta su reati fiscali, per poi ricomparire nel crac dell’Auxilium basket vicenda dalla quale ne è uscito con la “messa in prova”.

E se non stupisce, formalmente motivata da ragioni “aziendali”, la presenza di presidente e vice di Iren (Del Fabbro e Moris Ferretti, chiamati chissà perché il gatto e la volpe), qualche sorpresa ha destato la cooptazione nel board di Giuliana Cirio, storica direttrice di Confindustria Cuneo, assai apprezzata trasversalmente, ma incidentalmente sorella del governatore Alberto. Rispettato anche il copione per il capo azienda: Gianluca Riu, manager interno al gruppo ed ex amministratore delegato di Amiat.

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