Io mi fermo qui

Rinuncio a candidarmi a segretario regionale del Partito Democratico del Piemonte.

1. Mi fermo qui. La mia disponibilità a candidarmi alla segreteria regionale del partito Democratico piemontese non trova ragioni sufficienti per essere confermata e appare fortemente incrinata.

2. Innanzitutto perché questa disponibilità era legata alla volontà di dare un contributo per un Pd più unito, più coeso, più orientato ad affrontare a viso aperto le ragioni che ci hanno condotto alla sconfitta del 4 marzo. Se invece, la mia candidatura - pur sostenuta generosamente da molti - diventa un'ulteriore occasione di divisione, allora viene meno una delle tre ragioni che mi avevano motivato a intraprendere questo percorso.

3. La seconda ragione - forse quella più evidente e quella che più mi aveva spinto a mettermi in gioco - stava nel tentativo di dare voce e sostegno ai territori del Piemonte non torinese, ai diversi Piemonti. Ciò in forza del minore consenso di cui gode il Pd in queste aree; del fatto che la sua rappresentanza parlamentare è stata in gran parte sacrificata in ragione  di equilibri nazionali e regionali; e infine perché il peso elettorale di questi territori sarà una variabile decisiva per rimontare lo svantaggio elettorale e provare a vincere le prossime elezioni regionali con Sergio Chiamparino. Lo stesso presidente aveva preso decisamente posizione sulla riforma della legge elettorale che - così com'è oggi - porterà probabilmente a lasciare fuori dal Consiglio regionale i rappresentanti dei territori più piccoli e marginali. Dunque una candidatura del Piemonte 2 ben rappresentava questa istanza politica e giustificava la celebrazione di un Congresso regionale in tempi distinti da quello nazionale. Un segretario del Piemonte 2 - come peraltro avevano chiesto i segretari di sette province - poteva diventare un vettore potenziale per dare voce a istanze, soggetti e comunità che rischiano diventare sempre più marginali nonché territorio di conquista della Lega di Salvini.

4. Terza e ultima ragione. Ho scritto e fatto informalmente circolare un documento dal titolo “Sette tesi per rimettersi in marcia”. Era un tentativo di spostare il confronto dalle dinamiche interne, ai problemi e alle scelte che attendono il nostro Piemonte. Un rovesciamento di priorità e di attenzione alquanto atteso da coloro che ci votano alle elezioni o alle primarie e che sono sempre più stanchi delle nostre divisioni particolaristiche. Ringrazio coloro che hanno avuto parole di apprezzamento per questo contributo volto a delineare la nostra direzione di marcia.

5. In sintesi: ringrazio tutti coloro che mi hanno incoraggiato e sostenuto raccogliendo le firme per la candidatura, ma ribadisco che sono state fortemente compromesse le ragioni che la motivavano. Coloro che restano in campo e che vorranno assumere queste tre sfide - ovvero più unità e coesione; riequilibrio della rappresentanza verso il Piemonte 2; confronto sulle scelte future anziché sulle dinamiche interne al partito; - avranno sicuramente il mio sostegno.

Non abbandono la nave, continuerò a lavorare per un Pd riformista, di sinistra, europeista e di governo.

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