LA SACRA RUOTA

Nel futuro dell'auto non solo Fca

Occorre creare le condizioni perché l'azienda investa e faccia partire nuove produzioni. Per Chiarle (Fim) tutti i soggetti, dalle istituzioni ai sindacati, devono darsi da fare per rendere il territorio attrattivo. Il nodo dell'indotto automotive

Non c’è tempo da perdere, ma ognuno faccia la sua parte. “Bisogna continuare a lavorare per creare le condizioni per cui partano, il prima possibile, i modelli nuovi assegnati al polo produttivo torinese. Il tema non è quale modello o brand ma la tempistica di inizio lavori”. Claudio Chiarle, segretario generale della Fim torinese, a margine della riunione del Comitato aziendale europeo (Cae) al Lingotto, insiste sulle prospettive degli impianti sotto la Mole di Fca. “Le Rsa negli stabilimenti stanno gestendo molto bene e con accortezza gli ammortizzatori sociali; tra l’altro in Pcma a S. Benigno si cessa l’utilizzo dei contratti di solidarietà per l’arrivo di commesse produttive, un buon segnale. Con l’arrivo dei modelli assegnati al polo produttivo Fca di Torino occorre che gli attori sociali, più che domandare a Fca cosa vuol fare, si interroghino su quali politiche industriali e quindi risorse, vogliono attivare per consentire una crescita, proporzionale alla presenza di Fca e altri attori automotive, dell’indotto torinese. Ricordo che l’indotto Maserati è ancora molto sbilanciato su altri territori mentre la maggior parte della produzione avviene a Torino. Inoltre a Torino è presente la filiera completa, tra più aziende, dell’auto elettrica, vorremmo più interesse e sinergia su questo segmento automotive che è il futuro dell'auto. Invece di chiedere a Fca cosa farà, la politica, le istituzioni, gli imprenditori dicano cosa vogliono fare, loro, per accrescere la filiera automotive a Torino”.

Intanto continua il trasferimento dei lavoratori dalla Carrozzeria di Mirafiori alla Maserati di Grugliasco: negli ultimi giorni ne sono stati trasferiti 294. “Si tratta della penultima tranche di trasferimenti - spiega la Fiom - che verranno completati la prossima settimana. In particolare, sono stati dislocati a Grugliasco gli addetti che lavoravano sulla linea della Mito, che venerdì scorso ha cessato la produzione”. Una situazione che pone molti interrogativi sul futuro di Mirafiori: che ne sarà di quella linea produttiva? Sarà smantellata o verrà assegnata a un nuovo modello?. “È chiaro - commenta Ugo Bolognesi, responsabile di Mirafiori per la Fiom - che senza nuove produzioni il futuro dell'impianto è a rischio, perché' una sola linea produttiva non è in grado di saturare l’occupazione”.

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