FINANZA & POTERI

Intesa sempre più Accenture

Dopo l'approdo ai vertici della banca dell'ex top manager Proverbio, la multinazionale della consulenza svolge un ruolo centrale nelle strategie Ict del gruppo. Il destino di Sec servizi e di Isgs. Governance sempre più milanese

Quando Intesa Sanpaolo rilevò per un euro Veneto Banca e Popolare di Vicenza scattò l’allarme ai vertici della nostra intelligence. Non si trattava di un monitoraggio di routine per i Servizi, ma della legittima preoccupazione legata a una società con sede a Padova finita anch’essa nell’acquisizione degli istituti di credito veneti da cui era controllata: la Sec servizi, un enorme sistema informatico su cui viaggiavano oltre 50mila transazioni al giorno, immagazzinate in oltre 800 terabyte.

In quel colossale database tra il 2009 e il 2013 erano finite oltre 1.600 transazioni per un valore di circa 600 milioni movimentati da Palazzo Chigi e dalle due agenzie, l’Aise e soprattutto l’Aisi, l’ex Sisde. Pagamenti e altre operazioni che, ovviamente, richiedevano la massima sicurezza, da garantire anche nel passaggio di proprietà e successivamente, visto che in precedenza qualche falla c’era stata. Intesa Sanpaolo allora in una nota assicurò di essere “impegnata nel servire al meglio la nuova clientela acquisita, assicurando elevati livelli di qualità, inclusi tutti i clienti della società consortile Sec, di cui Intesa Sanpaolo ha rilevato la quota”. La rilevanza e la delicatezza della questione era stata confermata anche dal fatto che ne occupò il Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui Servizi.

Oggi Sec, circa 250 dipendenti per mesi in agitazione nel timore di licenziamenti e un ruolo meno strategico che in precedenza poiché le banche rilevate sono finite a livello informatico integrate nei sistemi di Intesa Sanpaolo, torna a far parlare di se. Per adesso sottovoce negli uffici direzionali dell’istituto di credito dove pare che in queste settimane apparentemente dedicate alle ferie si stia lavorando (anche) al futuro della società di elaborazione e stoccaggio dati.

E accanto al nome di Sec ne spunta un altro che ricorre spesso accanto a quello di Intesa e, soprattutto, di un gruppo di suoi top manager: quello di Accenture. Dalla multinazionale di consulenza e direzione strategica con sede negli Usa ma ormai operante a livello globale era arrivato il nuovo chief tecnology officier Massimo Proverbio, fino ad allora responsabile dei Financial Services della società che negli ultimi anni aveva visto crescere il proprio fatturato verso Intesa in modo esponenziale: da 54 milioni nel 2013 a 140 milioni nel 2016.

Sarebbe proprio Accenture il futuro approdo di Sec. E ad occuparsi della questione si dice sia proprio lo stesso Proverbio, insieme al responsabile del Trasformation Center della banca, Luca Bortolan, anch’egli un ex Accenture così come il direttore dell’Itc Enrico Bagnasco.

Poco o nulla filtra circa l’operazione, ma se i rumors dovessero trovare conferma tutto avverrebbe in tempi brevi, forse già entro settembre, e bypassando ogni procedura competitiva. Quanto incasserebbe Intesa? Altro mistero, appena scalfito da altre voci che vorrebbero un prezzo poco più che simbolico. Assai sostanzioso, invece, l’accordo per Accenture alla quale Intesa garantirebbe per vari anni un fatturato pari al doppio dell’attuale. I conti sono presto fatti: nel 2017 Accenture, con oltre 170 milioni di fatturato, è stato il primo fornitore della banca e a questo valore si è arrivati dopo un formidabile trend di crescita che ne ha triplicato l’ammontare in soli 4 anni.

L’impegno a garantire questo fatturato determinerebbe, sulle forniture tecnologiche della Banca, una condizione pressochè di monopolio da parte di un fornitore che negli ultimi anni è stato protagonista di progetti che non hanno brillato per efficienza, come l’Internet Banking ancora oggi poco apprezzato dalla clientela.

Un’operazione che tra alcuni di coloro che in Intesa ne hanno percepito almeno i contorni potrebbe apparire ancora più preoccupante se inserita nel contesto più generale della prevista chiusura di Intesa Sanpaolo Group Services (Isgs) per il venire meno dei vantaggi fiscali che ne avevano a suo tempo determinato la costituzione.

Alla fine del 2018 i circa 8mila dipendenti di Isgs dovrebbero essere riassorbite da Intesa Sanpaolo, ma se fossero veri gli impegni che potrebbero essere assunti su Sec, non è da escludere che possano essere dirottati ancora una volta su Accenture anche altri pezzi ben più pregiati dell’informatica, quali le componenti infrastrutturale ed applicative cuore del funzionamento di tutta la banca. Ennesima indizio di quell’osmosi tra la banca e il suo principale fornitore, così come ulteriore conferma del progressivo ridimensionamento del polo informatico torinese e del continuo trasloco di governance della banca verso Milano. A scapito di Torino dove pure c’è la Compagnia di San Paolo, azionista di maggioranza relativa di una banca che torinese lo è ogni giorno sempre di meno.

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