PALAZZO LASCARIS

Legge elettorale, tempo scaduto

Non c'è l'accordo per una riforma che doveva essere approvata nella prima parte della legislatura e che la maggioranza ha trascinato fino a oggi. Dopo l'ennesima fumata nera la discussione torna in commissione

Non c’è l’accordo per riformare la legge elettorale della Regione Piemonte. Non all’interno del Consiglio, non nella maggioranza e neppure nel Partito democratico, in cui convivono almeno tre diverse posizioni. Così nell’ultima riunione dei capigruppo, il numero uno dem Domenico Ravetti non ha potuto far altro che prendere atto dell’impossibilità di procedere con un’intesa politica e il presidente del parlamentino piemontese Nino Boeti ha rimandato la discussione in commissione, spedendo di fatto la riforma su un binario morto.

E dire che si trattava di un impegno che sin dall’inizio della legislatura si erano assunti più o meno tutti. Prima il capogruppo Davide Gariglio, poi Mauro Laus, finché è stato sullo scranno più alto di Palazzo Lascaris, poi i loro successori – appunto, Ravetti e Boeti – ma soprattutto il governatore Sergio Chiamparino, che sul tema aveva intensificato nelle ultime settimane i suoi appelli al Consiglio. Tutto inutile. Troppi i veti incrociati in un clima da pre campagna elettorale che impone ai consiglieri calcoli di mera convenienza, soprattutto a quelli di maggioranza che sanno quante alte siano le possibilità che a urne chiuse il proprio numero possa sensibilmente ridursi fino a subire, nell’ipotesi peggiore, un dimezzamento. Gli uomini non vogliono la doppia preferenza di genere per non dare un vantaggio alle colleghe donne, i torinesi non intendono riequilibrare l’assegnazione dei seggi ai collegi per non favorire gli esponenti delle altre province, al centrodestra – in netto vantaggio nei sondaggi – interessa solo che venga garantita la governabilità per evitare che il prossimo governatore assuma i connotati di un’anatra (zoppa) una volta eletto. Tutti sono più o meno d’accordo ad abolire il listino, ma sanno che una volta messo mano alla legge, sarà ineludibile, per via di una norma nazionale, non introdurre pure la doppia preferenza e così il partito trasversale a difesa dello status quo ottiene nuovi adepti ogni giorno.  

Di riunione in riunione la discussione procede stancamente verso il punto di non ritorno, cioè la deadline fissata dagli uffici alla fine del mese per consentire loro di predisporre tutti gli atti amministrativi collegati. Un traguardo ormai irraggiungibile, un’altra sconfitta per il governatore e questa maggioranza.

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