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"Faremo il possibile per non vendere altre quote di Iren"

La promessa di Appendino a fronte del peso della multiutility, vero campione del territorio. Un segnale alla maggioranza per far passare i nuovi patti parasociali. Ma per la Corte dei Conti le risorse incassate dalla cessione delle azioni non sono correttamente impiegate

“Faremo il possibile per non vendere altre azioni di Iren. Lo abbiamo detto pubblicamente e lo ripeto qui. È altrettanto vero che purtroppo il Comune ha una situazione di bilancio molto difficile, ha 3 miliardi di debito e 300 milioni che vanno a coprire il debito che abbiamo ereditato in spesa corrente. Stiamo cercando di risanare i conti della città, ma non vogliamo perdere il ruolo di indirizzo strategico e di governance di Iren”. A due anni e mezzo dalla sua elezione il copione di Chiara Appendino resta lo stesso e per ogni decisione presa o da prendere l’indice è sempre puntato verso l’eredità del passato.  

La sindaca è intervenuta all’incontro organizzato per presentare lo studio Ambrosetti su Iren. Ha parlato di “piena sintonia tra i sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia” e di “consapevolezza da parte di tutti che la forza di Iren sta nell’equilibrio degli investimenti e della governance”. “I dividendi che otteniamo da Iren non possiamo usarli per investimenti per la città perché li usiamo ancora per pagare i mutui per operazioni del 2007 come l'acquisto di Smat” ha spiegato la sindaca. “I patti parasociali sono in discussione lunedì in Consiglio – ha concluso la prima cittadina – non significano vendere le azioni di Iren. Con la maggioranza ci confronteremo, è giusto confrontarsi su temi così delicati, ma non sono preoccupata”.

A essere preoccupata per le operazioni della giunta grillina sul bilancio è invece la Corte dei Conti che nell’ultima relazione sul Rendiconto 2017 contesta l’utilizzo degli oneri derivanti dalla cessione di quote in Iren, utilizzati per finanziare la spesa corrente, anziché, come previsto, estinguere gli “impegni assunti con le partecipate Gtt e Infra.To”. Palazzo Civico, infatti, ha messo sul mercato il 2,5% delle azioni di Iren, scendendo nella governance dal 16,3% al 13,8% mentre Genova che ha rastrellato queste quote sul mercato è ora il primo azionista con il 18,85%. Con il nuovo statuto il Comune di Torino potrà cedere un altro 1,5 per cento del capitale della multiutility ed è previsto, inoltre, l’aumento dei consiglieri da 13 a 15 in Cda.

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Il tema del rinnovo dei patti parasociali e le ambizioni di leadership di Genova dopo l’acquisizione delle quote cedute da Torino, sarà al centro del Consiglio comunale di lunedì in cui l’aula dovrà sottoscrivere il nuovo accordo tra i soci pubblici. E la promessa di fare "tutto il possibile per non vendere altre quote di Iren" sembra l'estremo tentativo della sindaca di convincere la sua maggioranza (sul tema piuttosto volubile) a votare i nuovi patti parasociali. Sul tema si è focalizzato anche l’intervento di Sergio Chiamparino che ha lanciato un monito indirizzato verso la Lanterna: “Nel rapporto tra soggetti pubblici, che di Iren sono il motore, l’equilibrio è fondamentale. Bisogna trovarlo e mantenerlo – ha affermato il governatore del Piemonte –. Il business non è tutto, conta l'equilibrio di comunità dove hanno un peso anche il prestigio, il ruolo ed essere una società in cui le comunità coinvolte hanno uguali possibilità di sviluppo, di investimenti, di lavoro”. E poi la chiosa: “Chi volesse fare azioni di supremazia correrebbe rischi perché potrebbe avere effetti come quando si tira un elastico e può tornare indietro”.

Per comprendere quanto sia strategica Iren per Torino, ma in generale per tutto il Piemonte, basta osservare alcuni numeri. La società presieduta da Paolo Peveraro ha investito tra il 2013 e il 2017 in Piemonte 368 milioni di euro, 150 nel solo 2018 e ha assunto 400 persone generando un contributo occupazionale di quasi 6mila posti di lavoro tra effetto diretto, indiretto e indotto nella regione. Torino è la città più teleriscaldata d’Italia con 650mila abitanti serviti e il progetto Torino Led ha permesso un risparmio al Comune del 60 per cento della bolletta energetica. Il 100 per cento dell’energia elettrica generata in Piemonte da Iren proviene da fonte rinnovabile o assimilata.

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