SANITA' & POLITICA

Ospedali più "flessibili"

La task force guidata da Monchiero rivede la contestata delibera 1-600 sulla rete ospedaliera. "Niente tagli ai posti letto ma maggiore adattabilità". Rossi (Pd): "Nessuna preclusione a miglioramenti necessari, però le decisioni devono passare dal consiglio regionale"

In autunno il Piemonte metterà mano alla delibera 1-600, l’atto con cui la giunta di Sergio Chiamparino pochi mesi dopo il suo insediamento aveva ridisegnato, tra mille polemiche e altrettante proteste, la rete ospedaliera regionale.

Passata la fase acuta dell’emergenza e assolto il compito richiesto dal ministero per le terapie intensive, la task force affidata alla guida di Giovanni Monchiero ha incominciato ad affrontare la questione per cui è stata costituita, ovvero, come aveva spiegato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, “analizzare le problematiche strutturali storicamente presenti ed evidenziate dall’emergenza, effettuando comparazioni con l’esperienza di altre Regioni italiane, formulando proposte per l’organizzazione dell’area ospedaliera”.

Una rete, quella piemontese, fatta di 95 strutture tra pubblico e privato accreditato per un totale di 16.642 posti letto (di cui 11.700 nei nosocomi pubblici) per un rapporto di un posto ogni 370 abitanti, rispetto alla media nazionale di uno ogni 488. Ma come sono distribuiti e come vengono utilizzati questi posti letto? È la domanda cui il lavoro della commissione, che si è riunita lunedì proprio affrontando questo tema, dovrà dare risposta e conseguenti indicazioni per una serie di cambiamenti che Monchiero esclude equivarranno a tagli. “Siamo appena all’inizio del lavoro, al passo indispensabile che prevede la definizione di criteri e parametri in base ai quali formulare analisi e proposte”, premette l’ex parlamentare, in passato direttore generale di Asl.

Una cosa è certa e Monchiero la conferma: “Lo scopo di questo lavoro è di aggiornare la delibera 1-600”. Per ricordare come quella sigla entrò nel lessico comune e finì associata a molte proteste, anche di amministrazioni locali guidate dal centrosinistra, e ad altrettanti ricorsi al Tar (con esito favorevole alla Regione), bisogna tornare indietro di quasi sei anni. In quella fine del 2014 quella delibera venne vissuta da molti (e non senza ragioni) come un sinonimo di tagli, per di più con la “forzatura” istituzionale del solo passaggio in giunta anziché in Consiglio regionale come dovuto agli atti di programmazione. L’allora assessore Antonio Saitta e il direttore regionale Fulvio Moirano, artefice di quella riorganizzazione per molti versi imposta dal ministero a una Regione in piano di rientro, finirono nel mirino non solo delle opposizioni, ma come si è detto anche di numerosi sindaci del Pd.

“Più efficienza, ma anche un po’ di riserva”, spiega Monchiero, riferendosi al fatto che nel decreto ministeriale che prevede 3 posti letto per acuti ogni mille abitanti, non viene contemplata quella flessibilità che la recente emergenza ha messo in evidenza come fondamentale, “ma non si deve arrivare alla pandemia, per comprendere che serve un sistema più adattabile, basta ricordare – osserva Monchiero – i corridoi pieni di barelle nei periodi di picco dell’influenza negli anni scorsi”.

La task force il cui mandato scadrebbe a fine luglio, ma sarà ovviamente prolungato, “prenderà in esame tutte le specialità degli ospedali piemontesi” valutandone utilizzo, fabbisogno, rapporto con la popolazione e inserendo nell’analisi anche le strutture del privato accreditato. Quali saranno, poi, le decisioni politiche sulla base delle proposte della commissione, resta ad oggi un’incognita. Che la delibera 1-600 non sia un totem intoccabile anche per il centrosinistra che l’ha varata, lo conferma il vicepresidente della commissione Sanità, il piddino Domenico Rossi: “Non esistono tabù, quell’atto si basa su una norma nazionale e rimanendo all’interno di essa si può rivedere, se ci sono cose da migliorare è giusto che si migliorino".

Il dem mette una postilla importante: "Una cosa, però, deve essere chiara: non si può tornare alla situazione precedente alla delibera, quando le decisioni in materia di rete ospedaliera rispondevano a logiche politiche territoriali. Più chiaramente: non deve più accadere che si potenzino o si riducano servizi in virtù di interesse politici, come purtroppo accade quando governa la destra”. Dai banchi dell’opposizione un altro avvertimento al governatore Alberto Cirio e all'assessore Icardi: “La modifica della rete ospedaliera è un atto di programmazione sanitaria e, non essendo più il Piemonte in piano di rientro, in quanto tale deve assolutamente passare in commissione. Non pensino di fare tutto solo in giunta”.

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