OPERE & OMISSIONI

Sulla Metro 2 deraglia il M5s

La maggioranza blocca in commissione la delibera per l'affidamento diretto della progettazione a Infra.To. Troppi rischi nell'affidare un appalto da oltre 30 milioni a una piccola società d'ingegneria. Battibecco tra i grillini Carretto e Versaci

Non solo il Pd, anche nel Movimento 5 stelle aumentano i dubbi sulla delibera di indirizzo che affida in house, ovvero senza bando, la progettazione della seconda linea della metropolitana di Torino, a Infra.To, società controllata da Palazzo Civico. Il provvedimento è stato discusso in Commissione controllo di gestione dove si è deciso di non “liberarlo” ancora per l’aula in attesa di approfondimenti. Tutto ruota attorno a una questione di metodo – se deve essere il Consiglio ad avallare una decisione tecnica assunta dalla Giunta – e poi di merito giacché i dubbi sulla effettiva capacità di una “piccola società d’ingegneria” di realizzare il progetto definitivo di un’opera da 5 miliardi di euro con un tracciato di 28 chilometri da San Mauro a Orbassano e 32 stazioni sono molti.

Il primo a sollevare perplessità sulle modalità seguite dalla'amministrazione è stato il capogruppo Pd Stefano Lo Russo, che aveva richiesto ben due pareri tecnici al segretario generale del Comune, Mario Spoto. Una posizione che oggi è stata condivisa da molti consiglieri pentastellati. “Non c’è nessuna preclusione politica o ideologica ad andare nella direzione di un affidamento a Infra.to e come forza politica l’abbiamo sostenuta, ma mi pare che il parere del segretario generale dica che si tratta di una delibera legittima ma inutile” ha osservato la capogruppo Valentina Sganga, che si è detta disponibile a votare “un indirizzo politico del Consiglio ma solo a fronte di una istruttoria, in particolare sulla congruità economica”.

Si tratta, infatti, di un appalto da 32 milioni di euro per una delle opere ingegneristiche più complesse e importanti a livello nazionale, probabilmente anche europeo. Come può occuparsene da sola una società che ha al suo interno poche decine di dipendenti? L’assessore ai Trasporti Maria Lapietra difende il provvedimento e dice che intende potenziare l’azienda: il rischio è che alla fine l’appalto possa essere spacchettato in tanti lotti e affidato – anche qui in modo diretto – a una serie di consulenti. Basti pensare che per la progettazione preliminare, il Comune si era affidato a un’associazione di imprese capitanata dal colosso francese Systra e ora che in ballo c’è, assieme al progetto definitivo, anche la scelta della tecnologia ci si affida a cuor leggero a Infra.To? Francesco Tresso (Lista Civica) ha lanciato la proposta di utilizzare piuttosto l’azienda pubblica come stazione appaltante, opzione condivisa dallo stesso Lo Russo.

Mentre tra i Cinquestelle sono iniziati i battibecchi, con il consigliere Damiano Carretto rimasto solo a difendere l’assessora Lapietra, arrivando ad attaccare chi come l’ex presidente dell’aula Fabio Versaci aveva espresso “seri dubbi a votare questa delibera” anche perché “il Consiglio non è mai stato chiamato a votare un atto del genere”. “Lo Russo ha cercato di insinuare dei dubbi nella maggioranza ed evidentemente ci è riuscito” ha detto stizzito Carretto. Parole che a Versaci suonano come una provocazione da chi “non è nuovo a queste uscite infelici”. Poi aggiunge: “Io dico che il mio voto ha delle responsabilità” e dunque non ci sta a “sentire queste sciocchezze da chi si è fatto notare più per le sue sperate e voti in dissenso”.

Anche un parere del Ministero dei Trasporti, portato in aula dall’assessora non dissipa i dubbi. Dunque che fare? C’è anche un problema di responsabilità. È evidente che un pronunciamento della Sala Rossa porterebbe a una condivisione delle responsabilità tra il livello politico e quello tecnico, mentre in assenza di un voto d’aula la macchina burocratica sarebbe orientata ad andare a gara. Il passaggio è molto stretto e aumentano coloro che oggi non se la sentono di rischiare.

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