GRANA PADANA

Strappo nella Lega di Alessandria,
si dimette il commissario Molina

Nel feudo di Molinari e a pochi mesi dalle elezioni il partito resta senza guida. Nella lettera di commiato "la grande stanchezza fisica e psicologica" dovuta al suo defenestramento da Finpiemonte. Ma anche disagio politico per la piega sovranista

Nella città del capogruppo alla Camera, nonché segretario regionale, la Lega resta senza guida. “Comunico la decisione di rassegnare le mie dimissioni immediate e irrevocabili”, scrive Roberto Molina nella lettera inviata ieri sera che segna la fine del suo incarico di commissario cittadino della Lega ad Alessandria, feudo di Riccardo Molinari di cui Molina è stato fin dall’inizio uno degli uomini più fedeli. Una decisione che arriva a pochi mesi dalle urne della primavera prossima con il partito di Matteo Salvini che punta alla riconferma del sindaco in carica Gianfranco Cuttica.

Non proprio un fulmine a ciel sereno il getto della spugna di Molina, ma neppure un banale anticipo rispetto al possibile, ma non certo, passaggio di testimone in seguito al congresso di cui proprio oggi il consiglio federale della Lega dovrebbe fissare la data. La decisione di non attendere il calendario per il rinnovo delle cariche a vari livelli previsto dalla riunione di oggi in via Bellerio non è dettaglio trascurabile. C’è di più rispetto alla “grande stanchezza fisica e psicologica dovuta alle mie “costrette” o “caldamente auspicate e indotte” dimissioni dalla presidenza di Finpiemonte”, che già non sarebbe poco, dietro alla scelta di non attendere oltre per lasciare l’incarico da parte di Molina? Dimissioni che arrivano in un momento di grande travaglio all’interno del partito di Salvini, con le parole di Giancarlo Giorgetti che non hanno certo fatto piacere al Capitano, con il fronte dei governatori – a partire da quello del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga – decise e distanti da quelle del leader mai del tutto chiare nei confronti del vaccino e di chi vi si oppone.

L’ormai ex commissario (funzione alla quale era passato da quella di segretario) della Lega alessandrina abbandona la plancia di comando, ma non straccia la tessera, tantomeno rompe una solidissima amicizia con Molinari che nel funzionario di banca di origini politiche democristiane (con nume tutelare l’allora parlamentare di lungo corso Adolfo Sarti) ha avuto un fedelissimo fin dai suoi esordi giovanili nella Lega. Capo di gabinetto a Palazzo Rosso con la non nascosta funzione di tutor per le questioni economiche dell’appena eletto sindaco Cuttica, prima ancora la presidenza delle Terme di Acqui nella complicata fase di dismissione dalle partecipate regionali, infine l’approdo al vertice di Finpiemonte. Proprio in quest’ultimo ruolo Molina diventa protagonista di una vicenda che vede la maggioranza di centrodestra e lo stesso governatore Alberto Cirio, ma anche l’assessore alle Partecipate il leghista Fabrizio Ricca, agire in maniera piuttosto decisa per azzerare il board e provare a dare una svolta a una situazione non più sostenibile con frizioni tra l’apparato dirigente regionale e il cda della finanziaria a sua volta in rapporti a dir poco tesi con il direttore generale (poi dimissionario) Marco Milanesio

In un passo della sua lettera di dimissioni Molina scrive di avere la necessità di “poter articolare la mia difesa, qualora fosse necessario, potendomi esprimere con libertà e verità su tutti gli attori della partita Finpiemonte senza sentirmi obbligato o vincolato per la mia militanza attiva nel partito”. Prelude a possibili rivelazioni, a circostanze legate alla gestione e all’operato della finanziaria regionale e alla dirigenza di piazza Castello, l’ex presidente ora anche ex dirigente della Lega? E quanto c’entra nelle dimissioni che lasciano senza guida il partito alessandrino il travaglio interno alla Lega?

Molina non è certo un acceso sovranista, tantomeno un leghista attratto da sirene destrorse. Il suo abbandono a pochi mesi dalle elezioni e con una campagna elettorale da approntare certamente non vede la Lega, nella città del suo capogruppo alla Camera, pronta con un successore. Gli stessi vertici del partito ieri, a fronte della decisione di Molina, non negavano l’assenza di un successore pronto.

Oggi da via Bellerio, dove la questione Salvini-Giorgetti è l’atteso piatto forte della discussione con esiti tutti da scoprire, dovrebbe uscire la data dei congressi. Il Capitano ha detto ai suoi che si faranno entro la fine dell’anno, ma anche questo lo si scoprirà in giornata. Nel frattempo Alessandria resta con una Lega formalmente senza guida, con quella lettera di dimissioni da leggere tra le righe con attenzione anche e soprattutto a Torino.

print_icon