VERSO IL 2024

In Europa porte chiuse alla Lega. Tajani fa infuriare Salvini

Alla due giorni romana del Ppe il vicepremier detta le condizioni all'allargamento dell'alleanza. Paletti invalicabili al Carroccio che si trova in (cattiva) compagnia di sovranisti, euroscettici e nazionalisti vari. Dura replica: "Governate male l'Ue da decenni"

L’Europa spacca il centrodestra italiano. A un anno esatto dalle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo è scontro aperto tra Forza Italia e Lega. A dar fuoco alle polveri è il solitamente mite Antonio Tajani che a margine della due giorni romana del Ppe rivendica la centralità del partito azzurro nella famiglia popolare e pone le condizioni di quell’alleanza che nelle intenzioni dovrebbe segnare un ribaltamento degli attuali rapporti di forza. “Faremo di tutto perché possa esserci un cambio di maggioranza, con una maggioranza formata da Popolari, conservatori e liberali”, ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri. Ma il numero due di Forza Italia ha anche fissato paletti all’allargamento della coalizione che, nei fatti, precludono l’ingresso al partner di governo leghista: “La possibile alleanza può essere fatta tra conservatori, liberali e popolari. Non è possibile fare un’alleanza con il gruppo di Identità e Democrazia”, ovvero il gruppo sovranista, euroscettico e di estrema destra nel quale siede la rappresentanza di Matteo Salvini a Bruxelles.

“La Lega è molto diversa da Afd (la formazione nazionalista tedesca in Id con i francesi di Marine Le Pen, ndr) – ha proseguito Tajani – e deciderà cosa fare, se rimanere in quella famiglia politica o fare altre scelte. Rispetto la volontà di quel partito e toccherà a loro decidere cosa fare. Siamo alleati in Italia, e le questioni europee riguardano le famiglie europee. In Italia lavoriamo bene insieme e siamo in una coalizione solida”.

Parole che hanno fatto volare la mosca al naso della Lega. Una nota, verosimilmente concordata con il Capitano, Marco Zanni, presidente gruppo Id, e Marco Campomenosi, capo delegazione del Carroccio, non usa troppe perifrasi: “I Popolari, quelli che da decenni mal governano in Ue a braccetto con socialisti e sinistra? No, grazie. Dobbiamo prendere atto, forse, che il Ppe preferisce continuare il cammino con Macron e le sinistre e la maggioranza Ursula. La Lega è al lavoro per contare di più in Europa e cambiare questa Ue che non funziona, partendo proprio da quelle regole che colpiscono l’Italia che socialisti e popolari hanno promosso e votato in questi anni. Noi vogliamo rimediare a tutte le scelte sbagliate che penalizzano imprese, lavoratori e famiglie italiane, non unirci a chi ha ridotto l’Europa così”. Insomma, l’operazione cui tiene tanto Giorgia Meloni, al netto degli ostacoli di una parte significativa dei popolari tedeschi e della freddezza dei liberali, in Italia è destinata ad allargare il solco con l’alleato Salvini. Da qui al 9 giugno del prossimo anno, giorno in cui si voterà per le europee, le fibrillazioni non mancheranno.

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