GIUSTIZIA

Inaugurazione dell'anno giudiziario,
Costa: "Rito inutile, solito rimpallo"

Nessun cenno alle accuse trasformate in sentenze, agli errori giudiziari, alla custodia cautelare abusata, alle nulle responsabilità per chi sbaglia. Cerimonie, come quella di Torino, in cui "ciascuno spiega quanto è stato bravo e attacca l'altro"

All’indomani dell’assoluzione di Beniamino Zuncheddu, il pastore sardo assolto nel processo di dopo essere rimasto in carcere per più di 30 anni per la strage di Sinnai, “le inaugurazioni dell’anno giudiziario avrebbero dovuto affrontare il tema delle accuse trasformate in sentenze, degli errori giudiziari, della custodia cautelare abusata, delle nulle responsabilità per chi sbaglia. Purtroppo, nessuno di questi temi è stato all’ordine del giorno, e le cerimonie sono risultate inutili riti, in cui ciascuno spiega quanto è stato bravo e attacca l’altro”. Una liturgia, quella denunciata da Enrico Costa, deputato di Azione, ex ministro e vice guardasigilli nel Governo Renzi, che si è ripetuta stancamente stamattina anche nella cerimonia al Palazzo di Giustizia di Torino. I soliti e sempre più angoscianti cahiers de doléances, le poco convincenti “difese d’ufficio” della politica.

“Nessuna azienda privata potrebbe raggiungere i proprio obiettivi con il 50% del personale: in molte procure del distretto e in particolare a Cuneo, Alessandria, Novara, Asti, Vercelli e Ivrea la scopertura effettiva del personale supera il 40%, molte sono costrette a ridurre i servizi e a breve la situazione sarà insostenibile per tutte”. Una situazione allarmante, quella descritta suo intervento il procuratore generale di Torino Sabrina Noce, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. “Nel frattempo – ha continuato il pg – la legge di stabilità e la legge di bilancio non prevedono investimenti per la giustizia, nemmeno un euro di risorse e soprattutto nulla per il personale”.

Il tasto dolente è sempre quello: il rapporto con il potere politico e l’esecutivo. “Oggi è un giorno particolare, il Giorno della Memoria – ha esordito nella sua relazione il presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti – che serve per ricordare l’immane tragedia dell’Olocausto e anche noi dobbiamo ricordare che la nostra Repubblica è fondata su una Costituzione che è stata una conquista del popolo italiano e, come tutte le conquiste, anche lo stato di diritto non può essere dato per scontato, va difeso da ogni suggestione autoritaria, come purtroppo sta scadendo nel mondo e anche all’interno della stessa Ue, ove l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri, così come la libera informazione, è stata oggetto di provvedimenti diretti a limitarne la funzione di garanzia per tutte le persone”. Perché questo ruolo di garanzia sia assicurato occorre però che “anche all’interno degli stati democratici la magistratura sia posta nelle condizioni di rendere un servizio giustizia efficiente ed efficace. E se i magistrati hanno rivolto e rivolgono delle critiche verso governi di ogni colore politico lo hanno fatto e lo fanno solo per avere migliori strumenti di lavoro che per i magistrati sono le leggi approvate dal Parlamento e tutte le norme comunque dettate dalla politica”. E poi la stoccata, come da copione: “Invece – ha proseguito – anche una lettera siglata da tutti i presidenti delle Corti d’Appello d’Italia rivolta al ministero e ai presidenti dei due rami del Parlamento per invocare una norma transitoria sulla eventuale riforma della disciplina della prescrizione dei reati, è stata ritenuta da taluni un indebita intromissione nei lavori del Parlamento piuttosto che una doverosa e necessaria collaborazione istituzione quale essa era, di fatto è nelle intenzioni degli estensori”. Se non indebita, certamente una ingerenza dal forte connotato politico.

“I magistrati – ha osservato ancora Barelli – chiedono solo di essere messi nelle condizioni di applicare le leggi e di rispettare i termini processuali stabiliti dalle norme perché vogliono rendere un servizio efficiente ed efficace alla società italiana ma il risultato non dipende solo da loro perché tutte le riforme, anche quelle emanate con le migliori intenzioni, devono essere tradotte in pratica e le conseguenze possono essere diverse da quelle previste in teoria. Per cui – ha ribadito – occorrerebbe prevedere prima quale sia l’impatto delle riforme sul sistema giudiziario, magari coinvolgendo maggiormente chi lavora sul campo e può conoscere meglio gli effetti delle nuove norme. Ove possibile, poi, sarebbe bene sperimentare le novità presso qualche ufficio per poi aggiustare il tiro”.

Le carenze di organico dei vari uffici riguardano soprattutto i magistrati: in Italia ne mancano oltre 1600 su poco più di 10.500. Emorragia anche per il personale amministrativo, con scoperture negli organici dal 20% al 50% sia negli uffici giudiziari che in quelli requirenti del Piemonte. E, inoltre, molto elevata è anche l’età media, attorno ai 55 anni. In più, molti giovani funzionari, cancellieri e assistenti dopo essere stati assunti a tempo indeterminato si trasferiscono in altre amministrazioni pubbliche come l’Inps o l’Agenzia delle entrate. Il risultato è che nei 13 uffici giudiziari del distretto mancano assistenti, cancellieri e pure dirigenti amministrativi. Per non dire dei carichi di lavoro: la Corte d’appello è oberata da quasi 17mila provvedimenti a fronte dei 13.500 nel 2019.

Un quadro nel quale spicca, per problematicità, la Procura di Ivrea che è “la peggiore in Italia” per scopertura di organici (“circa il 90% rispetto al fabbisogno”) e incombenze. Un contesto “desolante” in cui “devo segnalare due aspetti di straordinaria gravità: la mortificazione delle aspettative di giustizia dei cittadini del circondario e il fatto che ciò sia noto alla criminalità locale, che, come emerge da alcune intercettazioni telefoniche, sceglie obiettivi che rientrano nella competenza della procura. Forse il legislatore dovrebbe interrogarsi sull’opportunità di mantenere una struttura giudiziaria in una città non capoluogo di provincia, con tutti i problemi che ne conseguono”, ha denunciato il pg Noce. “La politica ha pensato all’uccisione dell'orsa ma non ai gravi problemi degli uffici giudiziari di Ivrea, e a cambiare la situazione non è bastato nemmeno il clamore destato dall’incidente ferroviario di Brandizzo”, ha proseguito. “Voglio ricordare che in quel periodo è stato convertito il cosiddetto decreto Caivano, con il quale il legislatore, per accontentare l’opinione pubblica, commossa per l’uccisione di un’orsa, ha inserito l’aggravante speciale per l’abbattimento dell’orso marsicano rispetto a quello Trentino. Non è bastato invece il clamore suscitato dalla strage di 5 lavoratori sui binari di Brandizzo”.

Da qui, per Barelli, la necessità di promuovere una legge di revisione della circoscrizione di Ivrea poiché '”il tribunale, ma anche la procura, definita la peggiore d’Italia per il carico di lavoro pari a circa 1900 fascicoli per ogni pm, è nato male sin dalla riforma della geografia giudiziale, ovvero già sottodimensionato rispetto agli affari e al bacino di utenza, pari a circa 520.000 persone, il secondo del Piemonte, e senza neppure la prestazione della presenza di un dirigente amministrativo nell’organico del personale”. Allora quale ultima ratio “si chiede al ministero di farsi promotore una legge di (nuova) revisione della circoscrizione di Ivrea a cui andrebbe tolta tutta la cintura dei comuni più prossimi a Torino, lasciando gli attuali organici al tribunale di Ivrea. Solo così si potrà risolvere definitivamente il caso Ivrea che è diventato un caso nazionale dopo i gravi fatti di Brandizzo e della caduta dell’aereo delle Frecce Tricolori”.

Ma se i magistrati vedono nero, il Governo scorge “la luce in fondo al tunnel, in termini di risultati positivi. Continueremo a migliorare le performance della giustizia italiana. Entriamo in una fase nuova della giustizia, volano di sviluppo e non zavorra come è stato per troppo tempo”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, spedito a Torino a rappresentare l’esecutivo. “Abbiamo raggiunto significativi risultati nell’abbattimento degli arretrati, con una riduzione del tempo di definizione dei processi. Si tratta di risultati positivi che non considero scontati, abbiamo anticipato i risultati che avevamo concordati con l’Europa”. Per l’esponente di Fratelli d’Italia a via Arenula “il 2023 è stato il primo anno di attuazione delle riforme per l’efficienza del processo penale e del processo civile. L’impegno per l’efficientamento del sistema giudiziario ha prodotto primi significativi risultati, niente affatto scontati. Sono risultati sicuramente da consolidare, ma più elementi inducono ad essere fiduciosi. In primis – ha aggiunto Delmastro – l’immissione di nuove risorse, attuata mediante un significativo piano di assunzioni per la copertura delle piante organiche”. Le parole del sottosegretario hanno suscitato la reazione piuttosto stizzita del pg Noce: “Le dichiarazioni del sottosegretario sembrano un altro film”, ha detto nell’intervento salutato dai presenti con un lungo applauso e dal grido “brava”.

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