25 aprile, a Torino prima cerimonia senza Bruno Segre in via Asti

Contro il muro sbrecciato, tuttora crivellato dai colpi dei proiettili con i quali qui venivano uccisi gli antifascisti, si è tenuta oggi in un cortile della semidiroccata Caserma Lamarmora di Torino l'annuale cerimonia per ricordare la Resistenza e le sofferenze subite fra queste mura da chi si opponeva al regime di Benito Mussolini. E' stata la prima celebrazione senza Bruno Segre che, come affermava lui stesso con ironia, qui aveva "soggiornato" nel 1944 all'età di 26 anni, e vi era stato torturato. Nel cortile della Lamarmora riaperta per l'occasione, i gonfaloni del Comune, della Regione e della Città metropolitana, confusi in una selva di bandiere e di altri gonfaloni, in rappresentanza delle associazioni d'arma, dei partigiani e dei deportati. Boris Bellone, successore di Segre alla presidenza dell'Anpia, l'Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, ha ricordato nel suo intervento che "la democrazia va difesa, è sempre in pericolo, e i giovani devono sapere cosa è successo durante il ventennio fascista". La caserma fu edificata per ospitare i Bersaglieri, ma dal 1944 divenne il più temuto fra i 18 luoghi di detenzione per gli interrogatori dei partigiani a Torino. Qui il comandante Giovanni Cabras, avvalendosi di numerosi carnefici, fece sottoporre a torture indicibili i ribelli che catturava, le cui urla venivano udite durante la notte dagli abitanti della zona. "Questi luoghi - sottolinea il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Daniele Valle, che ne presiede il Comitato Resistenza e Costituzione - sono per noi pietra di scandalo che ci impegnano a coltivare la memoria e a tramandarla, soprattutto ora che i testimoni diretti stanno venendo meno". "Commemorare senza Segre la tragedia avvenuta in questo luogo nel periodo nazifascista - aggiunge il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia - è un doppio dolore. Qui si è scritta una bruttissima pagina della nostra storia. Il Comitato Resistenza e tutto il Consiglio regionale da sempre hanno lavorato tenere lontani i rigurgiti nazifascisti e per difendere gli atti democratici, affinché episodi del genere non avvengano mai più".

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