Rai, il Prix Italia sempre a Torino

È necessario operare affinché la kermesse scelga come sede permanente il capoluogo piemontese. Un’opportunità per l’azienda e per la città

Il Prix Italia che si svolge in questi giorni a Torino è una grande opportunità per il futuro della Rai nel capoluogo subalpino. Una vetrina internazionale per la Rai e la sua multiforme produzione ma anche, e soprattutto, per la città che lo ospita. Ora, per non ricadere nella vecchia lamentela, molto provinciale  e stanca, di quelli che si sono visti sottrarre col tempo i tesori di famiglia, è bene ricordare che il rilancio del servizio pubblico a Torino passa anche attraverso la presenza stabile del Prix Italia. Una scelta, questa, che si aggiungerebbe alla qualificata produzione giornalistica regionale e nazionale, alle svariate produzioni già in atto al Centro – anche se richiede maggior continuità e potenziamento -, al ruolo importante e strategico che svolge il Centro Ricerche. E il Prix Italia può rappresentare un aspetto che qualifica ulteriormente la Rai a Torino per la sua qualità e l’autorevolezza della sua produzione.

 

Proprio in questi giorni il vero patron del Prix – Giovanna Milella – e il Sindaco Fassino si sono espressi in questa direzione. E il Presidente Garimberti, intervenendo al concerto inaugurale della manifestazione, si è detto d’accordo sostenendo, però, che la decisione finale deve ancora essere assunta dall’organo preposto, cioè dal Cda di viale Mazzini. Ora, nel rispetto delle procedure richieste e nella piena discrezionalità del Cda della Rai, è indubbio che si tratta di una scelta squisitamente politica riconducibile alla sola volontà dell’azienda. Del resto, la posizione di quelli che frenano su Torino è dettata da motivazioni puramente campanilistiche. E cioè, si vorrebbe un Prix “itinerante” per potersi svolgere in più città e senza concentrarlo nella sola Torino. Un disegno legittimo ma, appunto, puramente politico. Ecco perché la presenza del Prix Italia a Torino adesso deve diventare una realtà, senza ulteriori balbettamenti ed equivoci. Anche perché i vari tasselli si tengono l’un l’altro. Se Torino è la culla della Rai non può ridursi ad un fatto nostalgico e passatista utile solo per il reparto delle Teche Rai. Abbiamo sempre sostenuto che il futuro e la stessa prospettiva della Rai è legata alla sua capacità di trasformare l’azienda in una sorta di “capitale reticolare”, e cioè saper valorizzare le varie eccellenze disseminate nel territorio. Se Milano, ad esempio, per ragioni logistiche ed organizzative, può essere il luogo più funzionale per determinate produzioni televisive, Torino è una “piazza” che si caratterizza non  solo per svariate produzioni giornalistiche, scientifiche e di settore, già fortemente avviate, ma anche per manifestazioni e rassegne culturali che incrociano la vocazione della città che si è arricchita in questi ultimi anni.

 

E il Prix Italia a Torino, quindi, diventa un tassello importante nel mosaico nazionale della Rai. E, visto che la scelta è puramente discrezionale e non legata ad altri fattori, il Presidente Garimberti e l’intero Cda adesso devono sciogliere il nodo. Non c’è alcun elemento ostativo, visti anche la presenza del pubblico e il gradimento della critica di questa ultima edizione. Una scelta, quindi, che non può più tardare accampando motivazioni di carattere burocratico o meramente formale.

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