Caro Mattarella, c’è un’altra Torino

La città è più bella ma anche più povera. La situazione sociale delle periferie è pesante. Per la prima volta nel dopoguerra sentono la crisi e il calo del fatturato artigiani, commercianti, ristoratori e i professionisti. Sotto le luminarie si soffre

Carissimo Presidente,
ieri ero a Napoli per un convegno sui trasporti ma il mio amico Giorgio Merlo mi ha detto che hai fatto un bel discorso alla Assemblea dei Sindaci. Mi fa molto piacere anche il Tuo giudizio sulla Città in cui vivo da anni ma proprio per questo e per l’amicizia che ci lega, dai tempi del Governo Goria, so quanto Tu sia sensibile ai problemi sociali che Torino negli ultimi 15 anni sono molto cresciuti. Torino è la Città in Italia in cui il pil procapite è calato di più dal 2000 ad oggi. Gauguin diceva: “chiudo gli occhi per vedere”. Qui ho l’impressione che non Ti abbiano fatto vedere l’altra Torino.
 
Torino, caro Presidente, non ha mai avuto una disoccupazione giovanile così alta, è la Città italiana con il maggior numero di cassaintegrati, è ai primi posti per la insicurezza. La metà dei suoi pensionati, secondo una ricerca della Uil, non arriva a fine mese. I quartieri periferici sono stati ben rappresentati dalla dichiarazione dell’Arcivescovo Nosiglia: “la metà della Città che sta bene non si accorge della metà della Città che sta male”. Torino in questi anni ha perso molti centri produttivi che non sono stati sostituiti con altre iniziative economiche importanti, salvo qualche centro commerciale.
 
Torino è più bella ma anche più povera. La situazione sociale delle periferie è pesante. La situazione dei campi Rom è stata definita da Mons. Nosiglia da “quarto mondo”. Per la prima volta nel dopoguerra sentono la crisi e il calo del fatturato artigiani, commercianti, ristoratori e i professionisti. La notizia che la Telecom sta per passare sotto il controllo di alcuni finanzieri francesi, oltre a preoccupare tutti per il ruolo sensibile della società telefonica, rammarica molto la Città dove e nata. Ai tempi della Dc, caro Presidente, non solo Donat-Cattin ma anche il Vescovo e il sindacato cattolico si sarebbero mobilitati.
 
Certo le luminarie rendono strabiliante il centro della Città cui hanno lavorato nel ’600 e ’700 importanti architetti e urbanisti tra cui il Tuo corregionale Filippo Juvarra, l’architetto delle Capitali, ma occorre vedere anche quello che, come da abitudini che datano del ventennio, non si fa vedere all’Autorità in visita alla Città. Abbiamo bisogno di nuovi motori di crescita. Due di questi sono la Tav e il Terzo Valico che ci daranno un ruolo nella logistica, un settore ad alta intensità di occupazione.
A presto caro Presidente  e buon lavoro, di cuore.
Tuo,
Mino Giachino

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