Le prossime mosse di Renzi

Fino al 30 di aprile tutto resterà fermo, Renzi deve prima incassare il risultato delle primarie, che era abbastanza scontato, come stanno dimostrando i congressi di circolo. Soltanto dopo si completerà la correzione della manovra sui conti pubblici, qualora l’Unione Europea, cosa probabile, dovesse dimostrarsi risoluta, e si tornerà a parlare di legge elettorale, oggi finita su un binario morto. Intanto Renzi, che dispone di una potenza di fuoco mille volte superiore a quella dei suoi competitori (che hanno messo nel conto che perderanno), deve vincere bene il Congresso, per mettere in un angolo Orlando ed Emiliano, ma soprattutto Orlando, e concludere la trasformazione del Pd in PdR.

Solo dopo il 30 di aprile si affronteranno le questioni volutamente lasciate in sospeso. Renzi, anche perché Orlando non ha la credibilità politica per opporvisi e per denunciarlo, si comporta sulla manovra aggiuntiva di 3,4 mld di euro impostaci dall’Europa come se lui, nei tre anni precedenti non fosse stato a Palazzo Chigi e la correzione dei conti non dipendesse dalle politiche di bilancio del suo governo.

Naturalmente tutti glielo lasciano fare, a partire da Gentiloni. Che l’Italia avesse sforato i conti è cosa arcinota, così come è  arcinoto che il governo Renzi non fosse stato messo con le spalle al muro perché c’era il referendum costituzionale e la Commissione europea non voleva crearli problemi. E noto, altresì, come l’Italia, e per essa il governo Renzi, abbia utilizzato nel modo peggiore la flessibilità concessaci  dall’Europa, ai fini di ottenere un maggiore consenso elettorale. Lo ha detto, e  io sono d’accordo con lui, Enrico Letta che di Europa se ne intende, diversamente da Renzi che ha solo saputo fare finta di alzare la voce.

Poi c’è la nuova legge di bilancio 2018 che si annuncia assai pesante per l’eredità del governo Renzi e per la difficile situazione dei conti, ma guai a parlarne perché entrambe potrebbero indebolire l’ex presidente del Consiglio nella sua corsa per riconquistare la segreteria e consentire un discorso di verità sugli errori che sono stati compiuti e sui conti dello Stato.

L’altra cosa di cui non si vuole parlare è della nuova legge elettorale. Prima tutti protestavano contro la Corte Costituzionale per il ritardo con cui era stata emessa la sentenza, che ritardava la discussione e l’approvazione della riforma, oggi che la parola è passata al Parlamento, più nessuno ne parla. Il Pd propone di recuperare il Mattarellum, e questo è giusto perché è una legge che aveva dato buona prova di se ma limitarsi a riproporla, nonostante il diniego di metà Parlamento, è un altro modo per non fare la riforma. Anche in questo caso Renzi ha tutto l’interesse a tenere le cose ferme in attesa di conoscere l’esito delle Primarie, che lui ha bisogno di vincere creando una forte distanza tra lui e il suo diretto inseguitore. A quel punto, forte del risultato detterà ancora di più le sue condizioni al governo Gentiloni e al partito; sulla politica di bilancio per non pagare dazio alle prossime elezioni e sulla legge elettorale, riproponendo la questione dei capilista bloccati.

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