Renzi è già il vecchio

Il Pd è libero di fare ciò che vuole e di ritenere che Renzi sia ancora un leader vincente. I fatti per la verità dimostrano il contrario anche se la speranza è l’ultima a morire. Del resto ha appena vinto le primarie che proprio lui ha voluto che si svolgessero prima di questa seconda tornata delle Amministrative, perché in caso contrario la sua riconferma sarebbe stata assai problematica visti i risultati, peraltro previsti.

Nella testa di Renzi e di coloro che lo sostengono, che sono ormai la maggioranza degli iscritti al Pd, vi è la convinzione che il loro leader possa tornare a Palazzo Chigi. I fuochi di artificio di questi giorni su immigrazione ed Europa si spiegano cosi. Renzi si comporta come se il partito che lui dirige non fosse già al governo, come se Gentiloni non fosse un uomo del Pd, come se Padoan non fosse un Ministro dell’economia di un governo a guida Pd.

Le sue proposte e il suo populismo mettono in difficoltà il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’economia? Non gliene può frenare di meno. È convinto che la sfida del governo si vinca sul terreno di chi la spara più grossa, ed essendo convinto di essere il migliore comunicatore in circolazione, ha la presuntuosa certezza che questo faccia la differenza. Per di più è circondato da persone (Ricci, Martina, Richetti, Rosato, Boschi, Bonafè, Moretti, molti dei quali hanno cambiato il cavallo in corsa per stare col fantino vincitore) che gli fanno credere che lui è “uno statista”. Si sono persi milioni di voti, ma cosa volete che sia.

Nella prossima campagna elettorale si confronteranno e scontreranno tre populismi, quello di Renzi, quello di Grillo e quello di Salvini. Per tutti e tre l’importante sarà vincere non convincere sulla base di una proposta politico-programmatica capace di misurarsi con le sfide del Paese. Per questo serve una forza che sappia mettere in campo una proposta di governo alternativa.

Renzi non è più credibile. Quando lo vedono con quel suo comportamento tronfio alla tv, molti  girano canale perché è considerato un politico inaffidabile. Non lo sarà naturalmente per il Pd e una parte degli elettori di questo partito, ma viene considerato un bugiardo, divisivo e, quindi poco credibile, dalla restante parte degli elettori di sinistra. Tre anni fa lui ha avuto una forte grande opportunità, ma se l’è giocata. E oggi appare come il vecchio, un vecchio che messo alla prova del governo ha fallito e che, soprattutto, campa di bugie. Non basta essersi dimesso dopo il referendum che, per via della sua innata presunzione voleva trasformare un plebiscito, per acquistare una nuova verginità politica.

A maggior ragione se si considera che aveva dichiarato, non solo che si sarebbe dimesso per poi ricandidarsi, bensì che avrebbe “abbandonato la politica”. Soprattutto se si fa un bilancio veritiero della sua fallimentare azione di governo.

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