Una decisione poco chiara

Ancora sull'uscita dal patto di stabilità del Comune di Torino. Ci chiediamo perché il sindaco solo qualche mese fa ha deciso di vendere il 40% delle partecipate proprio per evitare lo sforamento

Spieghiamo perchè, dal nostro punto di vista, non è una decisione rivoluzionaria, perchè è contraddittoria e perchè è giusta a metà. "Questo patto di stabiltà è stupido e perciò non lo rispetteremo". Lo ha annunciato il Sindaco Piero Fassino nel corso della conferenza stampa di fine anno. In questo modo la città sforerà i limiti stabiliti dalle leggi nazionali che impongono tetti di spesa agli enti locali. Quello che ci sentiamo di dire è che non c'è nulla di rivoluzionario nella decisione di Fassino, che sembra se non concordata, cogliere una decisione che il Governo Monti assumerà nelle prossime settimane, in un momento caratterizzato dalla paura della recessione e per dare un segnale alle imprese, in particolare a quelle che attendono pagamenti per l'esecuzione di opere o per i servizi eseguiti per conto dei comuni.

 

In sostanza Fassino con la sua decisione non fa tremare il Governo, ma ha agito anticipando una decisione che il governo ha in mente. Quello che non riusciamo a capire è perchè il Sindaco ha agito senza consultare gli alleati che hanno reagito con veemenza. A questo proposito c'è da registrare il silenzio del Pd. Per quanto ci riguarda, se da una parte condividiamo il concetto sulla stupidità del patto, dall'altra non comprendiamo la scelta, visto che pochi mesi fa il Sindaco motivava la necessità di dover vendere il 40% delle aziende di proprietà comunale proprio per evitare di sforare il patto di stabilità. Per questo c'è qualcosa che non riusciamo a capire nell'azione di anticipo del Sindaco, da una parte vende quote delle Aziende per evitare lo sforamento, decide con la Giunta aumenti a raffica come la stangata sulle tariffe dei mezzi pubblici e in prospettiva, in previsione del bilancio preventivo, l'aumento dell'irpef e della tarsu.

 

Ma vediamo le conseguenze positive e negative dell'uscita dal patto. Non saranno tagliati servizi ai cittadini per 125 milioni e si eviteranno dilazioni nei pagamenti alle imprese per 200 milioni. Ci sarà , però, la riduzione del 3% (circa 30 milioni di euro) di trasferimenti statali, il divieto di contrarre mutui, il blocco delle assunzioni e la riduzione del 30% delle indennità degli amministratori. Quest'ultima voce, secondo noi, è quella che ha fatto infuriare gli alleati contro il Sindaco. Per concludere, secondo noi, la sceltà del Sindaco è giusta a metà, è contraddittoria rispetto a quanto affermava qualche mese fa, sarebbe stata condivisibile sul piano politico, se fosse stata fatta insieme ad altri grandi comuni, per costringere il governo a cancellare il patto di stabilità con l'eliminazione contestuale delle conseguenze negative che sono molto pesanti, in particolare il blocco delle assunzioni e il divieto di contrarre mutui. Cercheremo, comunque, di capire, nei prossimi giorni, cosa ha realmente spinto il Sindaco ad assumere questa decisione.

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