Un Paese da risollevare

Esigere le tasse da artigiani e commercianti dopo la chiusura per il lockdown e la crisi economica mordente di questi ultimi dieci anni è immorale. Se lo Stato è senza soldi non è certo colpa degli italiani che lavorano e risparmiano ma è colpa di una serie di governi che hanno portato il Paese a essere e a diventare quello che è. Non si può pensare di risanare il Paese se a capo ci sono gli stessi personaggi e le stesse speculazioni. È giunto il momento di avere delle risposte, morali, civili e culturali, risposte che devono arrivare senza filtri ideologici, continuare di questo passo si arriverebbe alla barbarie finanziaria e sociale.

La politica ha bisogno di ritrovare quella percezione di futuro che ha perso, lavorare per crescere e non per tirare a campare . La società si rispecchia in quello che la politica rappresenta. Per uscire da questo guado senza contraccolpi si può, se l’arte di governo fa un passo indietro e trova l’umiltà di chiedere scusa a un Paese svigorito. Bisogna avere coraggio di cambiare guardando a alla nostra storia, ai beni materiali e culturali che possediamo. Siamo un Paese che dovrebbe avere l’ardire di chiudere l’Ilva e aprire le spiagge, ripulire i mari, donare al mondo tutto quella fortuna culturale che ci circonda, creando una formazione sociale che ci rappresenti. Tutto ciò attraverso la scuola, un’istituzione che non funziona da anni o funziona male. Inutile raschiare il barile di una società annullata dall’analfabetismo di mercato, tutto ciò può soltanto portarci all’arretratezza, non certo a una crescita formativa per un Paese civile.

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