Torino-Lione e l’Italia del fare

Non è solo un'opera strategica per il sistema dei collegamenti e indispensabile per ridare fiato all'economia. Su questa realizzazione è in gioco la nostra credibilità

La Torino-Lione, linea ad alta velocità nella tratta alpina del corridoio 5, è una delle grandi direttrici che costituiscono la Ten-Trasporti (Transeuropean-network).

Le ragioni dell’adesione dell’Italia alla rete Ten sono molteplici. Innanzitutto la nostra partecipazione all’Unione Europea che ha sviluppato il programma delle reti. Non dimentichiamo che il sistema Ten comprende oltre ai trasporti l’energia e le telecomunicazioni. In questo ambito è ovvio che una infrastrutturazione del territorio europeo è un interesse non solo italiano. Perciò non è comprensibile il rifiuto delle realtà locali che affermano la proprietà del loro territorio, peraltro in termini ultimativi e violenti.

 

L’Italia ha poi una necessità ormai ampiamente conclamata di aprirsi con vie di comunicazione moderne al cuore della Europa e di completare almeno a Nord l’unica linea ad alta velocità che collega oggi Torino con Napoli. Noi sosteniamo che dovrebbe arrivare anche a sud fino a Palermo.

Sappiamo che oltre il 70% dei nostri scambi è all’interno dell’Europa e pertanto è indispensabile che essi possano avvenire nei modi che la tecnologia, ovvero le conoscenze scientifiche, ci consentono di fare nell’epoca che ci è dato di vivere. E ciò perché con questi sistemi la mobilità avviene con maggiore sicurezza, con risparmio di tempo e di energia, non solo con costi minori. L’Italia ha poi un estremo bisogno - si dice oggi - di crescere, e ciò può avvenire soltanto con il fare. Non ci saranno più posti di lavoro per i giovani, non avremo servizi aggiuntivi e migliori se non aumenteremo i redditi delle persone e delle famiglie, se non produrremo più ricchezza. Per ottenere questo risultato sarà importante portare a compimento liberalizzazioni, semplificazioni, migliorare la classe dirigente, disboscare caste e quant’altro, ma intanto è necessario realizzare opere strategiche.

 

In passato siamo stati grandi quando abbiamo saputo costruire, perché in questo modo ci siamo appropriati delle conoscenze che ci hanno permesso di spingere la nostra ricerca e sviluppare settori straordinari. E’ così che eravamo fra i primi nella trazione, nell’energia (nucleare compresa), nella chimica, nelle costruzioni (realizzavamo gallerie, dighe, autostrade e ferrovie in tutto il mondo). Dobbiamo cercare di ritornare ad essere, se non quello che eravamo, almeno tra i primi concorrenti. Il lavoro di quegli anni ci consente ancora oggi di essere una delle prime dieci economie del mondo.

La Torino-Lione è una tappa della rete della mobilità italiana ed europea, ma può rappresentare per il nostro Paese una concreta affermazione della volontà nazionale di dare contenuto alle enunciazioni di fare ricerca e sviluppo, creando  le condizioni concrete per avere più ricchezza, e perciò più lavoro per tutti.

print_icon