GRANDI EVENTI

M5s mina la pax olimpica
Appendino sotto schiaffo

La mediazione non tiene. Il fronte del No ai Giochi può contare ancora su tre consiglieri. Ma la sindaca tiene duro: "Domani spediamo il dossier". Resa dei conti nel gruppo dopo la seduta del Consiglio

Il lavoro di mediazione, durato una settimana, è rimasto in piedi poco più di un giorno. I 12 pilastri su cui erigere le Olimpiadi a Cinquestelle sono crollati sotto i colpi di chi resta contrario e annuncia, come Daniela Albano, che mai voterà un provvedimento a sostegno dei Giochi. Non è bastata neppure la missione in terra subalpina di Luigi Di Maio per ottenere quantomeno una tregua. Durante la discussione in Sala Rossa la maggioranza torna a spaccarsi: sono almeno tre i consiglieri che, nonostante sette giorni di discussioni chiusi con una sintesi che sembrava accontentare tutti, restano sulle barricate, contrari alle Olimpiadi, senza se e senza ma. La prima a rompere il fronte è Maura Paoli: “La mia speranza è che i nostri paletti convincano Cio e Coni a non scegliere Torino” afferma, svelando quello che, forse, era fin dall'inizio l'obiettivo di alcuni. Subito dopo anche Albano e Marina Pollicino si schierano contro. Su una posizione vagamente possibilista, tra i cinque dissidenti storici, si spostano solo Viviana Ferrero e Damiano Carretto. Tutti gli altri sono dalla parte della prima cittadina, secondo una posizione ben rappresentata dall’intervento della capogruppo Valentina Sganga: “Io sostengo la sindaca e tutti siamo uniti a dire che l’alternativa ai vostri progetti, fondati sul debito, esiste” dice con voce stentorea e tremolante, rivolgendosi ai banchi del Pd. Monica Amore nel tentativo di prendere le difese della sindaca Chiara Appendino involontariamente le dà una bella mazzata: "Siamo stati noi a chiamare Di Maio, non lei", ammettendo quello che a tutti è parso evidente ma che non doveva essere detto: i consiglieri hanno preteso che fosse il capo del movimento a dare garanzie, delegittimando nei fatti la prima cittadina. Il dato politico, insomma, è che la maggioranza resta spaccata e Appendino ha numeri sempre più risicati e traballanti per portare avanti la sua impresa. Un altro elemento è che pure i cinque consiglieri storicamente contrari ormai non viaggiano più compatti, con Carretto e Ferrero disposti, seppur riluttanti, a sospendere la guerriglia.

E dire che la sindaca ce l’ha messa tutta per ammansire i suoi, aprendo il suo intervento con l’ammissione degli errori, a suo dire, commessi nel 2006. Una concessione che durante il dibattito si è trasformata in un vero e proprio processo all’edizione di dodici anni fa, definita a più riprese "un disastro", nonostante la maggioranza dei torinesi continui ad averne un ricordo positivo. Appendino inizia rivolgendo “un ringraziamento a chi ha espresso dubbi legittimi e ribadito i punti di forza della candidatura torinese che poggia sulla doppia legacy”. Da una parte l’eredità positiva infrastrutturale e impiantistica, dall’altra quella negativa delle spese fuori controllo e del post-olimpico “su cui dobbiamo capire cosa ha funzionato e cosa no”. Annuncia la proposta di indicare nel dossier l’area Thyssen per il Villaggio Olimpico, un’idea contestata dal Pd: “La ex Thyssen è un’area i cui diritti edificatori, ossia la parte edificabile in affaccio su corso Regina è completamente provata, in capo ad Acciai Speciali Terni – afferma il capogruppo Stefano Lo Russo via social -. Non è attualmente servita da nessuna linea di trasporto pubblico ad alta frequenza né, sulla base dei piani e della programmazione trasportistica vigente, lo sarà. Ci si arriva e arriverà solo su gomma. Si tratta di un sito che necessita di imponenti e costose bonifiche ambientali che sulla base della vigente normativa sarebbero totalmente a carico del proprietario privato”. Tanto potrebbe bastare per un nuovo ripensamento (la prima ipotesi, poi scartata, era quella della Manifattura Tabacchi).

Il dossier, come ribadito da Appendino, verrà spedito domani al governo e al Coni. Lo stesso farà Milano. Mercoledì è prevista, invece, la presentazione ufficiale nella sede della Città Metropolitana. La sindaca, insomma, va avanti nonostante tutto e soprattutto nonostante quei compagni di viaggio che l’abbandonano, sfilacciando una maggioranza che ora inizia a spaccarsi anche al proprio interno.

Ora, infatti, sono quelli del Sì ad avere il dente avvelenato. “La mediazione si fa per trovare una proposta unitaria, se tieni in scacco tutta la maggioranza chiedendo delle garanzie e poi resti contrario allora cosa abbiamo perso a fare delle nottate per discutere i paletti?” si chiede retoricamente un consigliere. Sono in tanti a tradire il proprio risentimento durante le parole durissime degli oltranzisti del no: c’è chi allarga le braccia, chi scuote la testa. Un sentimento sintetizzato nelle parole di Marco Chessa, favorevole alle Olimpiadi ma anche incline al compromesso, secondo il quale “La città non si amministra con benaltrismo, provocazioni, guardando sempre indietro e coltivando il proprio orticello”. E infine un appello - “Cerchiamo per una volta di remare tutti insieme nella stessa direzione” – che al momento sembra caduto nel vuoto.  

La tensione è alta, al punto che nel bel mezzo della seduta, quando la sindaca all’improvviso si alza diretta nel suo ufficio scoppia il panico: un paio di consiglieri si alzano, i cronisti la seguono dal corridoio che dalla Sala Rossa porta alla Sala delle Congregazioni fino all’annuncio del suo portavoce Luca Pasquaretta: “E’ andata in bagno!”. Al termine della seduta, viene convocata una riunione di maggioranza per un ennesimo chiarimento: in tre non si presentano - Pollicino, Ferrero e Albano -, il presidente del Consiglio Fabio Versaci abbandona anzitempo deluso per la mancata tenuta del gruppo, Valentina Sganga, numero uno della formazione pentastellata, convinta di essere riuscita a ricompattare i suoi attorno ai fatidici 12 punti per una Olimpiade a Cinque Stelle si ritrova al punto di partenza. La frangia del Sì è sul piede di guerra e la sensazione è che ormai si sia consumata una frattura difficilmente sanabile, mentre c'è chi addirittura parla di nuove defezioni, dopo l'addio di Deborah Montalbano, tra i più critici nei confronti di Appendino durante la discussione in Sala Rossa.

Le opposizioni, intanto, hanno ancora una volta buon gioco a insinuarsi nelle faglie della maggioranza. Tra gli interventi più duri c’è quello del capogruppo dei Moderati Silvio Magliano, secondo il quale “la candidatura per i Giochi del 2026 nasce nella maniera peggiore, con uno psicodramma collettivo e un elenco di dodici punti di stucchevole ovvietà. Appendino si conferma la migliore Sindaca possibile: per Milano, però”. Rivolgendosi alla prima cittadina, Alberto Morano è tranchant: “Lei oggi ha perso la maggioranza, ma ha il sostegno dell’aula – dice -. La candidatura a organizzare le Olimpiadi, dopo il dibattito di oggi, non potrebbe essere più debole” e quindi, per puntellarla, invita Appendino a chiedere “il voto del Consiglio e utilizzi quei numeri per dimostrare la compattezza della città attorno al suo progetto”. Per l’azzurro Osvaldo Napoli la sindaca è stata “di fatto commissariata dal capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, cui è dovuta ricorrere per sedare le liti nella sua maggioranza”, mentre per il segretario del Pd Mimmo Carretta, “oggi Appendino ha parlato solo alla sua maggioranza, usando tutte le parole necessarie per tenerla compiacerla”. Non con tutti, però, ci è riuscita.