EMERGENZA SANITARIA

Unità di crisi, il ritorno di Raviolo

Defenestrato a metà marzo, il medico responsabile del 118 viene ricollocato al vertice della macchina piemontese dell'emergenza. Tra le prime decisioni assunte il trasferimento di alcuni malati di Torino in ospedali di altre province - DOCUMENTO

Lo avevano messo da parte senza troppi complimenti sostituendolo nella guida dell’Unità di Crisi con il geologo esperto di micropalificazioni e frane Vincenzo Coccolo. Adesso Mario Raviolo, medico al vertice della maxi emergenza 118 che governò la sala operativa di corso Marche dall’esplosione dell’epidemia fino al 17 di marzo quando venne destituito, torna al posto di comando. È di poche ore fa l’atto con cui il commissario per le gestione delle politiche sanitarie, nonché direttore del Dirmei, Dipartimento per le emergenze e le malattie infettive, Emilpaolo Manno dispone “di affidare all’area 118 e maxiemergenza regionale la gestione e in coordinamento della Sala Operativa dell’Unità di Crisi”.

Un ritorno, quello del medico cuneese con esperienze all’estero sul fronte della cooperazione e degli interventi in teatri di emergenza, che non sorprende più di tanto e da giorni era di fatto annunciato, oltrechè auspicato proprio da chi sta in prima linea e aveva colto la differenza tra la gestione dell’emergenza delle prime settimane con quella che era seguita.

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Gli interventi “spettacolari” e in prima persona di Raviolo, uno su tutti quello nel convento delle suore di Tortona, avevano fornito il destro a chi non aveva visto fin dall’inizio di buon occhio la sua gestione di polso dell’apparato emergenziale. Per contro il bisogno di avere chi sa prendere decisioni rapide e impartire ordini in barba all’abitudine burocratica imperante in vasti settori della sanità, incominciando dalla dirigenza delle Asl, è diventato condizione indispensabile nell’attuale situazione dove lo scenario muta di ora in ora e il quadro generale della situazione di aggrava soprattutto sul fronte ospedaliero. 

L’ennesima conferma, di cui tutti avrebbero volentieri fatto a meno, è arrivata nella notte e nelle prime ore del mattino quando per evitare il collasso di alcuni ospedali torinesi e preservarli nell’uso di alcuni reparti per le altre patologie, proprio Raviolo ha dato disposizioni e coordinato l’operazione che ha portato a trasferire in altri nosocomi della regione pazienti ricoverati a Torino. È capitato, per fare un esempio, che ammalati del Martini siano stati trasferiti ad Acqui Terme, così come altri in diversi ospedali delle varie province.

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