TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Nessun limite al nostro mandato", sindaci del Pd in forcing su Schlein

Un documento dei primi cittadini dem pronto a trasformarsi in odg alla Direzione nazionale di domani. Il tetto è "una anomalia dell’ordinamento italiano". Questioni di diritto e motivazioni politiche. La segretaria saprà approfittare delle divisioni del centrodestra?

Il documento è del 15 febbraio, da diversi giorni circola tra i sindaci Pd. Finora è stato sottoscritto da almeno una trentina di primi cittadini e potrebbe essere presentato come ordine del giorno domani in Direzione. Nel testo si chiede l’eliminazione del vincolo dei due mandati – “una vera anomalia dell’ordinamento italiano, in quanto è rinvenibile nell’ambito dei Paesi europei solo in Portogallo (tre mandati) e in Polonia” – e di dare mandato ai parlamentari dem di sostenere la riforma in Parlamento. Una presa di posizione, quella dei sindaci Pd, che si inserisce in una vicenda che sta mandando in tilt il centrodestra da un lato e i dem dall’altro. La situazione è nota: la Lega ha presentato un emendamento al decreto-legge elettorale per aprire le porte al terzo mandato (in ballo c’è soprattutto la ricandidatura di Luca Zaia in Veneto), ipotesi bocciata da Fratelli d’Italia. Dall’altra parte della barricata, cioè nel Pd, la segretaria Elly Schlein si è inizialmente schierata contro, salvo fare una mezza retromarcia nelle ultime ore. “Non ci posizione cristallizzate, la discussione è aperta”, la linea emersa dalla riunione della segreteria del Nazareno, sconfessando le parole del capogruppo al Senato Francesco Boccia che ha paragonato presidenti e sindaci al terzo mandato ai satrapi persiani.

L’odg dei sindaci è un documento corposo, di ben 5 pagine, in cui si elencano i motivi per cui è arrivato il momento di superare il tetto dei due mandati introdotto nel 1993, contestualmente all’elezione diretta dei primi cittadini, in una “fase storica caratterizzata da una forte animosità nei confronti del ceto politico e dai timori per le possibili controindicazioni legate all’elemento fortemente innovativo, per il sistema, rappresentato dall’elezione diretta”. Negli anni il vincolo è stato progressivamente rivisto, per cui al momento “per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti non esiste più alcun limite di mandato per i sindaci; per i comuni con popolazione da 5.001 fino a 15.000 abitanti esiste un limite di tre mandati consecutivi; per i comuni con oltre 15.000 abitanti il limite rimane quello dei due mandati consecutivi. Pertanto, la situazione attuale vede una disparità di trattamento nei confronti dei sindaci di 730 Comuni su un totale di 7896 Comuni italiani”, si sottolinea.

Un “assetto differenziato di regole in materia di accesso alla carica di sindaco può rappresentare una violazione di alcune fondamentali previsioni costituzionali” e “contraddistinto da una intrinseca irrazionalità, che non appare ragionevolmente giustificabile alla luce di esigenze oggettive e di sistema”. “Oltre alle questioni di diritto – si legge ancora nel documento – esistono però anche motivazioni politiche per l’abolizione del limite dei mandati ai sindaci e agli amministratori”. Innanzitutto, la “continuità amministrativa” e poi “l’esperienza e competenza” di un “sindaco che ha già servito due mandati”. Ed ancora una “risposta alle esigenze locali” laddove “mantenere un sindaco ben consolidato potrebbe essere la risposta migliore per rispondere efficacemente alle esigenze specifiche della comunità locale”. Inoltre, una “leadership stabile” che aiuta anche a “garantire una certa stabilità politica e istituzionale”. Anche per quello che riguarda “le riforme istituzionali” che hanno bisogno di tempi adeguati “volte a migliorare il funzionamento delle istituzioni locali e promuovere una migliore governance”. E, si sottolinea, “gli stessi motivi per l’abolizione del limite dei mandati dei sindaci, possono essere riproposti per l’abolizione del limite di mandati degli amministratori”. Per questi motivi, si conclude, “si chiede l’eliminazione del vincolo dei mandati per l’elezione degli amministratori e di dare mandato ai parlamentari del Pd di perorare l’indirizzo del presente ordine del giorno in sede di Commissione parlamentare e di Aula”.

print_icon