Cirio da opossum a cuculo

Come insegnano gli ornitologi, il cuculo è una particolare forma vivente con una caratteristica peculiare: anziché costruirsi il proprio nido, si impossessa di quelli altrui e obbliga di fatto altre specie a covare al loro posto. Appropriandosi, nei fatti, del lavoro altrui. La sua strategia è ormai sempre più messa in campo dalla Regione Piemonte, la cui leadership – non avendo nei fatti un pensiero proprio – brilla di marketing e accaparramenti delle altrui idee ed iniziative.

Buon ultimo esempio, in termini temporali, la riunione organizzata ieri nelle Valli di Lanzo dal Presidente e dal Vicepresidente della Regione Piemonte con la ministra Gelmini. Tema: la nuova legge sulla montagna. Svolgimento: “abbiamo fatto tutto noi perché siamo bravi”. Dalla comunicazione emessa ovviamente la Regione Piemonte, attenta a non costruire sul tema non dico un contraddittorio ma almeno un confronto come se le riunioni istituzionali fossero quelle di un solo partito in una curiosa versione subalpina del modello cinese, non cita qualche piccolo particolare. Tipo che siamo in presenza di un disegno di legge. Che lo stesso è stato steso dalla ministra Gelmini riprendendo il lavoro fatto dal ministro Boccia nel precedente governo (la proposta della Strategia Nazionale delle Aree Montane e Interne, inserita nel Pnrr, per intenderci è del Pd!). Omissioni totali anche sul fatto che i fondi stanziati derivano dalla legge di bilancio dello scorso anno, in cui sono stati imputati nel triennale, a seguito delle due giornata degli “Stati Generali della Montagna”. Silenzio totale sulla proposta Pd di rendere stabile il fondo, legandolo ad un gettito fiscale, e di renderlo garantito per legge alle Unioni Montane dei Comuni per evitare che venga usato per la spesa corrente di Stato o Regioni.

Insomma, a Torino si prosegue nella “strategia del cuculo” che prevede di impossessarsi del lavoro “romano” per poi venderlo come propria merce. Eclatanti esempi in questo senso li abbiamo visti nella ripartizione dei fondi alluvionali, o di quelli del Pnrr sulla sanità, che stanno dando vita a modalità da marketing politico da strapaese che fanno rimpiangere il miglior Lauro. Che, almeno, aveva il pregio di distribuire scarpe e pacchi di pasta rispetto ai manifesti, alle letterine o ai comunicati stampa.

Insomma, “Roma” per cui governa la Regione Piemonte esiste solo come capro espiatorio per i propri difetti (vedasi la situazione allucinante dei gettonisti negli ospedali). Quando invece arrivano i fondi europei o statali, per chi governa la Regione Piemonte diventano improvvisamente “fondi regionali” dei quali appropriarsi il merito politico e fare marketing.

Mi auguro che la ministra Gelmini, molto attenta ad assicurarsi il supporto politico e parlamentare del Pd, sappia divincolarsi da questi utilizzo scorretto del lavoro altrui, e sappia riconoscere (al pari di quanto fatto dalla sua collega Carfagna in occasione dell’approvazione a Torino dei progetti pilota della Snai) che i risultati (che nel caso della legge della montagna sono ancora molto lontani dall’essere conseguiti) sono sempre frutto di un lavoro collettivo, e anche di semina. (Ciò valga anche per i fondi delle “Green Communities” oggi assicurate anche per il Piemonte da una legge del 2015 che – del tutto incidentalmente – vide il sottoscritto relatore e presentatore dell’emendamento e nel 2020 soggetto con qualche parte attiva per lo stanziamento di 130 milioni nel Pnrr su questi temi).

Se qualcuno continuerà nella sua “strategia del cuculo”, anziché improntare  la sua azione  ad un rispetto istituzionale e politico, noi proseguiremo nella nostra azione di impegno per i territori e di disvelamenti delle finzioni. Gli esempi, in tal senso, sono fin troppi.

*Enrico Borghi, deputato Pd

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