GRANDI OPERE

"Non fermate il Terzo Valico"

Alla vigilia della mobilitazione del prossimo 9 ottobre, i sindacati ribadiscono le loro posizioni contro il Governo: "Se non verranno subito sbloccati i fondi, 400 posti di lavoro a rischio". Scaramucce tra M5s e Pd. Ravetti: "Impensabile bloccare l'opera"

La mobilitazione è annunciata per il 9 ottobre, quando i sindacati saranno a Roma per protestare sotto la sede del Mit contro il tira e molla di Danilo Toninelli sul Terzo Valico. È l'ennesimo grido d’allarme quello che i rappresentanti dei lavoratori hanno lanciato durante il confronto in Commissione congiunta Trasporti e Attività produttive a Palazzo Lascaris, presieduta da Nadia Conticelli e Raffaelel Gallo, dove sono stati invitati per fare il punto su quei 55 chilometri tra Genova e Tortona, che hanno il compito di collegare il porto del capoluogo ligure con il corridoio europeo alpino, fino a Rotterdam. In ballo ci sono 2.300 posti di lavoro, mentre i fondi per concludere il quinto lotto non sono ancora arrivati e i lavori stanno andando avanti (per il momento) solo grazie a un accordo tra il general contractor, il Cociv, e Rfi. Secondo i sindacati, se non verrà sbloccato subito il miliardo di euro, già disponibile, per il quinto e sesto lotto, in poco tempo salterebbero 400 posti di lavoro.

Il ministro continua a tergiversare, mentre i lavoratori restano in bilico, in attesa di conoscere le risultanze di una fantomatica analisi costi-benefici. In queste ore il sindaco di Genova Marco Bucci, indicato come possibile, anzi probabile, commissario per la ricostruzione, ha chiesto che il Terzo Valico venga inserito all’interno della gestione commissariale, provando così a sottrarlo dalle mani dell’esecutivo, cui i sindacati nazionali chiedono di inserire nel decreto Genova i 791 milioni congelati.

“Il quinto lotto del cantiere è quasi concluso, ora è stato bloccato l’ultimo finanziamento e sul sesto non sappiamo più nulla” afferma Giuseppe Manta della Feneal Uil. La preoccupazione di chi ci lavora in quel cantiere, dove la talpa ha già scavato la metà dei chilometri complessivi, è forte, anche per via delle informazioni spesso contraddittorie provenienti dall’esecutivo dove l’anima leghista, incarnata dal viceministro Edoardo Rixi, continua a professarsi a favore delle grandi opere, mentre i grillini mettono i bastoni tra le ruote, allungano il brodo, costituiscono commissioni e ordinano approfondimenti. Una differenza emersa chiaramente anche durante i lavori della Commissione, nel Consiglio regionale piemontese, dove i pentastellati guidati da Giorgio Bertola e Francesca Frediani hanno ribadito il loro plauso all’analisi costi-benefici di Toninelli (quando i lavori sono in stato più che avanzato), mentre il leghista Benito Sinatora, dopo aver ricordato che lui stesso è stato nel sindacato, si è schierato con le grandi infrastruttre e con i rappresentanti dei lavoratori presenti. “Impensabile fermare l’opera” per il capogruppo dem Domenico Ravetti che si è descritto “preoccupato per l’atteggiamento di Lega e M5s”. Tra lui e Giorgio Bertola, candidato grillino in pectore alla successione di Sergio Chiamparino, è scoppiato anche un acceso battibecco dopo che l’esponente del Pd ha espresso delle opiniono in una sede nella quale, hanno protestato i Cinquestelle, “si rivolgono delle domande” e per questo si sono addirittura “sentiti presi per i fondelli”. Polemicucce sterili.

La discussione si è allargata anche alle grandi opere in generale, con Piero Tarizzo della Filca Cisl che ha spiegato come in Piemonte ci siano “10 miliardi di lavori infrastrutturali fermi la cui attivazione creerebbe 100mila posti di lavoro. Secondo i nostri studi l’avvio di questi lavori potrebbe attivare altre risorse private e di conseguenza altro lavoro”. Per questo, tornando al Terzo Valico “è incomprensibile il blocco delle risorse per il quinto lotto di oltre 1 miliardo di euro, risorse già disponibili e approvate dal Cipe”. Per Rocco Politi, della Cgil, “ogni valutazione su costi e benefici deve considerare gli effetti sul territorio di un cantiere ampio che è oltre la metà dell’opera e le penali da pagare alle imprese interessate. Solo in Piemonte sono più di 1300 lavoratori”.

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