TRAVAGLI DEMOCRATICI

Lo "spirito" del Congresso alla tavolata dei capataz renziani

Cena alla nota enoteca romana tra i parlamentari della ex maggioranza. Obiettivo: rinviare la conta regionale per farla coincidere con quella nazionale. Solo Laus non ci sta. Scazzo tra Lepri e Marino. E Ravetti presenta il salvacondotto per i veterani

E dire che i precedenti non hanno certo ammantato il posto con l’aura del porte-bonheur. Ma tant’è il gruppo piddino che nella scorsa primavera scelse quel tavolo dell’Enoteca Spiriti in piazza Di Pietra per siglare l’ormai superato patto della bottiglia a sostegno di Luigi Bobba quale segretario regionale è tornato, ancora una volta lì, ieri sera con l’intento e ancor più la speranza di trovare una quadra sul congresso.

Trovare il modo di spostarne più avanti possibile la data in modo da rendere possibile un accorpamento dell’appuntamento regionale con quello nazionale che potrebbe essere già febbraio: questa la linea maggioritaria, seppur non unanime della tavolata numericamente e politicamente allargata rispetto alle precedenti. Alla storica compagnia (Davide Gariglio, Silvia Fregolent, Francesca Bonomo, Mauro Maria Marino, Enrico Borghi e Stefano Lepri, mentre era assente Mino Taricco) si sono infatti aggiunti l’orfiniana Chiara Gribaudo e Mauro Laus ormai nel ruolo di un renziano a Roma (ma fassiniano, o meglio lausiano, a Torino).

I nuovi attovagliati hanno rafforzato la rappresentazione plastica dell’accantonamento definitivo della candidatura di Bobba, peraltro già minata alle fondamenta dalle indicazioni nazionali e non solo della Fregolent per l’area renziana. E questo non ha certo messo di buon umore Lepri, il quale pare non abbia troppo gradito le esuberanze del senatore ex presidente del consiglio regionale e dopo uno scazzo con Marino al seguito di qualche punzecchiatura da parte di quest’ultimo, ha preso cappello lasciando il locale.

La discussione è proseguita senza però trovare una soluzione condivisa: da una parte i renziani, con in testa Gariglio, e quell’area in riavvicinamento che non si nasconde il rischio di un flop del congresso, dall’altra parte Laus deciso a sostenere la candidatura del giovane consigliere regionale Raffaele Gallo correndo dunque il prima possibile verso l’assise regionale.

I tempi sono strettissimi per trovare una quadra che potrebbe passare per l’indizione del congresso il più avanti possibile per poi, una volta fissato quello nazionale, agganciarlo a quest’ultimo con il doppio vantaggio di goderne del traino e avere più chiari gli schieramenti per il futuro numero uno del Nazareno.

Domani in direzione regionale i sostenitori di Gallo sono intenzionati a presentare il documento con già fissata la data del congresso, per questo oggi è giornata di febbrili telefonate e incontri – soprattutto a Roma tra i parlamentari – per cercare di disinnescare la mina e affidare al tempo la soluzione per scacciare gli spettri di un Pd che, anche per via del luogo del rendez-vous di ieri sera, sembra sempre più degli spiriti.

Ma in via Masserano, domani, arriverà un altro documento non meno pesante: in perfetto linguaggio da Comintern, Domenico Ravetti ha scritto un lungo testo il cui scopo appare chiaro fin dalle prime righe: i consiglieri uscenti meritano di essere ricandidati, nessuno escluso. Un documento sul quale non mancano distinguo e defezioni, a partire da quelle già annunciate di Daniele Valle e Luca Cassiani.

Il loro lavoro, scrive il capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris “è un patrimonio essenziale e rappresenta una delle condizioni imprescindibili sulle quali costruire le condizioni per tornare a vincere nel 2019”. Certo, nei tanti paragrafi del documento si prevede la promozione di “gruppi operativi in tutti i territori aperti alla partecipazione di esperienze e comepetenze”, “generare occasioni specifiche di battaglia politica per far esplodere contraddizioni nei campi avversari” e altre strategie proposte da Ravetti, ma il succo della lettera in cui si può intravvedere almeno un placet di Sergio Chiamparino è la concessione di tutte le deroghe per chi, a norma di statuto, non sarebbe più ricandidabile. Nessun ostacolo, insomma, per il presidente del consiglio regionale Nino Boeti, per la sua vice Angela Motta, per l’assessore Gianna Pentenero e per il vicepresidente Aldo Reschigna.

“Sia chiaro – scrive il capogruppo dem – non ci mettiamo a disposizione per tutelare qualche percorso individuale o semplicemente per esaltare il ruolo prezioso e decisivo svolto dal gruppo nella complessiva conduzione del governo della Regione. Ciò che più conta ora è che è indispensabile il riconoscimento politico del lavoro compiuto e delle persone che l’hanno reso possibile”. E che, per questo, vanno ricandidati. Una posizione sulla quale l'unanimità, all'interno del gruppo è ben lontana: "Siamo tutti importanti, ma nessuno è indispensabile" replica Valle in una mail inoltrata a tutti i colleghi, come a dire che se qualcuno, attraverso astrusi documenti, intende salvaguardare rendite di posizione personali o di altri si sbaglia di grosso.

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