GIUSTIZIA

Astaldi, Ambrosini: "Chiarirò tutto"

Il noto professore torinese è accusato di corruzione in atti giudiziari nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Procura di Roma sul concordato del colosso delle costruzioni. Al centro dell'indagine i maxi compensi dei commissari

“Sono certo di poter chiarire ogni aspetto di questa vicenda, che già all’indomani della nostra nomina da parte del Tribunale ha suscitato enormi invidie nell’ambiente professionale e risentimenti presso gli esclusi”. Lo afferma Stefano Ambrosini, commissario giudiziale nel concordato per la società Astaldi, insieme a Francesco Rocchi (che si è invece dimesso il giorno stesso dell’avviso di garanzia), indagato dalla Procura di Roma che ha aperto un’inchiesta, con l’ipotesi di corruzione, sulla procedura di ammissione dell’azienda romana di costruzione al concordato preventivo. “Non entro del merito – spiega Ambrosini – dei rapporti con l’attestatore del concordato, gestiti da altri. Mi limito ad osservare che i compensi dei commissari, per legge, sono stabiliti in via del tutto autonoma dal Tribunale, che non a caso li ha quantificati indicativamente, con il decreto di ammissione alla procedura, in misura pari a un terzo delle cifre che si leggono sui giornali e inferiore di ben sei milioni di euro rispetto alla cifra a suo tempo ritenuta congrua dal pubblico ministero nel suo parere. Quanto alla gestione della procedura, mi sono sempre comportato correttamente, come ho fatto tutte le volte in cui ho assunto incarichi commissariali, perseguendo esclusivamente gli interessi dei creditori e l’obiettivo del regolare, celere ed efficiente svolgimento della procedura e mai interessi privati miei o di altri. Confido – aggiunge Ambrosini – che tutto ciò emergerà con la necessaria chiarezza in tempi brevi e a tal fine mi sono immediatamente recato a rispondere a tutte le numerose domande rivoltemi, rendendo altresì dichiarazioni spontanee. Per chi come me da molti anni collabora con le Istituzioni e i Tribunali senza mai neppure un’ombra la mera pendenza di un’indagine rappresenta di per sé un danno reputazionale incalcolabile”.

Il decreto di perquisizione ipotizza per il professor Ambrosini e il collega Rocchi (il terzo commissario, Vincenzo Ioffredi, ad ora risulta estraneo all'indagine) reati gravi, come la corruzione in atti giudiziari. Non solo: con loro risulta indagato un altro professionista di alto profilo come Corrado Gatti, che – nel concordato Astaldi – ricopre la funzione di soggetto indipendente che deve attestare la bontà del piano di concordato. Nel mirino dei magistrati ci sarebbe anche il compenso dei tre commissari: 25 milioni di euro a cui si aggiunge un fondo spese di altri 21 milioni.

Come rivelato dall’Espresso, grazie ad intercettazioni telefoniche, i magistrati hanno scoperto rapporti strettissimi tra i commissari e Gatti, cioè l'uomo che avrebbe dovuto attestare in maniera indipendente il loro piano finale per il salvataggio della società. Gatti, inoltre, è per funzione colui che propone il compenso dei commissari stessi. Compenso che dovrà essere poi approvato e liquidato definitivamente dai giudici della fallimentare. E proprio di denaro, in alcune conversazioni, discutevano Rocchi e Gatti al cellulare. Il commissario, in particolare, chiedeva all’attestatore di usare (per calcolare il compenso degli amministratori) i valori “medi” tabellari previsti, e non quelli “minimi”. Una differenza non da poco: per un concordato così importante, si tratta di milioni e milioni di euro.

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