I prestiti vanno restituiti

Il rapporto debito pubblico sul Pil pre-crisi era intorno al 135%. Ora con la crisi si farà altro debito e ipotizzando un deficit del 3% sul Pil del 2019 arriviamo a circa il 138%. Il problema è che quest’anno il Pil subirà un crollo e quel valore subirà una brusca impennata. Goldman Sachs in una sua prima stima parla di una caduta del Pil dell’11,6%, stima piuttosto realistica considerato il blocco di due mesi e l’evidenza che settori come il turismo quest’anno contribuiranno pochissimo al reddito nazionale. Ciò significa che quel valore di 138% salirà, perché si tratta del rapporto fra debito e Pil. Per semplicità consideriamo una caduta del 10%, otterremo 138 diviso 90 (fatto 100 il Pil meno il 10%), che ha come risultato 153% arrotondato per difetto. Il debito pubblico diverrà più di una volta e mezza il Pil, sempre che non si sarà costretti a fare più deficit e la caduta del Pil sia intorno al 10%, altrimenti il rapporto può anche essere peggiore. Qualcuno potrebbe tirare fuori l’esempio del Giappone che ha oltre il 200% del rapporto fra debito pubblico e Pil, ma logica vorrebbe che si prendesse come modello un esempio virtuoso e non il contrario. In ogni caso le situazioni non sono paragonabili, perché il Giappone ha un’economia molto più grande, ha avuto un incremento della produttività e soprattutto ha un prelievo fiscale di molti punti inferiore a quello italiano e pertanto un incremento delle tasse non avrebbe lo stesso effetto deleterio che avrebbe in Italia.

L’Italia sconta decenni di politiche di bilancio allegre in cui nei momenti di crescita economica non ci si è premuniti di ridurre il debito pubblico in modo che quando fosse necessario si potesse aumentare per far fronte all’emergenza. La classe politica italiana non si è comportata come il buon padre di famiglia che nei momenti buoni risparmia per i momenti difficili che prima o poi arrivano. Adesso si discute se accedere o meno al fondo salva stati il cosiddetto MES. Purtroppo quando hai un disperato bisogno di soldi non puoi che prenderli da chi te li offre. In ogni caso un prestito che sia il MES a concederlo o il mercato va prima o poi restituito e bisogna valutarne le condizioni. Se il prestito europeo è effettivamente senza condizioni potrebbe essere un’idea valida approfittarne.

Una volta ottenuti le risorse e utilizzate per l’emergenza sanitaria bisognerebbe anche incominciare a pensare a come utilizzarle per far ripartire l’economia e non meno importante, come restituire i denari avuti in prestito. Perché non approfittare di questa emergenza per tagliare la spesa pubblica per esempio?

Il reddito di cittadinanza per il triennio 2020-2022 costa 26 miliardi più 9,7 miliardi per le politiche attive del lavoro, per un totale di 36,7 totali, circa 12 all'anno. Quota 100 ha un costo stimato di 5,2 miliardi annui. In totale il vecchio governo gialloverde ha zavorrato il bilancio statale di ben 17 miliardi all’anno. Si potrebbe incominciare da qui a tagliare. Tra l’altro si potrebbe pensare di chiudere completamente gli uffici di collocamento pubblici con un ulteriore risparmio. Senza licenziare personale, ma con la sola chiusura degli uffici ci sarebbe già una riduzione dei costi.

Un ulteriore fronte dove si potrebbe incidere è quello delle cosiddette pensioni d’oro. Il costo complessivo delle pensioni nel 2018 è stato pari a 204,3 miliardi di euro, di cui 183 miliardi provenienti dai contributi previdenziali, il resto a carico dello stato. Ci sono circa 866676 pensioni con un lordo da 3000€ al mese pari a un netto superiore a 2000€ per un costo complessivo annuo di poco meno di 46 miliardi. Se si decurtassero queste pensioni fra un 5/6% per quelle più basse fino al 10/12% per quelle più alte si potrebbero recuperare altri 4 miliardi. E arriviamo ad un risparmio totale annuo di 21 miliardi.

Un vecchio studio del 2014 di Roberto Perotti e Filippo Teoldi pubblicato su LaVoce.info ipotizzava un risparmio fra gli 800 milioni e un miliardo ritoccando gli stipendi dei dirigenti pubblici quelli con stipendi oltre i centomila lordi. Insomma figure apicali della pubblica amministrazione. Anche questo un intervento di facile attuazione che sommato agli altri interventi porterebbe ad un risparmio di circa 22 miliardi all’anno.

Si aspetta anche che parlamentari e ministri si riducano i loro emolumenti che porterebbe comunque ad alcuni milioni di risparmio annuo.

Naturalmente altri risparmi si possono ottenere con azioni nel medio e nel lungo termine come per esempio la liquidazione di Alitalia, la privatizzazione della Rai, il riordino di detrazioni e aiuti vari alle aziende e la riduzione della burocrazia che oltre a rappresentare un vantaggio per cittadini e imprese comporta una riduzione dei costi della macchina amministrativa statale.

È facile parlare di fare nuovi prestiti, ma prima di tutto bisogna saper come utilizzare le risorse ottenute e avere un’idea di come restituirli  

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