SANITA'

La sanità riparte dal territorio

Come si è visto nell'emergenza Covid è l'anello debole del sistema piemontese. Per ridurre i ricoveri la Regione vara un piano da quasi 35 milioni. Evitabile il 20% delle ospedalizzazioni. Con una popolazione che invecchia è fondamentale rafforzare la medicina di base

La convinzione è di aver incominciato a trovare la quadratura del cerchio per la sanità piemontese. E il cerchio è quello che l’ex ministro della salute Ferruccio Fazio – ingaggiato nell’aprile scorso dal governatore Alberto Cirio – usa per descrivere il percorso tra la medicina del territorio e quella ospedaliera. Ma non sempre, e qui sta la novità del piano presentato questo pomeriggio destinato a diventare legge entro gennaio, il malato deve passare dalle cure del medico di famiglia a quelle di un reparto ospedaliero. Che il sovraffollamento degli ospedali di pazienti colpiti dal Covid abbia confermato ulteriormente le debolezze del sistema territoriale è noto. Che i ricoveri impropri, ovvero di pazienti curabili a casa (e non vale solo per il Covid) siano ancora troppo elevati, è cosa nota: sono “il 20 per cento, ma forse di più” ricorda l’ex ministro. La ragione sta in quella che l’assessore alla Sanità Luigi Icardi definisce “non una carenza, ma una mancanza di un vero sistema di medicina territoriale” e che sulla base del lavoro effettuato dalla task force di Fazio, la Regione intende costruire in tempi strettissimi.

Una necessità dettata non solo dall'emergenza sanitaria in corso ma anche, forse soprattutto, da una popolazione destinata a invecchiare sempre di più e che, se non verrà tenuta sotto controllo e curata nelle proprie abitazioni, quando possibile, andrebbe a premere sugli ospedali, rischiando di farli andare in tilt.

La basi su cui far poggiare la nuova medicina al di fuori degli ospedali, la più debole come ha drammaticamente mostrato la pandemia sono finanziarie (perchè senza soldi le idee restano tali) e operative. Dieci milioni per la medicina di gruppo e di rete, 17,3 per le attrezzature dei medici di medicina generale e dei pediatri e 7 milioni per la telemedicina. Quasi 35 milioni complessivi. Queste le cifre che saranno impegnate. Ma sono altri i numeri frutto dello studio del gruppo di lavoro dell’ex ministro e quelli del piano conseguente. Oltre al 20 per cento di accessi al Pronto Soccorso per problematiche gestibili a domicilio, c’è la percentuale dei medici di famiglia che ancora oggi lavora singolarmente ed è pari al 24%, mentre quelli in associazione semplice sono l’11%, il 33% opera in rete e il 31,5% in medicina di gruppo. Il lavoro di gruppo coinvolge attualmente il 70% dei 2.962 medici di famiglia piemontesi, percentuale che la Regione intende portare al cento per cento. “Senza alcun obbligo – precisa Fazio – essendo convinti che già l’abbattimento dell’attuale tetto del 70% imposto per legge favorirà il lavoro in gruppo e che, pur magari con qualche differenze, tutti i professionisti attueranno questo sistema”. Se ne dice convinto anche l’assessore, ricordando gli incontri e gli accordi con le organizzazioni di rappresentanza dei medici di medicina generale. 

Ecco le slide del programma

Altro aspetto di notevole importanza è l’incremento del personale infermieristico che dovrebbe passare dall’attuale 19 al 40 per cento. “Gestire il paziente a casa fin quando possibile”, sottolinea Fazio accendendo un faro anche su un aspetto sociale che si fa spesso problema quando un paziente anziano viene dimesso dall’ospedale: “Le lungodegenze, devono essere fatte in luoghi il più possibile vicino ai famigliari del ricoverato”. E anche questo sarà uno dei punti della riforma che punta, quando possibile, a ridurre i ricoveri non solo e non tanto per quel costo medio di mille euro al giorno quanto per evitare di ridurre i posti in corsia per chi ne ha veramente bisogno e, al contempo, garantire quelle cure domiciliari che ovviamente creano meno disagi al malato, specie se appunto anziano. E poi “il medico deve poter fare il medico senza dover fare l’impiegato”, rimarca ancora l’ex ministro mettendo l’accento su una situazione da tempo lamentata dai mutualisti. “Lavorare in gruppo, con personale infermieristico e di segreteria evita ai medici di impiegare tempo in incombenze burocratiche, rubandolo alla professione”.

A monitorare costantemente il nuovo sistema, in particolare verificando accessi ai Pronto Soccorso e ricoveri, sarà l’Università Sant’Anna di Pisa con la quale la Regione ha stipulato un accordo. A governare la nuova medicina del territorio toccherà invece al Dipartimento regionale per le cure primarie che verrà presto costituito ed entrerà a far parte dell’Azienda zero, oggetto di una proposta di legge già predisposta da Icardi e che la giunta intende far approvare il più rapidamente possibile. “Questo progetto – ha detto Cirio, riferendosi al piano predisposto dal gruppo di Fazio – non ha un colore politico e ci auguriamo venga condiviso da tutti”.

print_icon