SANITÀ

Ingorgo al Pronto Soccorso, code anche per uscire

Molte ore non solo per essere visitati, ma lunghe attese pure per venire dimessi. E le barelle rimangono occupate. A Savigliano sperimentato il nurse supervisor. Raviolo: "Il sistema dà ottimi risultati", sarà applicato da febbraio

Anche uscire dal Pronto Soccorso può essere un’impresa. I tempi lunghi, non di rado lunghissimi, per essere visitati e, se del caso, ricoverati, non sono l’unica figlia della carenza di personale e di un’organizzazione che ogni giorno di più si mostra inadeguata. Capita spesso di dover attendere ore ed ore anche per essere dimessi, con la conseguenza insieme al disagio del paziente di vedere occupate barelle di cui c’è estremo bisogno. 

La regolazione di flussi in entrata e in uscita, oggi un vero e proprio ingorgo, è una delle questioni che se risolte possono concorrere ad alleviare la pressione sui Pronto Soccorso. La conferma arriva da Savigliano, dove una sperimentazione avviata da alcune settimane ha dato esiti positivi, tanto che dal primo febbraio le innovazioni testate saranno applicate in maniera strutturale e, forse, esportate anche in altri ospedali del Piemonte. Molto se non tutto il sistema ruota attorno a una figura: quella dell’infermiere definito nurse supervisor, o per dirla in italiano il professionista addetto proprio alle gestione dei flussi. “A dicembre non c’era più uno spazio fisico dove collocare un paziente”, ricorda Mario Raviolo, responsabile della Maxiemergenza sanitaria regionale, ma in questo caso nella sua veste di direttore del dipartimento di emergenza-urgenza dell’Asl Cuneo1

Dunque, se c’è un ingorgo nel traffico, mentre si studiano nuovi progetti per la viabilità, nel frattempo forse val la pena di mandare un vigile. L’immagine ovviamente è un po’ forzata, ma serve a rendere l’idea. “Il singolo medico che ha 40, 50 pazienti di cui occuparsi e di continuo deve vederne altri, oggettivamente non può occuparsi anche di coloro che sono in attesa di un esame diagnostico, che devono fare una flebo, ma anche di quelli che aspettano di essere dimessi”, spiega Raviolo. Da qui la creazione di quella figura di infermiere, scelto per una serie di doti professionali e adeguatamente formato, che “deve essere sempre in grado di fornire al medico ogni informazione dettagliata e aggiornata su tutti i pazienti in attesa.

Non solo. Quell’infermiere, manlevato dalle cure e terapie, deve anche gestire i flussi agevolando e intervenendo in maniera tempestiva per indirizzare chi deve fare una radiografia, chi va portato in reparto e via così. Un lavoro che non può essere fatto dagli infermieri impegnati a supporto dei medici o, comunque, nelle sale visite per valutazioni e nelle terapie. Ecco perché – spiega il medico con una lunga esperienza nelle grandi emergenze in Italia e all’estero – serve un professionista dedicato a questo compito”.

Le sei o sette ore di attesa per essere dimessi si abbreviano moltissimo, si riducono fino a un quarto d’ora nella sperimentazione attuata da alcune settimane a Savigliano, “con la piena condivisione e apprezzamento da parte sia del personale medico, sia di quello infermieristico”. Tra un paio di settimane dalla sperimentazione si passerà all’applicazione effettiva. “Certo non è la soluzione totale dei gravi problemi dei Pronto Soccorso, ma i tempi di permanenza dopo il triage – spiega Raviolo – si abbreviano di molto. Anche quelli che oggi si attendono per essere dimessi”.

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