TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il terzo (in)comodo del Pd: Cuperlo dice ma non dice

Il candidato della sinistra ortodossa non stringe accordi ma alle primarie del 26 febbraio vorrebbe esprimere il suo voto. Però così, a norma dello statuto, dovrebbe rinunciare a portare un drappello di fedelissimi nella prossima assemblea nazionale

Gianni Cuperlo non intende apparentarsi con nessuno dei due candidati alla segreteria del Pd. Nessun accordo né con Stefano Bonaccini né con Elly Schlein, ma vorrebbe poter dire per chi voterà alle primarie del 26 febbraio. Vorrebbe, perché non è certo che possa farlo: di mezzo c’è l’articolo 55 dello statuto del partito, quello che assicura il diritto di tribuna a quei candidati che superano la soglia del 5 percento ai congressi nelle sezioni e che poi decidono di non schierarsi ufficialmente per nessuno dei due “finalisti” ai gazebo. Ma cosa dice tale articolo, inserito proprio per regolamentare la fase costituente? “Ai candidati alla carica di Segretario nazionale non ammessi alla votazione, i quali rinuncino a sostenere altre candidature ammesse, è riconosciuto il diritto a nominare, nel rispetto della parità di genere, un numero di persone pari a tre per ogni punto percentuale di voti ottenuti su quelli validamente espressi in occasione della consultazione preventiva tra gli iscritti, purché abbiano ottenuto un numero di voti pari almeno al cinque per cento di quelli validamente espressi”.

A questo punto, rinunciare a “sostenere” vuol dire nei fatti rinunciare anche solo a esprimere il proprio voto? Se Cuperlo (o i suoi più stretti collaboratori) rendessero pubblica la propria preferenza questo si configurerebbe come un sostegno e allora perderebbe quel pugno di rappresentanti in assemblea garantiti dal diritto di tribuna? In punta di diritto i legulei del Pd si stanno confrontando proprio su questo aspetto, sull’interpretazione autentica del termine “sostenere”. Un cortocircuito che descrive bene lo stato di un partito in cui le procedure arrivano prima del risultato, la forma prima della sostanza.

La questione è stata spiegata nei dettagli ieri sera durante una riunione con oltre quattrocento iscritti che hanno sostenuto la mozione classificatasi al terzo posto. Qualcuno, tra i sostenitori illustri di Cuperlo, si è già sganciato e, in barba ai sofismi, ha annunciato pubblicamente il voto. È il caso dell’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che andrà su Stefano Bonaccini. Lidi su cui potrebbe approdare anche l’ultimo capo della Fgci? C’è chi è pronto a scommetterci, lui per ora non si pronuncia. Sosterrà il governatore emiliano, invece, l’ex ministro Paola De Micheli, giunta quarta nella conta tra gli iscritti.

print_icon