Ma il campo largo che cos'è?

Dunque, riepilogando per chiarezza. Il futuro “campo largo” dovrebbe essere la riedizione di un nuovo ed inedito “Fronte popolare”. Dopo quello originale di Palmiro Togliatti a guida Pci nelle elezioni del 18 aprile del 1948 e quello in miniatura gestito dall’ex comunista Achille Occhetto alle elezioni del 1994, adesso siamo di fronte alla terza riproposizione. O meglio, in vista delle prossime elezioni politiche ma che sta già muovendo i primi passi per le ormai vicine elezioni regionali.

Ora, però, se nelle prime due esperienze, seppur avvenuti in contesti storici molto diversi fra di loro, c’era una sostanziale convergenza politica, culturale e soprattutto programmatica tra i vari attori di quel “Fronte”, adesso dal cosiddetto “campo largo” emergono elementi di straordinaria novità se non addirittura di rara comicità. Mi riferisco, nello specifico, al comportamento politico concreto di almeno tre partiti personali che fanno tutti parte del “campo largo” a cominciare dalle prossime elezioni regionali in Umbria, Emilia-Romagna e Liguria. E, per riassumere seppur brevemente cosa dicono quotidianamente i tre capi personali dei rispettivi partiti, c’è da restare basiti quando poi sostengono soavemente che faranno parte tutti e tre del “campo largo”. Dunque, Calenda teorizza tutti i giorni che non farà mai parte del “campo largo” per ragioni esclusivamente politiche e programmatiche. Bene. Dal canto suo, il capo del partito populista Giuseppe Conte – addirittura intervenendo alla Festa nazionale dell’Unità – sostiene con forza che non farà mai parte di una coalizione insieme a Renzi. Benissimo. Dulcis in fundo, il capo di Italia Viva Renzi dice solennemente e ripetutamente che il suo partito personale resta nella coalizione di sinistra solo se il profilo di quell’alleanza non viene dettato da Travaglio e dai 5 stelle perché altrimenti se ne va altrove. Molto bene.

E, alla luce di queste solenni, plateali e ripetute dichiarazioni – che, come tutti sanno, durano di norma lo spazio di un mattino – i tre contraenti faranno comunque parte allegramente e baldanzosamente del cosiddetto “campo largo” e del rinnovato Fronte Popolare. Il tutto perché, almeno così pare, è l’unico modo per sventare l’attacco alla democrazia, la negazione delle libertà democratiche e di espressione, la torsione autoritaria, la deriva illiberale e via con queste baggianate che ascoltiamo ormai quasi tutti i giorni da circa due anni. Cioè, detto in altri termini, per sventare l’ormai noiosissima e ripetuta minaccia fascista che sarebbe tradotta nella cittadella politica italiana dall’attuale governo di centrodestra.

Ora, a fronte di questo spettacolo carico di trasformismo, opportunismo ed ipocrisia, ci sono alcune piccole, ma sostanziali, domande da porre, seriamente però. E cioè, qual è la cultura di governo che accomuna le forze del “campo largo” o del nuovo Fronte popolare? Qual è il programma che sta alla base di queste forze politiche che ogni giorno, seppur falsamente, sostengono che l’uno non andrà mai con l’altro e viceversa? Quale sarebbe la credibilità di un partito personale, e del suo capo indiscusso e indiscutibile, che dice una cosa al mattino e la rinnega alla sera? E, in ultimo, sarebbe questa la miglior garanzia per costruire una vera e propria democrazia dell’alternanza nel nostro paese che si fonda, come ovvio, su alleanze e coalizioni cementate da un programma di governo comune e da una forte e visibile convergenza politica e culturale tra le varie forze politiche?

Ecco perché diventa sempre più curioso e pressante capire che cos’è questo fantomatico “campo largo” se non un gigantesco strumento di potere accomunato da un odio implacabile e giurato nei confronti del suo nemico dichiarato, cioè la coalizione di centro destra? Infine, sarebbe questa la nuova politica che avvicina i cittadini alle istituzioni e che batterà il crescente astensionismo elettorale? Mah…

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