Il lavoro al centro della politica

Nel primo dopoguerra i partiti si giocavano il successo sulla collocazione internazionale. Dopo la caduta del Muro e Tangentopoli, preminente per i partiti fu la questione morale. Negli ultimi anni ci si pose il tema della rottamazione senza accorgersi che per gli italiani la questione era invece molto più concreta: lo stato della economia.

Negli ultimi 18 anni Berlusconi ha governato per anni 8 e mezzo, il Pd per 7 anni, i professori di Monti 1 e mezzo e il Governo gialloverde 1. In questi 18 anni l’Italia è cresciuta solo di 1,8 con un forte aumento della disoccupazione e del debito pubblico. Oggi il nostro Paese è ultimo per tasso di crescita in Europa.

Parlare di Centro, Sinistra o Destra sarebbe prendere in giro la gente. Oggi è sulla questione economica e sul futuro dei figli che i partiti si giocano il loro spazio elettorale. Continuare a parlare di riforme dopo anni di slide e di proclami a vuoto sarebbe un votarsi al suicidio. I partiti non hanno assolutamente compreso che per la metà della popolazione, perlomeno da dieci anni, la vita è notevolmente peggiorata. Come si fa a non capire che se il 40% della popolazione non è in grado di risparmiare la vita diventa molto difficile? Chi da dieci anni vive con redditi ridotti del 30-40% come può ancora votare i partiti di governo? La sensibilità umana è una dote nelle relazioni interpersonali ma anche in politica. Invece sembra prevalere la insensibilità della politica.

Se questo vale per l’Italia vale ancor più per Torino e il Piemonte che da vent’anni crescono meno della media nazionale. Da anni avrebbe dovuto esser chiaro che il problema dei problemi è il lavoro. Eppure se poteste leggere tutti gli atti parlamentari troverete che, se va bene, il lavoro occupa il 10% dello spazio dei discorsi. Senza l’aumento delle esportazioni la nostra economia sarebbe andata sotto e la questione sociale sarebbe esplosa. Ecco perché per il nostro Paese lo sviluppo dell’economia mondiale è decisivo. Essere più competitivi per aumentare la nostra quota del mercato globale per l’Italia è l’obiettivo fondamentale. Da questa consapevolezza nasce la nostra esigenza di autorevolezza nella politica estera e di chiarezza nei nostri rapporti internazionali.

Riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro, investimenti nel settore che ha le maggiori ricadute economiche e cioè le infrastrutture di trasporto (Tav, Terzo Valico) sono le priorità su cui deve focalizzarsi il dibattito per rimettere in moto la crescita! Unico modo serio per creare posti di lavoro veri e per ridurre il peso del debito pubblico.

Ecco perché chi non ha capito la battaglia per la Tav non ha chiaro le cose da fare per il rilancio dell’economia e del lavoro. Ecco perché il Paese ha bisogno di grandi competenze e non di uomini di governo banali e non preparati e soprattutto incapaci a governare le tante questioni del Paese, da quelle sociali a quelle scolastiche e culturali.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro Sì Ambiente

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