Manca l'antidoto politico

Cantare l’Inno di Mameli alla finestra serve a riempire i pomeriggi azzurri e troppo lunghi, così come scambiarsi meme su Whatsapp serve a tenere alto il morale delle truppe, ma il governo nazionale dovrebbe concentrarsi su una grande opera di conversione temporanea della nostra formidabile manifattura in un complesso militare industriale d’emergenza contro il nemico corona per costruire i respiratori, per allestire gli ospedali, per produrre tutte le mascherine e i gel disinfettanti che servono agli operatori sanitari e ai cittadini, inondare di risorse umane e finanziarie la Siare Engineering per moltiplicare la produzione di ventilatori polmonari, come hanno fatto gli americani con le fabbriche di munizioni durante la seconda guerra mondiale.

I governi nazionali e gli organismi europei dovrebbero cambiare paradigma per vincere la sfida al virus e giustificare la loro esistenza: da un lato rassicurare i cittadini che ci penseranno loro alle devastanti conseguenze economiche, non importa se serviranno mille o duemila o tremila miliardi di euro, e dall’altro convocare gli scienziati, i capi delle aziende farmaceutiche e dei principali laboratori di ricerca in un gabinetto di guerra per coordinare, condividere e accelerare la corsa alle terapie e al vaccino, mettendo a disposizione la forza e la credibilità del paese, dell’Europa e delle istituzioni per questa emergenza e per le eventuali prossime che non ci dovranno trovare di nuovo impreparati. Ma l’antidoto politico al virus, purtroppo, non c’è.

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