Garantire la libertà di non abortire

La Regione Piemonte ha annunciato una circolare indirizzata alle Asl che, solo in parte, andrà a correggere le gravi indicazioni fornite dalle linee guida ministeriali sull’aborto praticato con RU486. Queste ultime, ignorando la legge 194 e i rischi maggiori per le donne, avevano consentito di ricorrere all’aborto “farmacologico” sino alla nona settimana di gestazione (anziché fino alla settima), anche senza ricovero e al di fuori delle strutture ospedaliere, addirittura nei consultori o in totale solitudine a casa.

Il Piemonte ristabilisce il divieto di assumere mifepristone nei consultori e rimanda l’eventuale ricovero a una valutazione medica. Non si cancellano però totalmente né il pericolo di un aborto a domicilio né, con l’innalzamento alle 9 settimane, il rischio statisticamente raddoppiato di ricorso successivo a raschiamento. Viene invece prevista, in linea con la stessa legge 194, la presenza all’interno degli ospedali di sportelli informativi gestiti dai nostri Centri di Aiuto alla Vita che potranno così offrire un supporto diretto e alternative concrete all’aborto.

Non possiamo dirci pienamente soddisfatti perché, finché anche una sola donna non sarà libera di NON abortire e non sarà riconosciuto il diritto alla vita a ogni essere umano sin dal concepimento, continuerà a realizzarsi sotto gli occhi di tutti un crimine contro l’umanità. Siamo però certamente molto sollevati dal fatto che l’assessore Marrone abbia accolto alcune delle nostre proposte condivise in un cordiale incontro e che si sia posto così un fondamentale argine al grave indirizzo dato dal Governo. Speriamo che l’aver escluso la pratica diretta dell’aborto nei consultori sia solo il primo passo perché queste strutture non rimangano meri distributori di certificati, ma inizino finalmente a svolgere il servizio di aiuto e rimozione delle cause assegnatogli dalla stessa 194 e che il Piemonte, con queste scelte coraggiose, diventi esempio virtuoso, seguito da molte altre regioni. Ci auguriamo sia solo l’inizio di una fruttuosa collaborazione per il bene delle donne e dei nascituri e chiediamo che la questione non si estingua per sterili risse politiche e ideologiche, perché si commetterebbe l’imperdonabile errore di ignorare coloro che hanno bisogno di attenzione e aiuto: la mamma e il figlio concepito appunto.

*Claudio Larocca, Presidente Federvi.P.A.

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