Antifascismo a senso unico

Egregio Direttore,
giusto che l’Italia di oggi celebri ogni evento resistenziale. Ovvio che di fronte alla perdita di credibilità dei politici, giornalisti, scrittori, intellettuali di ogni genere si improvvisino storiografi e divulgatori e imperversino – anche in maniera intercambiabile – su tutti i mezzi di informazione. Ma non ci sono più antifascisti alla ribalta che non siano ex comunisti o militanti di sinistra? Riscontri alla mano, perché a queste rassegne non partecipano più antifascisti liberali e democristiani? È una domanda che sorge spontanea: si sono rassegnati o sono avvizziti dal “politicamente corretto” di stampo marxista?

Infatti, i comunisti risultano ormai pressoché gli unici artefici senza macchia della lotta al fascismo; basta leggere sui giornali le innumerevoli ossequienti rievocazioni dei loro maggiori esponenti, a cominciare da Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, e dei loro autorevoli fiancheggiatori, da Piero Gobetti a Umberto Eco. È vero che chi più fomentava l’antifascismo, lo organizzava, lo istruiva ideologicamente erano gli attivisti del partito comunista, comunisti al servizio della Russia di Stalin, del comunismo vincitore della guerra che in base alla spartizione delle aree di predominio mondiale per fortuna non conquistò l’Italia al pari di altri Paesi europei. Obiettivamente però non erano gli unici antifascisti, ma adesso che il pericolo è seriamente scampato, gli antifascisti liberali e democristiani sono spariti di scena e gli epigoni del comunismo sono diventati i soli paladini della Costituzione nata dalla Resistenza, i soli difensori della libertà e della democrazia, gli interpreti del più indiscutibile antifascismo, gli alfieri di un nuovo pensiero unico. Provate a dire che il totalitarismo comunista è stato pari a quello nazista e fascista. Non sia mai detto! Rivedete la storia, logicamente secondo i loro dettami.

Grazie per l’ospitalità.

*Paolo Chiarenza, Guido Giordana, Mario Pinca (Cuneo)

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