VERSO IL VOTO

"La Tav va e il candidato verrà"

Il segretario piemontese della Lega Molinari apre la campagna elettorale. La Torino-Lione è un "problema risolto, i bandi sono partiti", quindi niente piazza del 6 aprile. E sullo sfidante di Chiamparino cammina sulle uova (Damilano in pista)

E la Lega va, col vento in poppa. Anzi, il Carroccio tira dritto, come un treno ad alta velocità verso le elezioni europee e regionali del 26 maggio. E proprio sulla Tav Torino-Lione gli uomini di Matteo Salvini ritengono di appuntarsi una medaglia, quella della forza responsabile del governo gialloverde che ha nei fatti sbloccato l’opera. “Andare in piazza per un problema che abbiamo risolto, visto che i bandi sono partiti, non mi sembra insensato. Ritengo che quella del 6 aprile sia una manifestazione strumentale per far fare un comizio a Chiamparino”. Il segretario della Lega in Piemonte nonché capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, spiega perché alla manifestazione indetta dal fronte del Sì – le 33 sigle del mondo produttivo, sindacale e delle professioni assieme alle madamin – il suo partito non aderirà, disertando la piazza. “Gli organizzatori – rimarca Molinari – vogliono far parlare in piazza i candidati alle regionali: sapendo che ce n’è solo uno, mi sembra tutto preparato per il comizio di Chiamparino. Noi abbiamo difeso la Tav con uno scontro duro in seno al Governo. Lìabbiamo spuntata noi, alla fine i bandi sono partiti e il ritardo è stato di due mesi. Visto che governiamo con un partito che ha vinto le elezioni dicendo no alla Tav, direi che abbiamo fatto un buon lavoro”. In fondo, sottolinea Molinari è quanto ha dichiarato ieri al termine del bilaterale il presidente francese Emmanuel Macron: al netto del dispositivo previsto dalle normative sugli appalti i trattati internazionali e la volontà dei partner di procedere mettono il Governo italiano di fronte all’impossibilità di recedere dagli impegni.

Di fronte a militanti, dirigenti e parlamentari leghisti, riuniti alla Cascina Marchesa in quello che a tutti gli effetti può considerarsi l’apertura della campagna elettorale in Piemonte, Molinari ha illustrato quelli che sono, a suo giudizio, i risultati positivi raggiunti nei primi otto mesi dell’esecutivo. Glissando sul reddito di cittadinanza, ha accomunato l’avversario da battere Sergio Chiamparino con la sindaca grillina di Torino Chiara Appendino, accusandoli entrambi per la mancata candidatura del capoluogo piemontese alle Olimpiadi 2026. “Noi abbiamo cercato di porre rimedio – ha spiegato – con la legge che stanzia i fondi per la candidatura all’Atp di tennis”. Poi, via con le cose fatte dal Governo gialloverde e con le malefatte dei predecessori, e con il cavallo di battaglia della lotta all’immigrazione senza controllo: “Salvini in sei mesi è riuscito a tagliare del 95% gli sbarchi, perché questa è la Lega e soprattutto perché è un ministro con gli attributi”.

Infine, con i giornalisti ha affrontato la questione del candidato alla presidenza della Regione. “Quale sarà il candidato del centrodestra in Piemonte lo decideranno Salvini e Berlusconi. Immagino lo faranno dopo il voto in Basilicata, ormai è questione di giorni”. Evitando di sbilanciarsi: “Oggi il candidato proposto da Forza Italia è Cirio, un ottimo candidato che noi condividiamo. Gira anche il nome di Damilano come candidato civico, che sarebbe ottimo e avrebbe tutto il nostro apprezzamento”. Insomma, alla faccia della disinformatija langhetta e cuneese il nome di Paolo Damilano non non è una bufala, ma è sul tavolo, alla pari di quello dell'europarlamentare. Una posizione salomonica, quella di Molinari, in attesa degli sviluppi. “È chiaro – ha aggiunto – che spetta a Salvini e Berlusconi fare la sintesi. L’accordo è che la candidatura non spettasse alla Lega e venisse indicata da altri, noi rispettiamo quanto è stato detto finora”. Finora. Ad oggi è così.

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