Con questa sinistra c'è poco da far Festa

Dopo una prima occhiata veloce ho ripassato lentamente i programmi della festa dell’Unità a Torino e della festa Fiom. Due eventi distinti ma complementari, concomitanti e orientativi di quelli che saranno gli scenari futuri della sinistra a Torino o del cosiddetto campo largo.

Un campo largo della sinistra che minimizza quella larga parte del mondo dei credenti e del cattolicesimo democratico ma anche del centrosinistra cristiano democratico. Ma la Fiom, direte voi, ha invitato il vescovo di Torino a una lectio magistralis sull’enciclica di papa Francesco “Laudato sì”. Appunto, ha invitato la Chiesa nei suoi massimi vertici escludendo tutto quel cattolicesimo di base, di associazionismo che fa parte del sociale preferendo il vescovo su un tema affascinante ma avulso dalla realtà locale. Segno che si preferisce il rapporto gerarchico con il potere piuttosto che con la base militante. D’altra parte, lo dimostra anche il dibattito tra Giorgio Airaudo, segretario generale regionale Cgil con il presidente della Regione Alberto Cirio, di centrodestra, escludendo il sindaco di Torino. Due i messaggi che trasmette l’iniziativa. La prima: nonostante il posizionamento radical chic di sinistra la Cgil strizza sempre l’occhio al potere, anche se di destra e l’asse Airaudo-Cirio ne è la prova, asse che viene usato per contrastare la parte riformista del Pd, rappresentata dal sindaco Stefano Lo Russo. Secondo elemento è la presenza della ex sindaca Chiara Appendino che Airaudo sostenne, nel 2021, al secondo turno proprio contro il vincente Lo Russo.

Cosa ci dice questo? Che ci prepariamo davvero a vedere, nel 2025, un cambio di candidato sindaco nel campo largo? Non chiamiamolo più centro-sinistra anche perché con Conte filo-trumpiano e in rotta con Grillo non sappiamo cosa capiterà nei 5 Stelle e che orientamento avranno. Sicuramente in qualche ex sindaca c’è molta rivalsa personale. D’altra parte, se al dibattito su “rilanciamo Torino” partecipano Appendino e Marco Grimaldi senza nessun esponente del Pd è chiaro il segnale.

Ma un altro bel segnale viene dagli assordanti richiami, un giorno sì e l’altro pure, della Fiom all’unità sindacale: orbene, non c’è un dibattito sul tema, non c’è un dibattito in cui siano presenti esponenti della Cisl e Uil. Per fare il paio con la Fiom alla festa dell’unità i segretari di Cisl e Uil sono esclusi dal confronto sulle politiche industriali mentre presenzia, come nella festa Fiom, solo il segretario della Cgil regionale. Spero sia un errore a cui si rimedierà ma la gaffe resta come resta il pensiero politico di avere escluso due componenti sindacali. Cosa fa fare il campo largo!

Stupisce che nel momento in cui a Torino, Mirafiori è ai minimi storici, l’indotto automotive soffre come non mai e soffrirà ancora di più con l’arrivo del gelo industriale della Germania, dove ogni giorno ci sono crisi industriali, e poi la Festa del Pd o dell’Unità ignori questo tema e soprattutto lo ignori con il sindacato unitariamente, parola spesso abusata di chi la invoca, o meglio provi a discuterne dando spazio solo alla Cgil. Il nuovo corso della Schlein. Da Cislino mi aspetto almeno una riflessione in casa della mia Cisl.

Nulla avviene per caso e sono segnali evidenti di dove va il Pd a targa Schlein che nei giorni scorsi sventolava una tabellina con i costi dell’energia nei vari Paesi europei e ovviamente in Italia era la più alta e in Francia la più bassa. Mi auguro allora che nei pochi dibattiti in cui si parla di Europa gli esponenti del Pd dicano cosa pensano rispetto a una politica del partito verso il nucleare di ultima generazione e se sono informati che l’energia eolica quando non c’è vento non accumula e che in Francia l’energia costa meno perché è generata dalle centrali nucleari. A quando una scelta precisa sul nucleare?

Non c’è un dibattito concreto e preciso sull’aggressione di Hamas a Israele. Non basta dire due Stati, due popoli e poi strizzare l’occhio verso una parte. Come non c’è traccia dell’aggressione Russa all’Ucraina. Fa sorridere come superficialità di analisi la posizione prevalente della segretaria e della maggioranza del partito che si dice contraria all’uso della armi italiane e europee oltre i confini ucraini. Ma in questo è in compagnia del governo di destra. A Torino abbiamo la Scuola di Applicazione in Scienze Strategiche e di Sicurezza che consiglierei per capire cos’è un conflitto generato da un’aggressione armata. Basterebbe però, a chi si proclama antifascista ogni giorno, ricordarsi della Lotta di Liberazione contro il nazifascismo sul piano ideale perché su quello strategico e di scenario la situazione è diversa. Basterebbe anche un ragionevole buon senso per capire che non ci si può dire sostenitori dell’Ucraina e poi avere una posizione pacifista a metà che impedisce agli ucraini di difendersi e quindi, come conseguenza essere sconfitti. Mi sembra una posizione tafazziana. Se è così il Pd di Schlein proponga che in Italia il sistema industriale difensivo-militare aumenti la produzione di missili intercettori terra-aria e aria-aria attraverso sistemi missilistici, droni, aerei intercettori. Sennò siamo a parole vuote e retoriche. Il Pd deve spiegare e ripeto non è necessario andare alla scuola di scienze strategiche, quello servirebbe come cultura generale e per capirne un po’ di più in fatto di conflitti anche difensivi. Dicevo deve spiegare come ci si può difendere senza colpire postazioni militari e infrastrutture strategiche nel territorio russo se l’artiglieria, l’aviazione e le basi missilistiche magari sono a un chilometro nel territorio russo. Dopo di che abbiamo un’Europa in ordine sparso siccome Francia e Germania hanno già dato il loro assenso e inviato sistemi d’arma atti a colpire obiettivi in territorio russo.

Divago dalla festa del Pd e dalla Festa Fiom? Non mi pare perché ogni giorno gli uni e gli altri invocano soluzioni al conflitto, invocano la pace e quindi non vedere nei loro dibattiti questi temi, come vedere minimizzati i confronti sul futuro dell’Europa a partire dalla necessità di uscire dall’impasse dei veti, tanto cari ai nazionalisti, per una nuova governance fa pensare più a feste autoreferenziali che di prospettiva. L’amarezza si amplia quando proprio due italiani come Enrico Letta, già segretario del Pd e presidente del Consiglio e Mario Draghi, ex presidente Bce e ex presidente del Consiglio sostenuto dal Pd hanno, di fatto, scritto il prossimo programma della Commissione Europea.

Due feste che servono a mettere in evidenza il locale senza suggestioni, poco europeiste, molto legate agli indirizzi delle nuove alleanze, che servono ad annusarsi reciprocamente. Con un corteggiamento a un M5s che non si sa dove vuole andare ma non è certamente di sinistra con Conte al timone. Molto local, nemmeno glocal, molto tattico, poco di ampio respiro. Due feste per dare visibilità a sé stessi ignorando il mondo là fuori. È questo il futuro campo largo?

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